Assurdo che nonostante i fini d’espansione adottati in passato dall’URSS per costruire nuovi stati satellite, la Madrepatria russa non sia mai stata chiaramente tacciata da molti studiosi come l’equivalente di un paese coloniale. Chiariamoci, non sono stati gli unici ad istituire stati fantoccio sulla superficie terrestre, ma indipendentemente da ciò sarebbe giusto definirli imperialisti “a modo loro”. L’interesse del Cremlino nell’espansione all’interno del territorio africano dimostra che il gene dell’interesse verso paesi differenti da quelli europei rimane vivo e vegeto: approfondire la questione è importante per comprendere i piani che un Paese BRICS come la Russia voglia portare a termine, forse anche per destabilizzare il resto degli stati occidentali.
Dopo la curiosa dipartita di Prigozhin, il Ministero della difesa russo avrebbe deciso di riorganizzare totalmente il suo esercito per quanto concerne la presenza nei paesi africani: il passaggio del gruppo “Wagner” con il nuovo “Africa Corps”, è avvenuta tramite l’intercessione di Yunus-Bek Evkurov, uomo stimato da Vladimir Putin ed ora incaricato di seguire gli affari della Russia sul posto. Già dagli scorsi mesi questa nuova organizzazione delle truppe stava iniziando a prendere piede, forse i programmi della Russia prevedono la monopolizzazione di alcuni territori strategici come la zona subsahariana del Sahel, che tra l’altro è molto vicina all’Oceano atlantico ad Ovest e ad Est con il Mar rosso. La tesi dell’impiego di militari e mercenari da parte della Russia in Africa è la possibile destabilizzazione di molti paesi e in contemporanea la possibilità di spodestare la Francia ed il suo dominio in molti degli spazi presenti nel Black Continent.
Dopo l’aiuto fornito nel 2023 allo stato malese da parte della Wagner, per riconquista del centro urbano Kidal contro i ribelli Tuareg, anche stati come il Niger ed il Burkina Faso hanno iniziato ad interloquire con la Russia fino a diventarne alleate. Il problema è che l’obiettivo russo risiede prevalentemente nell’acquisizione di risorse e in un commercio che favorisce esclusivamente la federazione eurasiatica. Tutto ciò accadrà fin quando le giunte governative continueranno ad accettare gli armamenti ed altri servizi da parte dei Russi. Da queste ultime informazioni si comprende quanto in realtà quasi nessun popolo sia immune all’avidità, specialmente quando si parla dell’Africa: da tempo questo continente viene impoverito soprattutto a causa di influenze esterne. Il Piano Mattei è stato probabilmente il primo tentativo di raggiungere pacificamente e diplomaticamente degli accordi con i paesi africani, al fine di costruire un ponte tra due civiltà nell’economia e nello sviluppo reciproco.
Nonostante tutto, per la Russia sembra che i problemi si verifichino in ambito militare anche in Africa: basti pensare all’ultima sonora sconfitta subita dalla Wagner nel deserto a causa dei separatisti Tuareg alla fine di luglio. Durante l’incursione dei paramilitari, decine di soldati russi avrebbero perso la vita durante un attacco, mentre altri sarebbero stati catturati ed interrogati su alcune stragi civili. Secondo quanto riportato il delegato del GUR, ossia l’intelligence dell’esercito ucraino, i Tuareg avrebbero ricevuto delle informazioni ausiliarie. In base ad alcune pubblicazioni fotografiche del Kyiv post, in alcune immagini con i Tuareg appaiono uomini dalla pelle chiara con il volto coperto: questo farebbe pensare ad un’intromissione dell’Ucraina, per fermare il dominio russo anche all’interno del Continente africano. Quindi la guerra ora non si verifica soltanto in Europa, ma anche altrove e soprattutto i due contendenti sembrano affrontarsi su diversi livelli. Una specie di sabotaggio continuo che potrebbe verificarsi su larga scala qualora la Russia dovesse decidere di allargarsi a macchia d’olio negli altri continenti.
Il progetto russo è piuttosto furbo ed ambizioso, ma non è detto che la sua realizzazione possa andare come sperato dal Cremlino: la campagna militare in Ucraina non ha sortito l’effeto desiderato, lo dimostra anche l’invasione di Kursk da parte dell’esercito ucraino. In più, l’ultima batosta subita al confine con l’Algeria non ha di certo rinvigorito gli animi. E’ del tutto probabile che ora ci sia grande fermento negli apparati interni del Governo russo, visti gli ultimi insuccessi.