Rientrato in anticipo dagli Stati Uniti, il premier Benjamin Netanyahu convoca il gabinetto di sicurezza e ottiene il via libera a decidere dove, come e quando rispondere all’attacco che Hezbollah ha inflitto nell’Alto Golan con alcuni razzi, uno dei quali è caduto su un campo di calcio provocando la morte di 12 bambini. Si arrestano le trattative di pace tra Israele e Hamas, mentre si fa strada l’ipotesi dell’apertura di un nuovo fronte in Libano. Le truppe sul campo in massima allerta in tutti gli schieramenti. Si teme un triste remake della guerra del 2006. E nel frattempo, arrivano le reazioni da parte della comunità internazionale.
Le reazioni della Comunità Internazionale
Ad auspicare un abbassamento della tensione, tra i tanti leader, il segretario di Stato americano Antony Blinken che ha ribadito il diritto alla difesa dei propri cittadini da parte di Israele e condannato l’attacco di Hezbollah e le azioni terroristiche, auspicando che «il conflitto non si inasprisca».
Il presidente turco Erdogan intanto minaccia di invadere Israele. «Dobbiamo essere forti affinché non possa fare questo ai palestinesi» ha affermato.
«Come siamo entrati nel Karabakh e in Libia, potremmo fare lo stesso con loro. Niente è impossibile». Replica il ministro degli Esteri israeliano Katz: «Erdogan segue le orme di Saddam. Lasciategli solo ricordare cosa è successo lì e come è finita». Il Cairo ha sottolineato l’importanza di «sostenere il Libano, il suo popolo e le sue istituzioni». Tentativi di mediazione sono in corso anche in Europa. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sta seguendo in stretto coordinamento con il ministro della Difesa, Guido Crosetto, l’evoluzione della crisi in Libano e sono state avviate consultazioni con i ministri degli Esteri di Israele, Israel Katz, e del governo libanese, Abdullah Bou Habib. Il governo iraniano avverte che una nuova spedizione militare di Israele di Libano avrebbe delle conseguenze impreviste.
Attenzione per i 1200 militari italiani nella regione
La Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil) è la forza militare dell’ONU, creata nel marzo del 1978. L’Italia è attiva nella missione di Unifil dal 1° novembre 2006 con 1256 militari, 374 mezzi terresti e 6 mezzi aerei. Unifil è in stato di allerta e, d’intesa con lo Stato Maggiore e con il Comando operativo del vertice interforze, è stata portata da 5 giorni a 48 ore la tempistica dell’evacuazione se dovesse rendersi necessaria. Ci sono scambi di informazioni con altri contingenti, a partire da quello francese e con le forze armate libanesi.
L’Italia ha la seconda maggior presenza, in termini di truppe. Sui possibili rischi per il folto contingente italiano in caso di un nuovo conflitto nell’area, è intervenuto il Ministro Crosetto: «Da sabato sto seguendo e monitorando la situazione nel Sud del Libano, in continuo contatto con il Capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, il comandante operativo interforze, generale Francesco Paolo Figliuolo e il direttore dell’Aise, generale Giovanni Caravelli. Esprimo profonda preoccupazione per le recenti e sempre più gravi tensioni in Libano, tra Israele ed Hezbollah. Tensioni salite pericolosamente di intensità dopo il barbaro attentato a Majdal Shams, che ha colpito, ucciso e ferito ragazzi inermi su un campetto di calcio». Aggiunge Crosetto: «La preoccupazione per un ulteriore peggioramento della situazione al confine tra Libano ed Israele, con la possibilità di un nuovo fronte di guerra in una regione martoriata da decenni, si sovrappone a quella per la sicurezza del personale italiano ed internazionale impegnato nella missione Onu di Unifil. Il contingente italiano continuerà ad operare con dedizione, per evitare che ciò accada, secondo i principi del diritto internazionale. Da mesi sto chiedendo ai vertici delle Nazioni Unite di ragionare sui risultati raggiunti dalla missione e sulla necessità di cambiare le regole di ingaggio e ridefinire una strategia. Oggi il tempo è scaduto e siamo di fronte ad una nuova urgenza che non consente di perdere tempo. La comunità internazionale tutta deve applicare la risoluzione 1/011 del Consiglio di Sicurezza» che indica una fascia tra la Linea Blu e il fiume Litani, «senza armi se non quelle di Unifil e delle Forze armate libanesi. In questi anni così non è stato. Ora non si può più far finta di nulla».