Un’anziana di 74 anni, ammanettata e arrestata per aver tenuto un cartello con scritto: «La coercizione è un crimine, sono qui per parlare, solo se lo vuoi». Se fosse successo in Cina, in Iran o in Corea del Nord, nessuno si sarebbe stupito. Ma siamo in Scozia, terra della Magna Carta e della Gloriosa rivoluzione, un tempo faro della libertà. Eppure, Rose Docherty, una nonna cattolica di Glasgow, è finita in manette il mese scorso davanti all’ospedale Queen Elizabeth University Hospital, dove si praticano aborti. Il suo crimine? Aver offerto una conversazione, senza urlare, senza molestare, solo con un invito al dialogo.
L’ospedale si trova all’interno di una cosiddetta “Safe Access Zone”, un’area in cui è vietato esercitare qualsiasi “influenza” su chi cerca o offre servizi di aborto. Pregare in silenzio? Vietato. Parcheggiare un’auto con un adesivo pro-vita? Rischioso. «Stavo semplicemente in piedi, senza avvicinarmi a nessuno. Non stavo parlando con nessuno. Non stavo pregando. Mi trovavo sul bordo della strada, in silenzio», ha raccontato Docherty a Madeleine Kearns nell’inchiesta pubblicata su The Free Press. «Mi preoccupa una società disposta ad arrestare una nonna di 74 anni per aver offerto una conversazione consensuale».
Non è la sola a essere preoccupata. Il 14 febbraio, durante la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, il vicepresidente americano J.D. Vance ha denunciato il declino della libertà di espressione in Europa, puntando il dito sul Regno Unito: «In Gran Bretagna e in tutta Europa, la libertà di parola, temo, è in ritirata. Nel Regno Unito, il passo indietro sui diritti di coscienza ha messo nel mirino le libertà fondamentali, specie dei britannici religiosi».
Le sue parole hanno scatenato un coro di critiche. Il ministro della difesa tedesco Boris Pistorius le ha definite «inaccettabili». La responsabile della politica estera UE, Kaja Kallas, ha accusato Vance di «cercare lo scontro». Il premier scozzese John Swinney lo ha liquidato come «semplicemente sbagliato». E il primo ministro britannico Keir Starmer, dalla Casa Bianca, ha ribattuto: «Abbiamo la libertà di parola da moltissimo tempo nel Regno Unito, e ce l’avremo ancora a lungo». Ma i fatti raccontati da Kearns dipingono un quadro diverso. La libertà di parola in Europa, e soprattutto in Gran Bretagna, è in caduta libera.
L’arresto di Docherty, avvenuto il 19 febbraio – appena cinque giorni dopo il discorso di Vance – non è un caso isolato. Come riportato da Kearns lo scorso ottobre, negli ultimi anni almeno sei persone sono state arrestate, e alcune perseguite, per aver pregato in silenzio o protestato pacificamente nelle zone cuscinetto attorno alle cliniche per aborti in Inghilterra, Scozia e Irlanda del Nord.
Docherty ha raccontato di aver esposto il suo cartello per circa 90 minuti durante l’ora di pranzo. Quando due agenti le hanno chiesto se sapesse di essere in una zona cuscinetto, lei ha risposto di sì, sottolineando che offriva solo “conversazioni consensuali”. Non è bastato: ammanettata, accusata di aver violato la legge sulle “zone di accesso sicuro”, è stata portata in commissariato. Lì è stata perquisita, sottoposta a prelievo del Dna, fotografata e schedata, prima di essere rilasciata. Ora attende di sapere se ci sono prove sufficienti per un processo. Se condannata, rischia una multa fino a 10.000 sterline (circa 12.000 euro).
«È stata un’esperienza surreale», ha detto a Kearns. «Pensavo: sono una donna anziana di 74 anni, di cosa avete paura per sentirmi il bisogno di ammanettarmi? Cosa può spaventare tanto il governo britannico in una nonna con un cartello?» La mia patria, un tempo faro di liberalità, si è lasciata invadere da regole degne di Orwell, che ormai permeano ogni aspetto della vita sociale: dagli stadi di calcio alle piazze, fino alle soglie delle case private.
Ecco alcuni esempi recenti:
Gennaio 2022: in Inghilterra e Galles, il direttore delle procure ha stabilito che usare l’espressione “Chelsea rent boys” – un insulto rivolto ai tifosi del club londinese – è un’offesa omofoba passibile di processo per crimine d’odio. Un giovane sui vent’anni è stato arrestato per aver gridato la frase durante una partita, si è dichiarato colpevole ed è stato bandito dagli stadi per tre anni. È stato poi “rieducato” da un’associazione anti-discriminazione, Kick It Out. Alla BBC ha confessato: «Ho capito che quello che ho fatto è stato terribile, ho riflettuto su me stesso e voglio rimediare». La lezione? «Pensa prima di parlare».
Febbraio 2025: due uomini sono stati arrestati per aver bruciato il Corano in pubblico. Il 13 febbraio, un cinquantenne lo ha fatto davanti al consolato turco a Londra, protestando contro il presidente turco accusato di ospitare islamisti radicali. È stato incriminato per «intento di causare molestie, allarme o disagio». Il 1° febbraio, a Manchester, un quarantasettenne ha bruciato il libro sacro vicino a un memoriale per le vittime di un attentato islamista del 2017, in solidarietà con un attivista svedese ucciso per lo stesso gesto. Accusa: «molestie intenzionali aggravate da motivi razziali e religiosi». Rischiano fino a due anni di carcere.
Novembre 2024: la polizia ha fatto visita alla columnist del Daily Telegraph Allison Pearson, accusandola di un «incidente di odio non penale» per un tweet di un anno prima. Non le hanno detto quale fosse il tweet incriminato (secondo The Guardian, era una foto della polizia con membri di un partito pakistano, testo: «Guardate questi che sorridono con gli antisemiti»). Pearson ha annunciato un’azione legale contro la polizia dell’Essex.
Secondo la Free Speech Union, ogni giorno nel Regno Unito si registrano 65 “incidenti di odio non penali”. Prima che la legge sulle zone cuscinetto entrasse in vigore lo scorso settembre, Docherty partecipava alla campagna 40 Days for Life, pregando in silenzio vicino alle cliniche. «È importante stare lì in silenzio, per far sapere che ci siamo. Se qualcuno vuole parlare, è libero di farlo», ha spiegato a Kearns. Dopo la legge, ha smesso.
Ma il mese scorso è tornata, da sola, con il suo cartello: «Solo un’offerta di dialogo». La polizia aveva assicurato che «la presenza di persone con opinioni pro-vita non è di per sé un reato». Il suo cartello non menzionava l’aborto, solo che “la coercizione è un crimine” e invitava a una chiacchierata. Eppure, è stata arrestata.
Vance, a Monaco, ha citato anche il caso di Adam Smith-Connor, veterano inglese perseguito per aver pregato in silenzio vicino a una clinica, raccontato da Kearns su The Free Press. I critici si sono soffermati sulla sua descrizione di una lettera che avvertiva gli scozzesi di non pregare nemmeno in casa. La BBC ha detto che Vance ha travisato la legge, e il governo scozzese ha negato l’esistenza di tali lettere. Ma Gillian Mackay, autrice della legge, ha poi ammesso che pregare in casa potrebbe essere un reato «se qualcuno dovesse passare davanti alla finestra».
Kearns ha chiesto chiarimenti al governo scozzese: pregare in casa vicino a una finestra è illegale? Risposta: «Dipende dai fatti e dalle circostanze». Una vaghezza che, secondo gli esperti, apre la porta ad abusi.
«Questa legge crea confusione», ha detto Jeremiah Igunnubole di Alliance Defending Freedom a Kearns. «Un procuratore zelante potrebbe interpretarla come vuole, minando la libertà di espressione garantita dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani». Toby Young della Free Speech Union concorda: «La linea è sfocata, e questo spaventa. Non lo sanno i cittadini, spesso non lo sanno neanche polizia e giudici». Negli USA, aggiunge, queste leggi non reggerebbero al Primo Emendamento. Docherty ora consulta avvocati. «Difenderò sempre le mie azioni», ha detto a Kearns. «Offrire una conversazione non è un crimine».
Ma in una Gran Bretagna che arresta nonne per un cartello, il caso di questa anziana signora non è solo una battaglia per il diritto di manifestare. È un segnale d’allarme per tutto l’Occidente. Perché oggi è toccato a lei. Domani, potrebbe toccare a chiunque osi mettere in discussione il pensiero unico imposto dall’alto.
E’ curioso vedere come il declino dei valori sia di pari passo con quello economico-politico
Di fronte ad una Europa così stupida non mi dispiace più che un pezzo di Ucraina se ne vada in Russia.
L’Europa non sa difendere niente di suo benvengano gli sciacalli è quello che si merita.