Pieve di Cento è un ridente paesino italiano che vanta 7.099 abitanti ed è situato nella città metropolitana di Bologna, in Emilia-Romagna, lungo il corso di pianura del fiume Reno nel punto in cui esso lo divide dalla Provincia di Ferrara. Un tempo da queste parti ci sarebbero state le piene de fiume e le diatribe tra il Don Camillo e il Peppone locali a dividere gli animi e a tener desta un minimo di tensione emotiva, ma oggi non più. Oggi un luogo come Pieve di Cento è più che altro proteso verso la modernità e, nel caso specifico, verso l’accoglienza all’extracomunitario.
I 7.099 pievesi, come si chiamano gli abitanti di Pieve di Cento, compreso il loro sindaco, devono essere dei globalisti ultraconvinti, e devono pensare che annullare le proprie tradizioni quando non abiurare alla propria religione, siano la miglior testimonianza di accoglienza possibile. E così, con i soldi del comune che immaginiamo sia ricchissimo visto come li spende, ecco la trovata dell’anno: oscurare i crocifissi al camposanto onde non urtare la sensibilità di chi professa religioni diversa da quella cristiano-cattolica.
I pievesi si sa, sono moderni, progrediti e aperti, e così allo scopo si rivolgono alla tecnologia più avanzata. Almeno, è quel che si racconta. Per arrivare al sublime scopo, i nostri avrebbero pensato a un impianto motorizzato all’interno di una specifica cappella per poter nascondere i crocefissi simbolo della religione cristiana presenti lì intorno nel caso di cerimonie con rito diverso da quello cattolico.
E ci va già bene che non abbiano pensato di rimuoverli proprio questi crocifissi che tanto danno fastidio a islamici, buddisti, induisti, seguaci della dea Kalì e quant’altro. .. Ma poi, siamo davvero sicuri che gli altri fedeli trovino tanto repellenti i simboli di una religione diversa dalla loro, che pure sono testimonianza di amore e sacrificio? Probabilmente, no. Certo, l’intollerante esaltato si trova sempre, ma i pievesi a questo punto l’hanno battuto sul traguardo, arrivando loro per primi a progettare qualcosa di inaccettabile se non altro per rispetto dei loro stessi morti, quelli che in quel camposanto riposano all’ombra protettiva delle loro croci.