Tra il 2015 e il 2019, uno studio realizzato da Legambiente Lazio, ha evidenziato come a Roma ci siano meno tram e metro rispetto ad altre città metropolitane italiane, se proporzionate alla popolazione. Di converso, aumentano le autovetture, anche in periodo di pandemia. A riprova, il crollo della fiducia dei passeggeri nei confronti del TPL, con il 23% in meno di servizi, e la riduzione della velocità commerciale di metro e tram, con una significativa riduzione della per bus e filobus.
Ma non è tutto.
Una ricerca condotta da INRIX nel 2020, a livello mondiale, posiziona Roma nel primato nazionale in termini di congestione stradale (traffico causato dagli ingorghi e non solo), con una perdita di tempo dei romani per “traffico parassita” per circa tre giorni (66 ore) a bordo delle proprie auto. Per cui, nonostante le restrizioni del 2020 e l’impatto dello smart working, Roma si posiziona nei primi 20 posti al mondo (18mo posto) in termini di “ore perse” per traffico veicolare, risultato peggiore rispetto a metropoli come Città del Messico, San Paulo, Los Angeles e Istanbul.
La soluzione?
Avere il coraggio di avviare un percorso serio di riorganizzazione generale del trasporto pubblico locale a Roma, lasciato per troppo tempo a se stesso ed in balia degli eventi che lo caratterizzano. Sono finiti i tempi in cui “si deve mettere una pezza” per riparare al danno subito.
È giunto il momento di intervenire in modo strutturale; il nostro programma prevede una visione strategica coordinata dell’intero sistema “Trasporti – Urbanistica – Territorio”. Quattro punti cardini che cambieranno il sistema a Roma:
1. Nuova governance del TPL;
2. Un sistema di accessibilità diversificato per tutto il territorio pensando al prolungamento delle linee metropolitane esistenti con nodi di scambio nelle stazioni in prossimità delle grandi arterie di viabilità;
3. Nuove logiche e sistemi di mobilità;
4. Centri intermodali e logistica dell’ultimo miglio.
Così Marco Foti, dirigente del Dipartimento Nazionale Trasporti di Fratelli d’Italia