Il Sussidiario.net, giornale on line della Fondazione Sussidarietà presieduta Giorgio Vittadini, promotore del Meeting per l’amicizia dei popoli che si svolge annualmente a Rimini, intervista il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia. In un colloquio a tutto campo, il vicepresidente risposte alle domande sulle prospettive post voto europeo, sul governo Lega-Stelle e sul regionalismo differenziato.
A questo proposito Rampelli, che ha presentato una proposta di legge per normare l’articolo 116 della Costituzione, alla domanda sul perché alla contrarietà al processo di devoluzione dei poteri, essendo stato il decentramento del centrodestra”, osserva:
“Qui non si tratta di decentramento, ma di secessione bianca. Il problema nasce dalla riforma del Titolo Quinto, approvata alla fine della XIII legislatura che, come hanno sempre evidenziato le relazioni della Corte costituzionale e dei tribunali amministrativi, Tar e Consiglio di Stato, ha enormemente aumentato i conflitti tra Stato centrale e Regioni. La riforma fu scritta male, e ora si rischia di fare peggio. L’articolo 116 della Costituzione di fatto sta costituendo – in mano ai leghisti – il grimaldello per sfasciare lo Stato sin dalle fondamenta, perché si consente alle Regioni di avviare procedure senza che il Parlamento sia minimamente coinvolto. In sostanza, ogni Regione può chiedere le competenze che vuole, come fossimo al supermercato. Oggi Lombardia e Veneto hanno chiesto 21 materie da rivendicare subito, l’Emilia Romagna molte di meno con la possibilità di scaglionarne l’applicazione”.
“Qui – ha aggiunto – siamo al self service del regionalismo. In tutto questo, il Parlamento si troverebbe impossibilitato a emendare le intese tra Regioni richiedenti e Governo. Ci troveremmo con 20 Regioni ognuna con le proprie diverse competenze, 5 Regioni a statuto speciale, una delle quali ha anche due province autonome (Trento e Bolzano), 14 città metropolitane, tra cui Roma Capitale priva ancora di un’autonomia giuridica ed economica degna delle capitali europee, e un’area, quella del Mezzogiorno, che mostra dati socio-economici allarmanti. Ricordo a me stesso prima che a tutti i cantori delle magnifiche sorti e progressive del federalismo che il valore irrinunciabile dell’unità d’Italia è accompagnato a un altro valore irrinunciabile: quello dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.
“Questa uguaglianza può essere garantita –ha precisato il vicepresidente- solo se il Parlamento sarà in grado di esaminare ed emendare il regionalismo differenziato. Questo spiega il perché della mia proposta di legge sul 116. Nessuno può scavalcare il Parlamento, al quale soprattutto nessuno può conculcare le sue funzioni primarie: emendare e approvare/bocciare. Nessun via libera, dunque, a processi extra legem ed extra-parlamentari. In tutto questo, noi vorremmo più autonomia dei Comuni, che sono il vero primo approccio dei cittadini con l’amministrazione pubblica, e la gente la pensa come noi, ma a certi politicanti serve gestire direttamente dei carrozzoni e le loro economie, non potenziare i Comuni che non controlleranno mai”.
Per Rampelli la questione irrisolta è il divario Nord-Sud: “Questa- dice- è la madre di tutte le battaglie. Il Nord è stato infrastrutturato nel secondo dopoguerra, affinché l’Italia, isolata dall’Europa a causa della cortina alpina, fosse collegata con le nazioni ricche del continente. Queste infrastrutture sono state fatte con i soldi di tutti i contribuenti, compresi i calabresi o i siciliani… Però il confronto sulla cartina geografica tra la rete autostradale e ferroviaria di Nord e Sud è terribile. Inaccettabile. Allora dove sta questa uguaglianza se un’azienda del Sud per arrivare ad Amburgo non può utilizzare la rete di Alta velocità, se a Matera non arriva un treno decente né un aereo, se per arrivare da Trapani a Messina si viaggia su un solo binario o su un’unica strada dissestata? Ma questa ricchezza, ben mille container al giorno, invece di fermarsi nei nostri porti, oltrepassa le colonne d’Ercole, lo stretto di Gibilterra e arriva dopo ben 6 giorni in più di viaggio nei porti di Rotterdam, Amburgo e Anversa. Sogno uno Stato in cui gli agrumi di Vittoria arrivino a Berlino il giorno dopo”.