Piano Mattei, i progetti in Nord Africa creano sviluppo e posti di lavoro. Mercoledì Meloni attesa a Tripoli

Qualcuno (ovviamente, i sempre più feroci, tanto feroci quanto vuoti, detrattori del Governo Meloni) ha lamentato in questi mesi che il Piano Mattei non sarebbe altro che una scatola vuota, un progetto solo di facciata, privo di contenuti. Ma in realtà il Piano Mattei è tutt’altro: un piano di rinascita per l’Africa, per un continente vessato da secoli di colonialismo e decenni di neocolonialismo, ancora tutt’oggi in corso da parte specialmente di potenze orientali (ma anche qualche potenza occidentale che non vuole rinunciare ai propri privilegi). E da qui partono tutti i problemi legati al sottosviluppo africano, povertà, fame, disoccupazione, con conseguenti flussi migratori. Un meccanismo, un ciclo vizioso utilizzato anche per indebolire la stessa Europa, verso la quale si dirigono in quantità copiose i migranti.

Gli ultimi sviluppi

Il Piano Mattei risponde a questo: evitare che tale ciclo vizioso si perpetui, creare lavoro e sviluppo, permettere ai cittadini africani di restare nella propria Madrepatria, garantire il diritto a non emigrare. Il lavoro del Governo Meloni è già iniziato in Nord Africa, non solo attraverso i Memorandum d’intesa siglati sulla gestione dei flussi migratori e sulla lotta al traffico di esseri umani. Risale al 7 maggio, per esempio, la visita di Giorgia Meloni a Tripoli, accompagnata dal ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, dal ministro della Salute Orazio Schillaci, e dal ministro dello Sport e per i Giovani Andrea Abodi, che hanno firmato delle dichiarazioni d’intenti con i loro omologhi libici, in ambito sanitario, universitario, di ricerca scientifica e nel settore sportivo. Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, ha sottolineato, durante un convengo presso l’Università Luiss di Roma, che “il Piano Mattei si arricchisce ogni giorno di nuove, concrete iniziative di cooperazione con l’Africa” grazie alla “crescente affidabilità che viene riposta nell’Italia”. Dopo la visita della Meloni in Libia nel maggio scorso, infatti, 5mila ettari sono stati totalmente riservati per la coltivazione di sementi, con la creazione di 1500 nuovi posti di lavoro. E come questa, tante altre iniziative anche nel settore agricolo, per favorire lo sviluppo delle filiere agroalimentari e sfruttare a pieno i territori africani (anche e soprattutto in favore dei cittadini africani), dal momento che l’Africa possiede la grande maggioranza delle terre coltivabili mondiali. In questo modo, secondo Mantovano, le nostre imprese “accedono a nuove opportunità commerciali”, mentre “le attività imprenditoriali producono beni e servizi che contribuiscono ad ancorare i partner africani alla sfera occidentali”. Due piccioni con una fava.

Obiettivo stabilità dei governi africani

L’obiettivo è anche quello di garantire stabilità ai governi nordafricani, continuamente messi in pericolo da dinamiche troppo più ampie. Obiettivo perseguito con costanza, dal momento che quella visita fu preceduta da un altro incontro che vide impegnato in prima persona il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, e dal momento che il Piano Mattei è rientrato tra le possibili soluzioni per la questione africana predisposte dall’ultimo G7 a guida italiana: “Il partenariato del G7 per le infrastrutture e gli investimenti globali, comprese iniziative come il Global Gateway Ue – si legge nelle conclusioni del summit – offre un quadro che utilizzeremo per promuovere la nostra visione di infrastrutture sostenibili, resilienti ed economicamente sostenibili in Africa, sostenute da una selezione trasparente di progetti, appalti, e finanza. In questo senso accogliamo con favore il Piano Mattei”. Ora, quei partenariati andranno a essere corroborati: Giorgia Meloni si recherà a Tripoli la prossima settimana, in compagnia del ministro Piantedosi, e incontreranno mercoledì il primo ministro libico Abdul Hamid Mohammed Dabaiba. Il fulcro dei colloqui sarà sicuramente la questione migratoria, in un Paese fortemente destabilizzato dalle potenze straniere e dalla presenza sul suo territorio della brigata Wagner. Aiutare i Paesi africani, e specialmente nordafricani, a ritrovare stabilità politica, sarebbe un fondamentale passo in avanti per combattere le mafie che gestiscono il traffico di esseri umani nel Mediterraneo.

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