Lunedì 24 gennaio, giorno in cui iniziano le elezioni per la nomina del Presidente della Repubblica, segna anche la realizzazione di un convegno denominato “I fantasmi del fascismo. La metamorfosi degli intellettuali italiani nel dopoguerra”. Nulla di eclatante sino a qui, se non per chi abbia un arguto occhio critico circa la possibile e discutibile onestà intellettuale che tale convegno online possa intraprendere. Ma tant’è, non è dato nella maniera più assoluta sbilanciarsi in giudizi prima di assistere ad un evento, ammesso che qualcuno ne abbia davvero la voglia se consideriamo che eventi di tal guisa ne possiamo segnalare a chiosa ormai da molti anni, dettati più dall’ideologia che dal senso critico che la storia impone e che “La ricerca del Vero è l’avventura per cui il tempo è reso Storia”, per citare Marc Bloch. Quello che balza agli occhi di chi legge il manifesto del convegno organizzato dalle più svariate sigle del mondo appartenente alla cultura della sinistra come le Sardine, CGIL e ANPI tanto per citarne alcune, è il relatore ed ospite del convegno: Levis Sullam Simon.
Un nome venuto alle ribalte dei titoli nazionali non molti mesi fa per aver postato un selfie con scritto “Nelle librerie Feltrinelli può capitare”, che raffigurava l’immagine di copertina ribaltata a testa in giù di Giorgia Meloni, quasi a voler tratteggiare una triste rassomiglianza e correlazione tra la “macelleria messicana” di Piazzale Loreto (per dirla alla Ferruccio Parri) e l’attuale leader di Fratelli d’Italia. Nonostante il gesto del Sullam fosse stato condannato dai media, dalle istituzioni e persino dal Presidente della Repubblica uscente Sergio Mattarella, il protagonista minimizzò sempre l’accaduto non chiedendo mai esplicitamente scusa, ma anzi, si è definito vittima di strumentalizzazioni politiche. Senza soffermarci sull’irrazionale e scevro da ogni storicità il collegamento tra il duce e Giorgia Meloni del docente in forza a Cà Foscari di Venezia, riuscendo difficile anche per un novello storico trovarvi un connotato “evenemenziale” come direbbe E. Hobsbawm, è interessante notare da un punto di vista antropologico come gli uomini attribuibili al mondo dell’establishment della sinistra, possano continuare indisturbati la loro attività di intellettuali e docenti stimati nell’era dell’Italia assoggettata sempre più all’ideologia del politicamente corretto sinistroide. L’Università presso la quale è in servizio si era riservata di prendere provvedimenti, ma ad oggi pare che non sia avvenuta nessuna conseguenza, tant’è che il Sullam continua ad essere protagonista presso i più svariati ed “originali” convegni “culturali”.
Siamo di fronte all’ennesima prova che in Italia, se si è anacronisticamente antifascisti, sia da un punto di vista “intellettuale” che militante, non si hanno particolari strascichi anche se si è protagonisti di eclatanti quanto deplorevoli gesti, al contrario, si può continuare a fare carriera: perché lo sappiamo benissimo che in Italia la tessera “antifascista” in tutte le sue svariate sfaccettature, porta inesorabilmente ad una carriera già tracciata e spianata se pensiamo ai vari docenti, scrittori e giornalisti che sotto una precisa egida “culturale”.
Costoro hanno fatto e faranno sempre i loro interessi con la retorica del nemico brutto e cattivo da infangare a priori, trovando le porte spalancate di un sistema che si può facilmente definire clientelare, ormai consolidato da decenni attraverso le varie componenti sociali e istituzionale dello Stato (Gramsci insegna). A tal riguardo, difatti, come è apparso nei mesi scorsi si è scoperto che il Sullam sarebbe stato chiamato dall’allora Ministro all’Istruzione Azzolina come esperto e componente della commissione incaricata di rivedere la didattica della storia nelle scuole. Il che è tutto un programma, poi non stupiamoci se gli studenti si laureano sempre meno in Storia e questa materia la trovano ostica, mastodontica e tediosa.
Ma qui, forse, conviene fare autocritica per quanto riguarda il cosiddetto centro destra: questo schieramento, infatti, paga il fatto di non aver investito nel corso degli anni una politica culturale nel mettere nei posti chiave i vari intellettuali che potessero fare da contraltare allo strapotere intellettualoide della sinistra. Solo negli ultimi anni, grazie alle crescenti percentuali di Fratelli d’Italia e a Giorgia Meloni, che ha saputo dare vita ad un progetto politico che riprendesse i valori morali e culturali della destra identitaria, catalizzandoli in un unico progetto sotto il vessillo della Fiamma, si sta riuscendo a colmare un vuoto che dopo Tangentopoli e la svolta di Fiuggi, i partiti che avrebbero dovuto contrapporre una valida alternativa al mondo della sinistra, non hanno fatto sia per mancanza di convinzione e preparazione, sia perché non lo hanno voluto.
Il più svariato mondo della (vera) destra, oggigiorno, può contare un sacco di persone e associazioni validissime sotto il profilo militante, istituzionale e culturale: dando voce e visibilità ad essi, senza essere vittima di complessi legati a logiche di potere o di sudditanza psicologica verso la sinistra, l’intero centro destra può ambire ad ergersi a vera contrapposizione di un determinato mondo.
Speriamo lo capisca tutto l’intero schieramento, perché sino ad oggi lo ha capito solo Giorgia Meloni, che non a caso è la più attaccata dai Sullam di turno.
Ho 79 anni, la mia speranza è quella di non vedere eletto un altro Presidente della Repubblica rosso comunista. Cara Giorgia insisti su un tuo candidato, in alternativa piegati a votare altro solo per dovere di coalizione, ma a patto che non ci siano “ombre rosse” su chi voterai.