In questo poema, rimasto fino ad oggi inedito, Filippo Tommaso Marinetti dedica all’impresa fiumana una composizione che incrocia prosa e poesia nel perfetto stile marinettiano e futurista, tutto d’un fiato, senza punteggiatura, senza particolari regole se non l’energia da sprigionare, con le ripetizioni enfatiche e le autocelebrazioni. La marcia di Ronchi, la ‘Santa Entrata’ a Fiume, i Granatieri, il viaggio rocambolesco per la ‘Città di vita’, il Natale di Sangue e soprattutto l’Italia: “l’unica donna da perennemente amare”. Un’opera di un valore inestimabile non solo perché inedita, non solo perché contiene dei passaggi eccezionali ma anche, e forse soprattutto, perché descrive l’incontro di due dei più grandi italiani, D’Annunzio e Marinetti, su quel palcoscenico incredibile che è stata la Fiume dell’Impresa. Un’impresa che a cento anni esatti, rimane ancora uno dei momenti più incredibili, poetici e alti della storia d’Italia.
Dall’introduzione:
L’orbo veggente.
“Lui è un uomo non più giovane eppure divora la strada come se avesse ancora tanto tempo davanti a sé. Cammina come se l’arrivo sia solo un’altra tappa di un percorso ancora lungo.
Cammina e tutti quelli che incontra si fermano a guardarlo, lo abbracciano, l’applaudono e l’invocano.
Nessuna foto può descrivere quello che il suo sguardo trasmette.
Non è solo la febbre altissima che rende l’unico occhio più profondo ma quello che sconvolge è la vita che ne esce. Quella vita che tutto brucia, tutto divora, tutto rielabora perché solo nella passione, nell’esigenza dell’essere, nella forza creativa è in grado di dare vita al futuro.
Quest’uomo forse non ha davvero tanto tempo davanti a sé ma sente di dover fare ancora molto. E per lui “molto” vuol dire riempire i libri di storia. Quel “molto” riempirà la vita di commentatori, critici e biografi. Quel “molto”, che è solo una piccola parte del suo “tutto”, che mille uomini comuni non riusciranno mai a fare. E nemmeno a immaginare.
È il 12 settembre del 1919. Cento anni fa.
E quello che vedremmo, se questa prefazione non fosse un testo ma un viaggio nel tempo, è la Santa Entrata.
L’epifania di Gabriele D’Annunzio a Fiume.”
E là accorsero tutti: artisti, soldati, sindacalisti, sognatori, pazzi, italiani.
E fra loro l’uomo che aveva cambiato l’arte mondiale con il Manifesto del Futurismo: Filippo Tommaso Marinetti.
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