Un uomo di 80 anni è morto a causa del coronavirus in Francia, diventando la prima vittima dell’infezione in Europa. Il ministro della sanità francese Agnes Buzyn, ha confermato oggi la morte dell’anziano turista cinese che era arrivato in Francia dalla provincia di Hubei, il 16 gennaio scorso. La vittima, che era stata messa in quarantena nell’ospedale Bichat di Parigi il 25 gennaio, lascia una figlia che sta anche lei combattendo l’infezione ma con buone possibilità di guarire completamente. L’uomo, hanno detto le autorità, è morto per un’infezione polmonare scatenata dal virus che ha causato un rapido deterioramento delle sue condizioni. La signora Buzyn ha dichiarato di essere stata informata della morte venerdì sera, e di essere stata in contatto diretto con la famiglia della vittima.
La Francia ha registrato 11 casi di virus, su un totale globale di 67.090. La stragrande maggioranza di coloro che soffrono di virus sono in Cina. Finora sono state registrate solo tre morti al di fuori della Cina continentale – nelle Filippine, a Hong Kong e in Giappone. L’epidemia altamente contagiosa che si è creata a Wuhan alla fine dello scorso anno ha ucciso oltre 1700 persone, anche se una stima precisa è impossibile visti i sintomi fin troppo comuni del corona virus e l’immendo territorio rurale cinese. Dall’altra parte della Manica, gli esperti britannici hanno cercato di rassicurare il pubblico sul fatto che il tasso di mortalità rimane basso. Il dott. Andrew Freedman, autorità nel settore delle malattie infettive presso la Facoltà di medicina dell’Università di Cardiff, ha dichiarato: “Questa prima notizia di morte in Europa per COVID-19 in un uomo di 80 anni non è una sorpresa. Sebbene il tasso di mortalità sia basso – probabilmente inferiore al 2% – sappiamo che il rischio di malattie gravi e morte è maggiore negli anziani e in quelli con patologie come il diabete e le malattie respiratorie croniche. È ancora vero che la stragrande maggioranza delle infezioni è relativamente lieve con il pieno recupero.”
Intanto, la preoccupazione per questa pandemia non abbandona il mondo, anzi. Se da una parte si moltiplicano gli appelli a non creare falsi allarmismi, dall’altra non si può non considerare quello che vediamo accadere giornalmente. La prima morte al di fuori dell’Asia è avvenuta, e il Public Health England ha immediatamente dato la notizia a 200 delegati che si trovavano a una conferenza a Westminster, dopo che a un partecipante è stato prima diagnosticato il virus, e successivamente comunicato l’errore con grande sollievo di tutti.
Lo scienziato britannico a capo della lotta contro il coronavirus ha ammesso ieri sera che le previsioni di 400.000 morti nel Regno Unito non sono assurde. Gli Stati Uniti si prepararono a evacuare i 428 americani intrappolati a bordo della nave da crociera Diamond Princess in Giappone, dove ora sono stati trattenuti anche i 45 italiani presenti a bordo, tra cui il capitano. le pressioni per i 78 britannici a bordo, per i quali il governo della Gran Bretagna ancora non ha deciso come comportarsi. La brutta notizia vera arriva dall’Africa, dove si è registrato il primo caso di contagio in Egitto. L’Africa è un continente assolutamente indifeso rispetto a una pandemia, e se il virus dovesse disgraziatamente prendere piede, il risultato potrebbe rivelarsi apocalittico
In tutto ciò, gli inglesi hanno individuato una sorta di “untore” – diciamolo subito assolutamente senza dolo -. L’uomo, che appunto non sapeva di essere infetto, di ritorno da una conferenza d’affari a Singapore, si è recato in una stazione sciistica. Steve Walsh, così si chiama, dall’oriente era volato a Les Contamines-Montjoie, vicino al Mont Blanc, per una breve vacanza sulla neve, prima di tornare a Brighton, dove aveva sviluppato i sintomi del coronavirus. In tutto si stima che durante i suoi spostamenti, l’uomo abbia contagiato ben 11 cittadini britannici. Cinque dei casi collegati al sig. Walsh sono ricoverati in Inghilterra, mentre cinque sono in Francia e uno a Maiorca, in Spagna.