“Operazione opaca sulla quale spero la magistratura indaghi. La dismissione del palazzo ex sede dell’Inps, sito a Roma in piazza Augusto Imperatore, 22mila metri quadrati di architettura razionalista, per soli 150 milioni di euro, merita chiarezza. Piazza Augusto Imperatore è uno dei salotti urbani più importanti d’Europa, con l’Ara Pacis prospiciente al lungotevere, il Mausoleo di Augusto che tra pochi mesi terminerà il suo restauro e la piazza completamente riqualifica grazie a un concorso internazionale per progettazione. È diritto dello Stato mettere a reddito i propri beni, non è suo diritto fare regali ai soliti noti. Questo immobile di pregio inestimabile non è stato ceduto al miglior offerente attraverso una gara pubblica, né è stato locato per numero n di decenni alla proposta più redditizia, viene usufruito da Bulgari, nota società da oltre dieci anni francese, con in pancia una trasformazione urbanistica autorizzata in tempi record e prima che si chiudesse l’operazione. Chi è stato quel veggente che già sapeva che fine avrebbe fatto? Siamo nel centro storico di Roma, chiunque abbia anche soltanto una semplice bottega impiegherebbe anni per spostare un semplice tramezzo. Invece, in soli sei mesi, il palazzo riceve il cambio di destinazione d’uso da uffici ad albergo extralusso, con tutte le autorizzazioni a procedere per demolire gli interni, vincolati; non parliamo di mura inanimate ma di loggiate, colonnati, mosaici”.
È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia intervenendo in aula con un’interpellanza sull’ex Palazzo Inps ora albergo Bulgari a 7 stelle.
Il pasticcio: lo Stato conferisce questo bene a un fondo, il FIP, Fondo Immobiliare Pubblico. Prima anomalia, il Fondo è privato e non pubblico, controllato da una cordata di cui fanno parte la Banca Finnat, Convivio Spa (Luxottica), la Fondazione Cariplo, la Cassa dei Geometri, la Banca Iccrea e la Regia srl, quest’ultima holding del gruppo Benetton, il cui Amministratore Delegato è Ermanno Boffa, marito di Sabrina Benetton e consigliere di Banca Finnat. Il bene viene acquisito da Edizioni Property, per il 20% proprietà di Regia srl, dunque Benetton. Da un lato Benetton con FIP è imprenditore, con Property diventa acquirente. Pazzesco. Il fondo privato che si chiama ‘pubblico’ per depistare, permette a Benetton un’operazione a 150 milioni (la valutazione di mercato era superiore ai 200) dalla quale rientra in appena dieci anni, affittando l’immobile – con cambio di destinazione d’uso già in essere – a Bulgari per 150mila euro l’anno.
“È un inquietante pasticcio – ha precisato Rampelli- su cui il Governo attuale non è coinvolto. Nel 2019 si conclude l’affare, regnava Giuseppe Conte come capo del Governo. Non è lui in prima persona, certo, ma mentre pensava di espungere Benetton dalla società Autostrade per la tragedia del Ponte Morandi di Genova, si lasciava che la nota famiglia fiancheggiatrice del Pd completasse questa ignobile speculazione, con grande beneficio di Regia srl, da loro partecipata”.
Altra anomalia è che il Ministero della Cultura, all’epoca dei fatti MIBACT, rinunciava al diritto di prelazione. Di fronte a questo immenso e ricco patrimonio culturale, architettonico ed economico, nessun sovrintendente percepisce il valore e avvia le procedure per esercitare la prelazione.
Si rinuncia a un’operazione che, da sola, poteva costituire un tassello della legge di bilancio dello Stato, se solo fosse stata fatta dallo Stato anziché da un privato camuffato da pubblico.
“Il Campidoglio – osserva Rampelli- per pura coincidenza era condotto da Virginia Raggi, appartenente allo stesso partito del già citato Presidente Conte e competente sulle autorizzazioni, svincola in poco tempo l’immobile da ogni orpello”.
“Resta anche il dubbio su chi è perché abbia richiesto i nulla osta prima della vendita. C’è più di qualcosa che non torna, spero che qualche solerte magistrato vada a scavare in questa storia visto che le istituzioni si appellano alla libertà dei privati diventati proprietari di fare ciò che vogliono”.
“In mezzo peraltro ci sono i cittadini. In quel palazzo abitavano impiegati e custodi dell’Inps che si sono visti travolgere da questa impetuosa iniziativa del FIP, di Regia srl e di Property. Solo due cittadini resistono ancora: una signora di 92 anni e il noto storico ristorante “Il Vero Alfredo”. Penso sia necessario che il governo ridetermini le procedure di alienzazione che altri hanno congegnato in modo tale che non fossero trasparenti consentendo un guadagno esclusivo dalla dismissione delle sue proprietà senza dover arricchire qualche maldestro privato, ispirandosi alla linearità, alla trasparenza, all’equità”.