Il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato una rappresaglia qualora Washington decidesse di schierare missili a lungo raggio in Germania, dichiarando che Mosca risponderebbe posizionando missili di simile potenza a distanza d’attacco dall’Occidente.
All’inizio di questo mese, Joe Biden aveva annunciato che gli Stati Uniti dispiegheranno armi in Germania a partire dal 2026, insieme a missili da crociera Tomahawk e armi ipersoniche in fase di sviluppo. I missili “hanno una portata significativamente maggiore rispetto agli attuali lanci da terra in Europa”, secondo la Casa Bianca. La decisione intendebbe dimostrare l’impegno degli Stati Uniti verso la NATO e i suoi alleati europei.
In un discorso pronunciato domenica, per commemorare il Giorno della Marina russa, Putin ha accusato gli Stati Uniti di aumentare le tensioni e ha aggiunto: “prenderemo misure speculari, tenendo conto delle azioni degli Stati Uniti, dei loro satelliti in Europa e nelle altre regioni del mondo”. Quest’anno alla parata hanno partecipato navi di Cina, India e Algeria, tutti considerati paesi amici della Russia.
“Se gli Stati Uniti implementeranno tali piani, ci considereremo liberati dalla moratoria unilaterale precedentemente assunta sullo schieramento di armi a medio e corto raggio (…) Lo sviluppo di diversi di questi sistemi è nella fase finale”, ha minacciato il capo del Cremlino.
Il Trattato sulle Forze Nucleari a Medio Raggio, firmato nel 1987, proibiva i missili terrestri con una portata di oltre 500 chilometri. Gli Stati Uniti si erano ritirati dal trattato nel 2019, citando lo sviluppo da parte di Mosca del missile da crociera terrestre 9M729, noto nei circoli della NATO come SSC-8.
“Ora che ci siamo ritirati, il Dipartimento della Difesa continuerà con lo sviluppo di questi missili convenzionali lanciati da terra, come risposta prudente alle azioni della Russia e come parte del più ampio portafoglio di opzioni di attacco convenzionale della forza congiunta”, ha spiegato l’ex segretario alla Difesa, Mark Esper, annunciando il ritiro nel 2019.
D’altra parte, la Russia, quest’anno, ha sostituito il suo capo della Marina, nel tentativo di recuperare l’iniziativa nel Mar Nero dopo i ripetuti attacchi ucraini contro le sue navi, che sono diminuiti nell’ultimo tempo. In questa fase della guerra, la sicurezza della flotta del Mar Nero rimane una delle principali preoccupazioni del comando militare russo.