A soli quattro mesi dalla sua formazione, Unirai ha ottenuto il riconoscimento ufficiale come sindacato rappresentativo dei giornalisti Rai. Ieri è stato firmato un protocollo di relazioni industriali e sindacali tra l’azienda – rappresentata dall’amministratore delegato Roberto Sergio e dal direttore generale Giampaolo Rossi – e Unirai, che funge da dipartimento autonomo della Figec Cisal.
Si tratta di una novità estremamente significativa, poiché rafforza il principio di pluralismo in viale Mazzini, dando voce a molti professionisti dell’informazione che non si riconoscono nel coro del pensiero unico. Ne abbiamo parlato con Francesco Palese, giornalista di Rainews e segretario di Unirai.
Il riconoscimento di Unirai è un passaggio importantissimo
«Cruciale. Ci sarà tanto lavoro ma abbiamo tanto entusiasmo e intendiamo dare un contributo indipendente al rilancio dell’azienda.»
Non tutti sembrano essere di questo avviso
«L’arrivo di un nuovo interlocutore riconosciuto è una buona notizia per il sindacato. Avere più voci può solo migliorare la situazione per tutti.»
Una prima iniziativa?
«Abbiamo sollecitato l’azienda a iniziare subito le trattative per il rinnovo del contratto integrativo, scaduto da anni.»
Mentre parliamo, X e le agenzie di stampa sono intasate dalla polemica sulla presunta “censura” di Scurati il 25 aprile
«Questo è l’emblema di quello che succede alla Rai da mesi: c’è chi continua a montare il caso anche dopo le precisazioni dell’azienda, che attraverso una nota del direttore dell’Approfondimento Paolo Corsini ha precisato che si tratta di una questione di natura economica e contrattuale, su cui sono in corso accertamenti. Eppure, si ostinano a parlare di censura.»
Qual è la ragione principale di polemiche sterili come questa?
«Credo che alla base ci sia il nervosismo di una nicchia che cerca di mantenere il potere, anche perché sicuramente parlare di “TeleMeloni” non porta voti.»
Da giornalista, come giudica dichiarazioni che, come in questo caso, non tengono conto di atti ufficiali? Soprattutto considerando che parliamo di un’azienda pubblica, quindi di tutti
«Molto spesso chi interviene sulla Rai dimostra di non stare minimamente sul pezzo, parlano per sentito dire, senza approfondire. Cosa che ritengo ancor più grave della malafede.»
Caro Alessandro, ha fatto sicuramente bene la RAI a precisare che si tratta di una questione contrattuale, ma vorrei essere più franco nel trattare questa penosa storia.
Sarebbe l’ora di farla finita di dare spazio a personaggi faziosi e intellettualmente falsi allo scopo solo di gettare fango sul Governo e sul suo Premier, che personalmente ritengo il migliore dell’Italia repubblicana dopo De Gasperi, pur con tutte le difficoltà del caso.
La sinistra crede di poter stare a galla ancora sulla questione del fascismo.
Una volta per tutte:
Schiena dritta e testa alta, forza Giorgia.
Con affetto
Alessandro