“Presentare informazioni veritiere che mostrino la realtà ucraina è fondamentale per dissipare i dubbi e mantenere l’attenzione su ciò che sta accadendo”: Intervista con Andrey Buzarov

Il problema degli aiuti statunitensi, come di altri Paesi occidentali, non è colpa dell'Ucraina, ma è una conseguenza della politicizzazione di questo sostegno. Il problema di fondo è che una questione che dovrebbe essere considerata dal punto di vista della politica estera è diventata una questione di politica interna


Pubblichiamo l’intervista a cura di Álvaro Peñas, tradotta in italiano, pubblicato su The European Conservative

Andrey Buzarov è un esperto di relazioni internazionali, consigliere politico e consulente. Ha conseguito un dottorato di ricerca e un master (politica estera, Ucraina). È ricercatore post-dottorato presso l’Istituto Kuras di Studi Politici ed Etnici dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Ucraina e ricercatore presso il Dipartimento di Pubblica Amministrazione e Scienze Politiche dell’Università di Klaipeda (Lituania).

Lei lavora molto sia in Ucraina che all’estero, qual è l’obiettivo del suo lavoro?

Fin dall’inizio dell’invasione su larga scala sono stato coinvolto in attività umanitarie per ottenere aiuti per l’Ucraina all’estero, perché prima della guerra avevo stabilito un gran numero di contatti politici, commerciali e giornalistici. Così ho messo a disposizione questi contatti per aiutare il nostro esercito e la popolazione. Fondamentalmente tutte le questioni relative alla logistica, allo stoccaggio e al trasporto di tutti gli aiuti umanitari a Kyiv, Kherson e in altri luoghi con l’aiuto di diverse organizzazioni.

D’altra parte, come ricercatore professionista ho cercato di svolgere un lavoro informativo per spiegare ai nostri partner europei cosa sta accadendo in Ucraina e, allo stesso tempo, per spiegare nel mio Paese cosa sta accadendo fuori. Entrambe le attività sono collegate perché per far arrivare gli aiuti è necessario capire la situazione reale.

Lei è stato di recente alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, dove è stato manifestato il sostegno all’Ucraina. È davvero così e non ha l’impressione che a volte si parli più che agire?

Sì, ci sono stato anche l’anno precedente, quindi posso fare un confronto. La mia conclusione è che l’anno scorso ci sono state molte più dichiarazioni di sostegno all’Ucraina, ma, come sottolinea il diplomatico tedesco Wolfgang Ischinger, che è stato presidente della conferenza fino al 2022, erano per lo più basate sulla convinzione che la nostra controffensiva avrebbe distrutto l’esercito russo e che la guerra non sarebbe stata lunga. Quest’anno non ci sono state tante dichiarazioni, ma ora l’aiuto reale, l’aiuto pratico, è molto più concreto. Intendo dire che non si tratta solo di parole, come accadeva un anno fa, ma di accordi di cooperazione militare, come quelli firmati con Regno Unito, Germania, Francia e Italia. Da parte loro, gli Stati Uniti si sono impegnati a firmare accordi alla vigilia del vertice NATO di luglio, e ci sono anche accordi con l’Unione Europea. C’è più unità nel sostegno all’Ucraina, anche se forse non quanto vorremmo, ad esempio con l’adesione alla NATO o una maggiore integrazione militare con gli alleati in materia di sicurezza e difesa.

Ma visto quello che è successo nelle ultime settimane con gli aiuti statunitensi, non pensa che questi impegni possano rivelarsi inutili?

Il problema degli aiuti statunitensi, come di altri Paesi occidentali, non è colpa dell’Ucraina, ma è una conseguenza della politicizzazione di questo sostegno. Il problema di fondo è che una questione che dovrebbe essere considerata dal punto di vista della politica estera è diventata una questione di politica interna. Durante la conferenza di Monaco ho chiesto al senatore Chris Murphy di parlarne, e la sua risposta è stata che le divisioni politiche tra Democratici e Repubblicani stanno crescendo e fanno sì che una questione come l’Ucraina non sia vista come una questione di interesse nazionale, ma come un’azione politica di Joe Biden, il che fa sì che molti Repubblicani si oppongano frontalmente. Purtroppo, questo ci rende ostaggio delle circostanze, ma abbiamo anche visto che altri Paesi si stanno facendo avanti.

Pensa che l’Europa abbia finalmente capito cosa sta succedendo in Ucraina?

Credo che l’Europa non si renda pienamente conto di ciò che sta accadendo, della gravità della situazione e di ciò che noi ucraini stiamo subendo a causa di questa invasione. Questo è dovuto in gran parte al fatto che le narrazioni filorusse vengono diffuse in tutta Europa, disinformando e confondendo. Alcune possono non essere così dirette come prima dell’invasione su larga scala o come durante l’aggressione del 2014, ma esistono in tutti i Paesi dell’UE grazie al denaro, ai beni e all’influenza russi. Abbiamo visto queste narrazioni insinuarsi nei dibattiti politici in diversi Paesi e da diversi spettri ideologici, e anche se non sono riuscite a cambiare la posizione comune europea nei confronti della Russia, rappresentano una seria sfida. Per questo motivo ritengo che una delle priorità future della politica estera ucraina e della cooperazione con l’Europa sia quella di contrastare le campagne di disinformazione russa nell’Unione europea.

Come combattete questa disinformazione?

In Ucraina combattiamo la disinformazione russa dal 2014. Abbiamo visto in prima persona ciò che fanno e i loro crimini, e siamo ben consapevoli di come usino la propaganda per nascondere questi fatti. Ma in Europa, nel 2014, non si sono resi conto della gravità dell’aggressione russa e hanno dato eco a molte notizie nate dalla propaganda. Per quanto riguarda la situazione attuale, è necessaria una stretta collaborazione tra giornalisti, politologi, specialisti e opinionisti dell’UE e dell’Ucraina per trovare un modo per identificare le narrazioni russe che sono filtrate nell’UE. Ora i russi non utilizzano i classici metodi di propaganda, non fanno più propaganda diretta e sono molto più sottili nell’influenzare la coscienza degli europei, utilizzando fonti di intelligence aperte e social network per manipolare l’opinione pubblica. Purtroppo, credo che molti politici e persone influenti nell’UE siano stati influenzati dalla propaganda russa, e noi da soli non possiamo combattere tutte queste bugie. Abbiamo bisogno del sostegno dei giornalisti e delle istituzioni europee e di trovare un metodo per identificare le diverse narrazioni della propaganda russa.

Gli Stati baltici e la Polonia sono stati i più attivi nell’aiutare l’Ucraina. La situazione sarebbe diversa se il resto dell’Europa avesse agito nello stesso modo?

Sì, i Paesi baltici e la Polonia hanno mostrato un sostegno incondizionato, ma dovremmo citare anche il Regno Unito, i Paesi scandinavi, la Romania, la Repubblica Ceca e anche la Spagna, che sta addestrando i nostri soldati e questo è un contributo molto importante perché non tutti i nostri sostenitori lo fanno per il nostro esercito. Se tutti i Paesi europei avessero agito in questo modo, è ovvio che la situazione sarebbe diversa e molto più favorevole per tutti, ma è comprensibile che non sia stato così perché in ogni Paese dell’Unione Europea sono in gioco politiche e interessi diversi. Ecco perché è fondamentale presentare informazioni veritiere che mostrino la realtà di ciò che l’Ucraina sta vivendo e perché il lavoro giornalistico è così importante per dissipare i dubbi e mantenere l’attenzione su ciò che sta accadendo. Ad esempio, quando è scoppiata la crisi in Medio Oriente con l’attacco di Hamas a Israele, i media si sono dimenticati dell’Ucraina e questo ha chiaramente favorito la Russia. Non possiamo permettere che questo accada di nuovo.

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