Ripopolamento ittico, De Carlo: “Meno burocrazia per le specie ormai tipiche dei territori montani”

Snellire i tempi burocratici, riconoscendo come autoctone le specie ittiche ormai naturalizzate nei fiumi e laghi montani: a chiederlo, con un’interrogazione al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, è Il senatore bellunese Luca De Carlo, presidente della IX Commissione Senato – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare.
“Si tratterebbe di un sistema per garantire la biodiversità e la vita in acqua, oltre che essere uno stimolo per il settore della pesca ricreativa”, spiega De Carlo.
Ad oggi, vige il divieto di immissione di specie ittiche “non autoctone”, tra le quali la trota fario e la trota iridea, “ampiamente utilizzate nei sistemi gestionali delle Province e delle Regioni e di grande rilievo economico e sociale”; tre anni fa è stato istituito presso il Ministero della sicurezza energetica un apposito Nucleo di ricerca e valutazione per “analizzare le condizioni atte a determinare tale divieto”.

“I lavori di questo nucleo però” sottolinea De Carlo “non sono ancora disponibili e si è quindi deciso di subordinare la possibilità di introduzione di immissione di specie non autoctone ad una specifica autorizzazione del MASE, su istanza della regione interessata”.
Per De Carlo, si tratta di una procedura complessa, che non consente agli operatori di settore la programmazione delle semine: “Chiediamo quindi che alcune specie ittiche come il coregone lavarello, il salmerino alpino e le trote fario siano riconosciute specie ittiche autoctone per motivi storico-ecologici e di rilevante interesse piscatorio. La loro immissione dovrebbe essere eventualmente consentita a discrezione delle autorità competenti regionali”.
“Si tratterebbe” conclude il senatore “di un provvedimento importante per le aree montane e pedemontane: dove è possibile, vanno chiaramente salvaguardate con il rispetto delle linee già presenti le specie autoctone, come nel Bellunese la trota marmorata, ma in aree più antropizzate tra dighe e sbarramenti sarebbe invece consigliato consentire la coltivazione delle trote fario, in grado di sopportare con maggior facilità questa situazione. Si tratterebbe di un segnale forte non solo al mondo della pesca e al comparto turistico ad esso collegato, ma anche al benessere ambientale e alla sostenibilità del sistema acqua”.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Leggi anche

Articoli correlati