È giunta al termine la seconda edizione dell’evento MEGA a Bruxelles. Due giorni intensi nel corso dei quali si è discusso delle maggiori tematiche al centro dell’agenda europea con politici, esperti e professionisti di alto livello. Il tutto in un’ottica del tutto conservatrice. Perché oggi l’unica visione possibile dell’Europa è proprio questa, visto tra l’altro anche il risultato fallimentare delle politiche progressiste di sinistra prese a livello istituzionale negli ultimi anni.
Nella due giorni svoltasi nella capitale belga sono tre i punti focali su cui si è basato il dibattito, e che pongono le basi per un progetto di rivoluzione europea di matrice conservative.
E specificamente sono: la ri-connessione con le radici tradizionali della cultura europea; il ruolo della politica di difesa europea; la necessità di investimenti mirati per risollevare l’immagine e la posizione dell’Europa nel mondo.
L’importanza delle radici
La prima e indiscussa verità che è emersa in maniera forte è quella relativa all’importanza delle radici. E, di conseguenza, l’importanza di riconnettersi con quei valori tradizionali e forti che sono stati in grado di dare vita ad una delle civiltà più considerevoli della storia, quella europea. Radici che sono state poste molto in là nel tempo, e che hanno a che vedere con quella che è la storia del nostro continente. Radici che sono inevitabilmente e indistricabilmente comuni a tutti i popoli che compongono ad oggi l’Europa. E sono quelle connesse alla civiltà giudaico-cristiana, alla civiltà romana e a quella greca.
Quello su cui i conservatori d’Europa dunque concordano è che appare ora più che mai necessario ricordare quelle origini e riportarle fuori per poter costruire, proprio su quei valori e principi fondamentali comunemente condivisi, una nuova realtà in cui le parole chiave saranno prosperità, benessere e giustizia. Restituendo dunque quella grandezza all’Europa che sembra aver perso per perseguire una ideologia che nulla ha a che vedere con il cosiddetto ‘bene comune’ ed anzi è sempre più lontana dalle vere esigenze dei comuni cittadini.
Difesa e sicurezza in Europa
Nel corso della conferenza è poi emerso che per riabilitare l’Europa- e dunque anche le sue istituzioni- è fondamentale puntare sulla difesa e sulla sicurezza, laddove per difesa e sicurezza non si intende meramente quella a livello militare, ma anche e soprattutto quella sociale. Perché è esattamente questa che occorre tutelare per realizzare un mondo in cui ognuno possa davvero fruire di quel famoso spazio di “libertà, sicurezza e giustizia” che è alla base di uno dei Trattati più importanti dell’Unione Europea (in particolare il Titolo V del TFUE, artt. 67-89). Affinché dunque i diritti garantiti a livello documentale possano ri-trovare una loro vera ed efficace applicazione nella quotidianità concreta.
Investire per riabilitare l’Ue nel mondo
Infine, ma non per importanza, l’aspetto relativo agli investimenti. Su questa specifica materia, ha avuto luogo uno specifico e intenso dibattito che ha condotta ad una unica conclusione: l’Europa deve divenire più competitiva. O il rischio è quello che possa di qui a breve scomparire come protagonista nello scenario politico. E infatti, ascoltando i vari interventi, si è rivelato chiaro come sia fondamentale che questa Europa non può e non deve continuare ad esistere così come è, ma necessita di una riforma in toto. E il primo e cruciale passo da fare è esattamente quello di puntare sugli investimenti. Ma, ovviamente, su investimenti mirati e attenti. Nulla a che vedere insomma con quanto, per esempio, fatto con il Green Deal. Il quale, di fatto, più che un investimento ad oggi si è rivelato essere un disinvestimento.
Ecco perciò le risorse devono essere allocate in maniera ragionata e destinate in modo più sostanzioso al settore tecnologico-o meglio alle nuove tecnologie-cercando di arrivare financo prima di altre potenze mondiali, così da poter sfruttare al meglio e rivendere il prodotto europeo e riconquistare un ruolo preminente anche e soprattutto a livello economico.
Ecco dunque che, coniugando in maniera precisa e oculata questo tre elementi si ottiene una ricetta perfetta-o quasi- per arrivare a rendere l’Europa grande di nuovo. E forse, anche di più.