Piano Mattei e Sud globale: ad Atreju le opportunità per l’Italia in campo internazionale

“Mediterranea: strategia per una prosperità condivisa. La via italiana per un nuovo rapporto con il Sud globale”: questo il titolo del panel con cui è iniziato un pomeriggio ricchissimo di spunti e di dibattiti ad Atreju. Il tema, ovviamente, è la rinata concezione italiana verso il Sud del mondo e in particolare verso l’Africa. Un’occasione che non può perdere assolutamente, anche perché l’Africa, dopo il periodo del colonialismo, adesso è invasa dall’ingerenza dei grandi Paesi dell’Est. Su tutti, Russia e Cina.

Il Piano Mattei, in questo contesto, ricopre un ruolo di primo piano perché vuole proporre un approccio del tutto nuovo, non più vessatorio ma cooperativo con i vari Paesi del continente. “Il Piano Mattei ha anche una funzione geopolitica serve a dare un nuovo modello agli occidentali per lavorare in Africa” ha detto Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri. Un approccio diverso, dunque: “Dal punto di vista numerico e quantitativo – ha detto – il mondo occidentale finanzia con oltre il 90% la cooperazione allo sviluppo in Africa e, ciononostante” gli africani “non ci amano come occidentali”. Il che fa capire che, evidentemente, “abbiamo usato nel complesso un sistema paternalista, post-coloniale e dirigista con una sufficienza sbagliata”.

Ma comunque, anche tramite il Piano Mattei, una svolta è possibile. Anche perché, concordano tutti sul palco, la concezione dell’Italia in Africa non è negativa, né tantomeno è ai livelli della Francia, che ha sfruttato per anni i Paesi africani in ottica puramente colonialista. Lo sostiene Federico Rampini in collegamento, lo dice l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, per il quale “l’Italia ha le sue carte da giocare per una ragione semplicissima perché l’Africa, nonostante tutte le seduzioni, guarda all’Europa” pensando che “possa essere più amichevole di quanto possano esserlo i russi”. Giulio Tremonti, ora senatore di Fratelli d’Italia, spiega che “l’Italia non è sentita come coloniale”.

E alla domanda se la destra è razzista o meno, ha risposto il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli: “Il pensiero culturale di destra, il pensiero conservatore è per definizione antirazzista. A dispetto di qualunque tipo di retropensiero, se non ci fosse stata quella costola del Movimento Sociale Italiano e del Fronte della Gioventù, oggi noi non saremmo qui”.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Leggi anche

Articoli correlati