Non solo demotivati e chiamati a fronteggiare fenomeni di violenza crescente in corsia, ma anche i più vecchi in Europa. Nell’Ue è infatti l’Italia il Paese con la quota record più alta di medici di 65 anni o più, pari al 26,7%.
Il dato emerge da una analisi di Eurostat sul personale medico europeo nel 2022 e, per l’Italia, rappresenta un segnale preoccupante in un quadro complessivo in cui il Servizio sanitario nazionale risulta già fortemente gravato da varie criticità. Al problema delle lunghe liste di attesa e della ‘fuga’ di medici e infermieri spesso verso il privato per vedersi garantiti stipendi migliori, si aggiunge dunque anche l’allarme per l’imminente ‘gobba pensionistica’ che, hanno più volte avvertito i sindacati di categoria, minaccia di mettere ulteriormente in ginocchio il sistema acuendo la carenza di medici, già critica specie per alcune specializzazioni.
La conseguenza del primato di ‘medici più attempati’ in Europa porterà infatti, da qui al 2030, come stimato dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), all’uscita dal Servizio sanitario nazionale per andare in pensione di 78.252 dei 227.921 medici attualmente operativi, con un apice della gobba pensionistica che è stato già raggiunto nel 2024 per i medici di Medicina Generale e verrà raggiunto nel 2025 per gli ospedalieri e gli specialisti ambulatoriali. L’età dei professionisti è un problema anche per altri due Paesi, che seguono l’Italia nella classifica Eurostat: dopo gli italiani, i medici più vecchi sono quelli dell’Ungheria (22,4%) e dell’Estonia (22,3%).
La Germania ha invece la quota più alta di medici di età compresa tra 55 e 64 anni, pari al 36,1%, seguita da Bulgaria (33,9%) e Lettonia (27,4%). Al contrario, Malta ha la percentuale più alta di medici giovani, pari al 46,1%, seguita da Romania (34,6%) e Paesi Bassi (29,7%). A livello europeo la quota di medici in età di età pari o superiore ai 55 anni è pari al 40%, segnala poi Eurostat.
L’agenzia statistica Ue stima poi che nel 2022 ci fossero 1,83 milioni di medici in attività e, tra questi, oltre 481.000 erano medici generalisti. A livello europeo i Paesi Bassi sono il Paese con il più alto rapporto di medici di base, con 183,4 ogni 100.000 persone, seguiti da Irlanda (174,1), Austria (146,1) e Cipro (137,7). Il rapporto in Italia è di 80,07 medici di base ogni 100mila abitanti.
“Il dato secondo cui abbiamo i medici più anziani d’Europa è frutto di un errore di programmazione rispetto alle esigenze del Ssn. Già diversi anni fa avvertimmo, con la campagna ‘Centenari’, che nel giro di dieci anni saremmo rimasti senza medici per mancanza di ricambio generazionale. Non abbiamo imparato dagli errori del passato”, commenta il presidente Fnomceo Filippo Anelli. Ciò che ora occorre, avverte, è una “corretta programmazione sulla base delle reali esigenze del Ssn. Una programmazione che ha come elementi fondamentali il numero di posti letto, il tipo di specializzazione” ma anche “il numero di specialisti per posto letto, che variano a seconda della disciplina”.
A questo proposito, Anelli ricorda come sul territorio si sia registrato ad esempio un aumento del rapporto ottimale tra medici di famiglia e numero di pazienti, che fino a poco tempo fa era di un medico generale ogni 1000 abitanti mentre oggi è fissato a 1/1200. Critico anche il maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed.
Il record italiano di medici anziani, spiega il segretario Pierino Di Silverio, “è conseguenza della politica del blocco assunzionale e formativo durato 10 anni che ha distrutto un’intera generazione di medici”. Oggi, sottolinea, “paghiamo da un lato il prezzo di quanto sottratto negli anni dal 2005 al 2015, dall’altro la scarsa appetibilità attuale del mondo del lavoro, che allontana anche i più giovani dalla professione”. Il rischio serio, conclude il leader sindacale, “è non avere a disposizione a breve una classe dirigente pronta a sopperire alla gobba pensionistica che vedrà il suo apice nel 2026. Servono specialisti, servono oggi e serve rendere appetibile e sicura la professione”.