Quale impatto avranno gli F-16 americani nella guerra tra Ucraina e Russia?

I nuovi aerei di fabbricazione americana sono stati consegnati all’Ucraina per sostenere l’impegno bellico. Il Cremlino ha reagito mediaticamente dopo aver appreso la notizia, ma quale utilità avranno questi armamenti per il conflitto in corso tra le due parti?

Appena 2 giorni fa, sono arrivati in territorio ucraino gli F-16 che la NATO aveva promesso al Governo di Kiev per fronteggiare gli attacchi di Mosca. Una tecnologia militare che potrebbe influire sulla difesa dell’Ucraina e sul conseguente contrattacco nei confronti dell’esercito russo, il quale può vantare un gran numero di truppe e finanziamenti provenienti anche dai paesi BRICS. È ovvio che non basterà un solo contingente di aerei da guerra per aiutare pienamente le milizie ucraine a continuare nella difesa della patria. Per questo, gli Stati Uniti dovranno considerare di costituire un nuovo pacchetto di aiuti nei prossimi mesi per adempiere alle promesse fatte fino a questo momento. 

Già da ieri, non sono mancati gli svilimenti da parte del Cremlino, in particolare dal Portavoce del Presidente Putin, Dimitri Peskov. L’addetto ai lavori russo ha infatti stabilito che gli F-16 verranno abbattuti e non avranno un apporto significativo nel conflitto in corso. Questo pensiero risulta come un mero tentativo di scardinare le speranze e svilire gli impegni dell’America per incentivare il coraggio tra le file russe, ma soltanto il tempo ed il corretto uso di questi dispositivi aerei potrà dare un responso regolare sulla loro utilità.

Normale che Peskov cerchi in ogni modo di scoraggiare gli avversari, specialmente perché la guerra si sta dilungando oltre le previsioni del Governo di Mosca. Obiettivamente Vladimir Putin non si aspettava che la tenacia dell’esercito ucraino potesse durare così tanto nel tempo.

Il fatto che le forze occidentali stiano continuando a sovvenzionare l’Ucraina è un campanello d’allarme per il Cremlino, il quale sta investendo fondi e vite umane per espandersi in Est Europa. D’altronde ad oggi è difficile credere alle scuse della “Denazificazione” – così come all’inizio dell’invasione -, tant’è vero che questo espediente non viene menzionato quasi più dalla stessa Federazione russa.

Ora gli Ucraini sono costretti a difendersi contro un nemico che non trova pace, disposto a cercare alleanze ovunque pur di raggiungere il proprio obiettivo. L’attuale conflitto in Europa si gioca anche sulla ricerca militare e sui finanziamenti in tal senso: se da un lato l’Ucraina può vantare un appoggio dilazionato da parte degli stati europei e nordamericani per quanto riguarda gli armamenti, è pur vero che – come accaduto in passato con Washington – le consegne degli aiuti in generale non sono sempre puntuali. Dall’altro lato anche la Russia ha le sue difficoltà, poiché l’Iran non avrà risorse infinite ancora per molto e soprattutto potrebbe ritrovarsi in una crisi interna e continentale non indifferente tra non molto tempo.

Aldilà delle critiche e delle tempistiche, bisogna comunque ammettere che il coinvolgimento finanziario dell’Alleanza atlantica nel conflitto russo-ucraino è stata continuativa e strategicamente organizzata fino a questo momento.

Dunque le critiche di Peskov sugli F-16 dimostrano, ancora una volta, che il nuovo “warfare” si gioca anche sulla scacchiera mediatica, sulle piccole e grandi dichiarazioni ed anche sul versante diplomatico: sí, perché nonostante l’isolazionismo obbligato ad ovest, la Russia sta continuando a cercare dei partner ad est per sostenere i ritmi del proprio sforzo bellico.

In conclusione, se il Cremlino ha deciso di rispondere dialetticamente alla nuova consegna degli aerei da guerra americani, anche soltanto per il fine di rassicurare i propri sostenitori, vuol dire che evidentemente una preoccupazione di fondo esiste ed è un cruccio prettamente “umano”.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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