Questi fantasmi: Ruffini & il ritorno di “Mister Mortadella”

Quasi tre decenni dopo la vittoria elettorale del 1996 e un lungo periodo alla guida dell’IRI, Romano Prodi – immarcescibile figura della politica italiana, che da oltre mezzo secolo timbra il suo “cartellino” – torna in scena. Questa volta, però, non come protagonista diretto, ma come scopritore di talenti. Il professore bolognese si prepara a disvelare le carte future della sinistra, lanciando un nome che, almeno secondo lui, potrebbe rappresentare la nuova sfida politica. Ma procediamo con ordine, ponendoci quattro domande. Chi è il nemico pubblico n.1 di Romano Prodi? La risposta è semplice: il fronte moderato e liberale.
Come in un eterno déjà-vu, Prodi vede nel centrodestra la sua storica nemesi. Ieri era Silvio Berlusconi il rivale da battere, oggi è Giorgia Meloni, la giovane Presidente del Consiglio. Nulla di nuovo, dunque, sul “fronte occidentale”.
Chi può contrapporsi a Giorgia Meloni? E qui arriva la sorpresa. Prodi ha un nome in mente, una figura che ritiene ideale per questa missione: Ernesto Maria Ruffini. Sì, avete letto bene. Non è uno scherzo, anche se potrebbe sembrare tale. Ruffini, l’ex Direttore dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia, è il prescelto del Professore per guidare la sinistra verso la sfida elettorale.
Perché Ruffini? Con un tempismo impeccabile, Ruffini si è dimesso dalla guida dell’Agenzia delle Entrate poco prima che il governo Meloni potesse revocargli l’incarico, evitando così lo spoil system a cui tutti i dirigenti di nomina politica dovrebbero essere sottoposti. Una “fuga” strategica, secondo molti, che ora lo colloca nel ruolo di candidato ideale per la sinistra.
Non a caso, Prodi sembra vederlo come la sua “reincarnazione politica”, in un momento in cui altre figure di peso, come l’ex Ministro della Cultura Dario Franceschini, si sono defilate. Quale sarà la narrativa della sinistra? La scelta di Ruffini segna un cambio di paradigma. Non sarà la segretaria del PD Elly Schlein, né un esponente del Movimento 5 Stelle, e neppure un rappresentante della sinistra più radicale, a guidare il fronte progressista.
Prodi punta su Ruffini, figlio di un ex notabile democristiano, forse per riaffermare quella tradizione centrista che lui stesso ha incarnato per decenni.
Cosa rappresenta davvero Ruffini? La figura di Ruffini è tutt’altro che popolare. La sua gestione dell’Agenzia delle Entrate è stata spesso criticata per aver concentrato gli sforzi di recupero fiscale sui piccoli e medi contribuenti, lasciando nell’ombra i grandi evasori. Un curriculum che, agli occhi dei cittadini, lo identifica più come un “cacciatore di teste” del fisco che come un leader politico capace di unire e ispirare. Eppure, questa sembra essere la carta che Prodi intende giocare. Forse per necessità, forse per mancanza di alternative, il Professore ha deciso di puntare tutto su un uomo il cui nome evoca un misto di timore e incredulità.
La sfida è lanciata. Resta da vedere se questo nuovo “uomo del popolo” saprà davvero raccogliere il consenso di un elettorato sempre più frammentato e disilluso.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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