Il Metodo Pnrr può diventare strutturale. Parola di Tommaso Foti, neo ministro per gli Affari Europei e il Pnrr. “Il governo Meloni, in particolare l’ottimo ministro Raffaele Fitto, ha promosso un proficuo dialogo istituzionale fra tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione degli interventi previsti dal Pnrr, linea che intendo perseguire nell’ambito del mio mandato”.
La capacità di spendere le risorse finanziarie è un tema molto complesso che chiama in causa tutti i soggetti coinvolti, dai comuni ai ministeri, passando per le regioni. Per Foti: “Il metodo di gestione del Pnrr promosso dal governo Meloni fin dal suo insediamento è stato quello di restituire centralità alla cabina di regia del Pnrr, che rappresenta il luogo istituzionale in cui tutti questi soggetti si confrontano sullo stato di attuazione delle misure del Pnrr, individuando soluzioni condivise. In linea con questa impostazione sono state istituite anche le cabine di coordinamento presso ciascuna prefettura, per assicurare un presidio territoriale sempre più prossimo alla gestione concreta delle misure. Proprio perché soggetti attuatori di migliaia di interventi, il ruolo dei comuni sarà nei prossimi mesi sempre più determinante e strategico – tenuto anche conto che ci sono ben pochi centri di spesa Pnrr nelle regioni – sia per la conclusione sia per le rendicontazioni degli stessi”.
A sostenerlo è il ministro ministro per gli Affari europei e il Pnrr in un’intervista al Foglio. “Il Pnrr – aggiunge – nasce come uno strumento temporaneo utile ad affrontare gli effetti della crisi pandemica. Solo alla scadenza della sua operatività si potranno analizzare luci e ombre di questo strumento e verificare se, anche con opportune modifiche, possa essere riproposto per affrontare emergenze non occasionali. Per quanto riguarda l’Italia, in questi anni, il governo ha agito per assicurare la massima sinergia tra questo strumento temporaneo e i fondi ordinari dell’Unione europea, quelli destinati alla Politica di coesione, nella convinzione che la complementarietà tra questi strumenti rappresenti, come più volte sottolineato dal presidente Meloni, un nuovo metodo di gestione delle risorse europee. Tale impegno si è anche concretizzato, recentemente, con l’approvazione della riforma delle Politiche di coesione prevista dal Pnrr, un modello virtuoso italiano per tutti i paesi europei. Con questa riforma il governo ha introdotto nella gestione dei Fondi per la coesione un modello orientato ai risultati, tipico del Pnrr, attraverso l’individuazione dei settori prioritari strategici degli interventi e un sistema di cronoprogrammi e di verifiche periodiche. In precedenza, il governo aveva introdotto gli Accordi per la coesione nella gestione dei Fondi nazionali per le politiche di coesione: tali Accordi, già sottoscritti da tutte le regioni e province autonome, assicurano una maggiore efficienza nella gestione dei Fondi nazionali per la coesione, superando i ritardi che nel passato hanno ostacolato l’azione di riduzione dei divari territoriali. In conclusione, caro direttore: lo strumento in sé, il Pnrr, è temporaneo, ma i suoi princìpi, il metodo per obiettivi e tempi certi, possono essere applicati alle Politiche di coesione e, dunque, divenire strutturali”.