Quarticciolo, i giudici rifiutano il trattenimento dell’aggressore di poliziotti

Si ebbe condanna unanime (a destra ovviamente, perché a sinistra se ne sono infischiati) per i fatti accaduto alcuni giorni fa al Quarticciolo, quartiere difficile di Roma, situato nella zona est della Capitale, dove due poliziotti, durante un controllo antidroga che fruttò la scoperta di stupefacenti stipati sotto il sellino di uno scooter, sono stati aggrediti da una ventina di persone, soprattutto immigrati, alcuni dei quali irregolari. Una violenza tanto forte che gli agenti dovettero richiedere i rinforzi. La situazione è molto complessa in quel quartiere: il Quarticciolo è stato non a caso inserito nella lista di zone difficili dove il governo è intenzionato a esportare e applicare il modello Caivano. Seguirono le proteste da parte dell’universo di associazioni e comitati di quartiere, organizzazioni no-border, anti-ddl Sicurezza e pro-occupazioni irati per il commissariamento. La realtà dei fatti, con l’ultimo episodio di violenza, ha dimostrato che forse lo Stato deve ritornare presente anche in quel quartiere.

La vicenda dei poliziotti aggrediti, che probabilmente ha avuto meno rilevanza mediatica di quanta ne avrebbe meritato, ha comunque scosso l’opinione pubblica. E ci si è subito chiesti: i venti aggressioni che fine faranno? A due di loro sono contestati reati di droga, per alcuni sono già state avviate le procedure per il rimpatrio. E poi c’è la vicenda di Mohamed Othmen, raccontata questa mattina dalla Verità: di origini tunisine, per l’uomo la Questura di Roma aveva chiesto il suo trattenimento all’interno di un centro permanente per il rimpatrio nel frattempo che la sua vicenda penale proseguirà. Una misura insomma cautelare, non condivisa però dalla Corte d’Appello di Roma: ieri, infatti, i giudici hanno deciso di non accogliere la richiesta del questore malgrado l’uomo fosse già stato indagato per false generalità e per un furto aggravato, in Francia, risalente al 2022. Tutto normale, comunque: il tunisino potrà aspettare i (possibili) provvedimenti in libertà perché, accogliendo le tesi della sua difesa, non ci sarebbe pericolo di fuga. A quanto pare, è dotato di un domicilio e ha fatto richiesta di domanda internazionale: quanto basta per evitare il Cpr, a quanto pare. E sono surreali le parole utilizzate dai magistrati all’interno dell’ordinanza: “I fatti avvenuti il 16 gennaio 2025 inducono senza dubbio a riflettere sull’effettività del percorso di integrazione avviata dal richiedente”. E così la magistratura italiana si dimostra ancora una volta lenta in fatto di immigrazione, volendo evitare a tutti i costi provvedimenti richiesti dalle forze dell’ordine. Richieste che hanno, ovviamente, una certa fondatezza, sempre che qualcuno non voglia mettere in dubbio le disposizioni sulla sicurezza da parte delle forze dell’ordine.

Tutto ciò avviene mentre c’è chi protesta contro il commissariamento del quartiere, sottostimando un problema che è molto più ampio e anche mentre quelle stesse associazioni che proteggono gli occupanti abusivi degli immobili, ad esempio, dell’ex questura, ricevono contributi dal Comune di Roma per rassegne e feste di quartiere. Finora, ha fatto sapere l’assessore all’Urbanistica di Roma davanti alle commissioni riunite Ambiente e Bilancio della Camera, il Campidoglio ha investito 20 milioni in vari ambiti, ma servirebbero 30 milioni di euro.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.