La sinistra non riesce a fare i conti con la realtà. Si tratta di un fenomeno che con ogni probabilità affonda le radici nella necessità di legare a doppio filo la propria ragion d’essere all’annientamento dell’avversario politico più che allo sviluppo del bene comune, trasformando in nemico da abbattere chiunque osi posizionarsi al di fuori del loro perimetro.
Se l’esempio dell’antiberlusconismo è al limite del lapalissiano e quello dell’odierno antifascismo immaginario sfiora il grottesco, possiamo comodamente soffermarci tra i caldi cachemire e le armocromie pastello che caratterizzano l’habitat della sinistra radical chic rievocando la virulenza dell’antirenzismo, che si scatenò come sistema di autodifesa da quel losco personaggio – al secolo Matteo Renzi – reo di aver portato il PD al massimo storico nonché del tentativo di riformare la Costituzione. Macchie oggettivamente incancellabili, dal loro punto di vista.
Come non ricordare, poi, l’acerrimo nemico Bettino Craxi, leader del Partito Socialista e presidente del Consiglio che ebbe l’ardire di dichiararsi fieramente anticomunista (non sia mai) e di incardinare la visione di un “Socialismo Tricolore” su concetti quali Patria, sovranità e presidenzialismo come elementi unificanti per un tessuto sociale, il nostro, già allora sfibrato dal divisionismo di chi si ostinava a voler mantenere quel clima nocivo che lustri dopo Walter Veltroni non esitò a definire «da guerra civile permanente.»
O con loro o contro di loro, insomma, perché loro, come direbbe Totò, hanno ragione a prescindere. Almeno così credono, autocondannandosi a una sorta di allucinazione collettiva che li costringe a leggere ogni fatto o mutamento della società attraverso le lenti distorte del furore ideologico, caricando sulle spalle di ogni tema – compresi quelli oggettivamente scevri da caratterizzazioni politiche – il fardello del loro radicalismo e della cecità che ne consegue.
Una forma mentis che nel corso dei decenni, con la complicità di diversi fattori, tra cui una certa accondiscedenza (eufemismo) del mainstream, ha partorito una serie di isterismi sfociati nella censura e nella cancellazione di intere pagine della nostra storia.
Pensiamo a quanto accaduto per decenni con la tragedia dell’eccidio delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata a cui si somma l’amarissima beffa dell’onorificenza conferita al sanguinario Maresciallo Tito, con la strategia improntata alla mistificazione della realtà a difesa dell’indifendibile nei tragici anni ’70 (il rogo di Primavalle definito «regolamento di conti tra fascisti», giusto per citare un esempio) oppure, più recentemente, con le tonnellate di livore vomitate addosso a intellettuali come Gianpaolo Pansa e Oriana Fallaci nel momento in cui si sono permessi di uscire dai binari di politicamente corretto e pensiero unico.
Così accade oggi, con temi che dovrebbero essere lasciati alla libertà di coscienza dei singoli utilizzati, invece, come clave per polarizzare la società e minare le fondamenta della nostra Identità attraverso la distruzione dei valori fondanti della Civiltà Occidentale. Il tutto nel tentativo di omologarci, rendendoci un amalgama di luoghi comuni politicamente correttissimi trasformandoci, quindi, da individui a utenti globalizzati e manipolabili da loro nella vita reale così come lo siamo dagli algoritmi sul Web.
Poi, però, c’è la realtà. Che molto spesso non è come vorremmo e ci costringe ad affrontare tragedie immani come quella che sta colpendo l’Emilia Romagna, che non si risolvono con i like e con i vuoti dettami dell’ideologia woke, ma con i fatti, che molto spesso sono il prodotto dei nostri atteggiamenti.
Così, da una parte abbiamo Giorgia Meloni che lascia in anticipo il G7 di Hiroshima per recarsi personalmente sul posto, senza sensazionalismi né polemiche nei confronti dell’avversario politico e dall’altra c’è la neo-leader del PD Elly Schlein, che preferisce stare su Zoom a polemizzare con il Governo senza realizzare che un leader vero dovrebbe avere la lucidità per anteporre – sempre – gli interessi della Nazione a quelli della propria bottega politica.
Forse, a ben pensarci, da quelle parti non se ne rendono conto perché sono ancora fermi a Botteghe Oscure. Siamo nel 2023: fatevi un favore, accendete la luce
Analisi precisa e che dovrebbe fare riflettere a sinistra…cosa che non avverrà e che andrà sempre più a favore del Governo!