Sul premierato, Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia e il centrodestra non sembrano voler fare sconti a nessuno. La riforma si farà, e più sarà vicina al modello del premierato, meglio sarà per la Nazione. Starà poi all’opposizione affrancarsi dalle sue auto-imposte catene ideologiche e collaborare con la maggioranza di governo, che si è sempre detta aperta a qualsiasi forma di dialogo in merito.
Chiusure ideologiche e bagarre in Aula
È emerso questo dal convegno organizzato ieri alla Camera dei Deputati dal titolo “La Costituzione di tutti. Dialogo sul premierato”, che ha visto la partecipazione di personaggi del mondo civile e delle Istituzioni. Intellettuali, imprenditori, attori, giornalisti e politici: tutti riuniti per discutere del futuro della nostra Nazione, della nostra Costituzione, alla ricerca di un dialogo che si pone come essenziale per una possibile modifica costituzionale. Perché se è vero che la Costituzione appartiene a tutti, anche una sua riforma dovrà trovare la condivisione, e magari il contributo, di tutte le forze in campo, rispettando però la volontà della maggioranza dei cittadini. Questo dovrebbero fare le opposizioni, che invece continuano a fare polemiche strumentali e puramente ideologiche, come accaduto ieri in Aula, al Senato, dove, dopo il lungo esame della Commissione, è iniziata la discussione proprio sul premierato. L’intera giornata è stata infatti dedicata a un dibattito molto intenso e a tratti inferocito, con toni molto forti usati contro la maggioranza: “Vergognose – hanno denunciato diversi parlamentari di Fratelli d’Italia – le esternazioni di alcuni senatori del Pd e del M5S nell’aula del Senato durante la discussione generale sul premierato. Irrispettoso e indegno rivolgersi agli avversari politici definendoli ‘supini’ e ‘sciocchi’, oltremodo se provengono da chi dovrebbe rappresentare il popolo italiano nella camera alta del Parlamento. Offendere e denigrare l’avversario, evidentemente, è la concezione di cultura del rispetto di una sinistra che pretende di avere la verità in tasca. Tale atteggiamento dimostra, inoltre, che Pd e M5s non hanno validi argomenti per giustificare il voto contrario a una riforma importante per la nostra Nazione e il popolo italiano quale è il premierato”.
Una riforma per tutti
Sull’importanza di evitare posizioni strumentali e ideologiche si è soffermata anche il presidente del Consiglio Meloni durante il convegno alla Camera: “Penso che sia un errore approcciare questi temi con una impostazione ideologica, che però è l’orientamento prevalente che vedo finora in questo dibattito”, ha detto, sottolineando che la riforma non servirà soltanto alla destra, ma a tutta la Nazione, e anche a chiunque vincerà le elezioni in futuro: “Io mi sono interrogata molte volte su come i miei avversari politici utilizzerebbero questa riforma se fossero al governo, ma questo non mi spaventa e non mi preoccupa. Sono convinta della bontà della riforma. La sto facendo per chiunque arrivi domani”. Il premierato, infatti, potrà consentire all’esecutivo di turno di godere di una maggiore stabilità, al fine di favorire non questa o quella parte politica, ma l’intera Nazione, che potrebbe avere soltanto effetti benefici da un governo stabile che può portare liberamente avanti il suo indirizzo politico. Fra gli obiettivi della riforma, non a caso, prima importanza assume quello che “chi viene scelto dal popolo per governare possa farlo con un orizzonte di legislatura, possa avere il tempo per portare avanti il programma con cui si è presentato ai cittadini: tempo e stabilità sono condizione determinante per costruire qualsiasi strategia e quindi per restituire credibilità alle nostre istituzioni di fronte ai cittadini e a questa nazione con i nostri interlocutori internazionali”.
L’ultima parola agli italiani
Giorgia Meloni ha poi sottolineato di essere lontana dalla volontà di fare una riforma spot, al solo fine di rafforzare i consensi: “Questo è un governo solido, stabile, io non ho bisogno di fare questa riforma, per me è un rischio”. Lo scopo finale è dunque il bene della Nazione: per questo motivo, va evitato qualsiasi tipo di personalizzazione. “Questa riforma non riguarda la sottoscritta e nemmeno il presidente Mattarella che viene continuamente tirato in ballo. Riguarda un futuro ipotetico e riguarda tutti”. Sarà dunque fondamentale lavorare per il dialogo e per un ampio consenso in Parlamento: “Spero che questa riforma, anche col dialogo possa arrivare alla maggioranza dei due terzi, se non accadrà la parola andrà agli italiani. E saranno gli italiani a dirci se questo sistema sia migliore di quello che abbiamo avuto negli anni”. Il verdetto finale spetterà dunque al popolo: “Quando arriverà il referendum, l’ultima parola ce l’avranno gli italiani. Perché la Costituzione non è mia, la Costituzione è di tutti, e – ha concluso – prima di tutti è del popolo italiano