Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, diffuso domenica 25 aprile dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, non si discosta dalla versione precedente e le criticità su alcuni settori permangono.
“L’attuale sistema delle infrastrutture del trasporto in Italia sconta carenze e ritardi che hanno effetti significativi sul potenziale di crescita e sulla competitività del Paese. Tale debolezza è acuita dal permanere di forti divari territoriali, che travalicano l’usuale differenza fra Nord e Sud; ma anche tra aree urbane e aree interne e rurali, che rappresentano un forte ostacolo alla convergenza economica e sociale e determinano livelli di qualità dei servizi di trasporto molto difformi sul territorio; limitano di fatto le possibilità di movimento delle persone, lasciando intere comunità isolate; e rappresentano un forte ostacolo alla convergenza economica.” È quanto riporta il documento tra le sue pagine.
Per cui il piano, in tema di infrastrutture ferroviarie, decide che “complessivamente, gli investimenti previsti sono coerenti con la strategia nazionale sulla mobilità del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS), come delineata nel documento di programmazione “Italia Veloce” allegato al DEF 2020”. In sostanza, non è cambiato nulla dal vecchio Piano per il Sud, ad esempio.
È interessante sottolineare come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza liquidi il tema dell’alta velocità al Sud, riportando tra le sue pagine “che tra Salerno e Reggio Calabria al completamento dell’intero progetto, il tempo di percorrenza sarà ridotto di 80 minuti; inoltre, ci sarà un miglioramento delle prestazioni per consentire il transito dei treni merci, in particolare per il porto di Gioia Tauro ulteriori significative risorse sono previste da subito a valere su risorse nazionali”. Al completamento del progetto….Tempi e modalità non è dato saperlo.
Ma non è tutto qui. L’accessibilità da/verso i territori è il tema centrale della pianificazione e programmazione dei sistemi di trasporto. In qualche modo il PNRR affronta queste tematiche ma non rimarca con attenzione l’accessibilità, ad esempio, verso gli aeroporti. Tuttavia, tralasciando i link di primo livello (quelli appunto con il sistema aeroportuale), occorre concentrare l’attenzione verso l’accessibilità alle aree interne (e, ricordo, non solo, in quanto il territorio nazionale, purtroppo, è arricchito da innumerevoli aree cosiddette “a domanda debole”).
Il Piano, dopo le nostre evidenze (di questo ne abbiamo già discusso), prevede poco più di 800 milioni di Euro a copertura delle attuali 72 aree selezionate dalla Snai (1.077 comuni per 2 milioni di abitanti ed un territorio di 51 mila kmq). Niente a che vedere con le reali esigenze e necessità, anche a copertura dei Comuni con meno di 5 mila abitanti. Per cui si ritiene doveroso evidenziare l’assoluta inadeguatezza del budget previsto.
L’accessibilità ai territori è sempre accompagnata da una scarsa funzionalità dei servizi di Trasporto Pubblico Locale. Il settore trova un’azione di investimento per circa 9 mld di Euro, peccato però che l’azione sia pesantemente sbilanciata verso il rinnovo del parco circolante dei mezzi privati e del Trasporto Pubblico Locale (autobus, treni e navi). Niente e nulla è previsto per connettere i territori nei luoghi più disagiati. Come anticipato più volte, occorrono interventi strutturali a sostegno dello sviluppo di infrastrutture “intelligenti” attraverso un alto livello di tecnologia high-tech ed IoT e l’incentivazione dell’utilizzo di applicazioni per integrare le diverse forme di trasporto, che dovranno essere green e sostenibili, a partire dal soddisfacimento degli spostamenti delle persone con disabilità, totalmente abbandonate da questo Piano.
E giusto appunto sul Trasporto Pubblico Locale, rispetto a 8,58 mld di Euro non vi è nulla sulla governance se non nella “Procedure più rapide per la valutazione dei progetti nel settore dei sistemi di trasporto pubblico locale con impianti fissi e nel settore del trasporto rapido di massa” e nel “ricorso più responsabile da parte delle amministrazioni al meccanismo dell’in house providing”, aspetto già previsto dal Regolamento 1370/2007. Per cui, ancora una volta, il settore del TPL risulta totalmente abbandonato.
Infrastrutture stradali, sicurezza stradale e smart roads. Queste ultime sono le infrastrutture stradali per le quali è iniziato un processo di trasformazione digitale orientato a introdurre piattaforme di osservazione e monitoraggio del traffico, modelli di elaborazione dei dati e delle informazioni, servizi avanzati ai gestori delle infrastrutture, alla pubblica amministrazione e agli utenti della strada. L’Europa è avanti anni luce su questa tematiche, noi fatichiamo. L’ultima versione del PNRR, a differenza del precedente Piano che destinava 200 mln di Euro per tutto il territorio nazionale, non prevede alcuna forma di sostegno, investimenti che uno Stato dovrebbe portare avanti per lo sviluppo ed il progresso del territorio.
Concludo con una aspetto interessante che riguarda la sicurezza stradale: il Piano, alla misura M3C1, punto 2 prevede una serie di riforme sulla “sicurezza stradale 4.0”, quindi in quanto tali, con investimenti previsti pari a zero Euro.
Chapeau.
Soprattutto per le infrastrutture interne del sud, di cui alcune zone come il Vibonese sono attraversate da ben due linee, probabilmente tre con la prossima AV, che non ci fermano. Il progetto a http://pizzomarinellafs.inarrivo.net offre soluzioni, ma quelli sono solo buoni a lavorare su quello che già c’è.