Salis e l’immunità a rischio: arrestato il complice Gino ma lei lo difende

L’arresto di Gino Arzaj a Parigi, su mandato di cattura europeo, ha riacceso il dibattito sulla vicenda di Ilaria Salis, europarlamentare di Avs, accusata di essere coinvolta in atti di violenza durante una manifestazione a Budapest nel 2023. La reazione della Salis alla detenzione del suo compagno di lotta non si è fatta attendere: attraverso un post sui social, ha chiesto la liberazione di Arzaj, invocando “solidarietà politica” e richiamando l’attenzione su quello che definisce un caso di “persecuzione politica”. Ma dietro il linguaggio della “resistenza antifascista”, si nasconde una realtà ben più complessa, una lotta ideologica travestita da giustizia sociale. L’atteggiamento della Salis è tipico di certi gruppi di estrema sinistra, utilizzare la propria identità politica come scudo per sfuggire alla giustizia, mettendo in discussione le leggi di uno Stato sovrano solo quando queste non si adattano alle proprie esigenze. Quella della Salis è una vera e propria battaglia ideologica, come un déjà-vu comune tra amici di sinistra, cercare  di stravolgere la realtà difendendo l’indifendibile e trasformando carnefici in  vittime di un sistema oppressivo. 

Secondo le autorità ungheresi, Arzaj avrebbe partecipato insieme alla Salis alla manifestazione di Budapest, che, secondo l’accusa, sarebbe sfociata in violenze. Le autorità ungheresi hanno così deciso di chiedere l’estradizione di Arzaj e la sospensione dell’immunità parlamentare di Ilaria Salis, di cui è a rischio la posizione. Salis, infatti, non solo si è solo rivoltata contro la giustizia ungherese, ma ha anche parlato di “razzismo sistemico” per spiegare la mancata cittadinanza italiana di Arzaj, un tema che sembra più una giustificazione ideologica che una vera analisi dei fatti. La cittadinanza italiana infatti,  viene concessa solo in base a criteri legali e non ideologici, che escludono chi ha segnalazioni alle forze di polizia, come nel caso di Arzaj, noto attivista di movimenti radicali.

L’appello della Salis: “Gino libero”

Nel suo appello, Ilaria Salis ribadisce che la solidarietà, non è solo una questione personale, ma politica, e che la sua vicenda e quella di Arzaj sarebbero parte di una lotta più ampia contro “il tiranno Orbán” e contro quelli che definisce “valori antifascisti”.

“La solidarietà non è solo una questione umana e personale, ma anche e soprattutto politica. Ancora una volta il tiranno Orban prova a calpestare i valori dell’antifascismo e dello stato di diritto. La mia vicenda dimostra chiaramente che, per Gino e per tutti gli antifascisti, in Ungheria non è possibile aspettarsi né un processo giusto né una detenzione che rispetti i diritti fondamentali. Auspico che la stessa energia collettiva che è stata in grado di liberarmi e riportarmi a casa possa incidere sulla realtà anche questa volta”, implora Salis. 

Tuttavia, la realtà è ben diversa da quella presentata dalla stessa Salis. La giustizia ungherese non sta perseguendo Salis e Arzaj per le loro idee politiche, ma per la loro presunta partecipazione a manifestazioni violente. 

La solidarietà di cui parla Salis ha più a che fare con una battaglia di potere tra blocchi ideologici che con una reale questione di giustizia. Il sostegno a Salis arriva anche da Carola Rackete, che sembra dimenticare, o non aver mai conosciuto un principio fondamentale: la legge non può essere piegata alle proprie convinzioni politiche. L’antifascismo non può diventare un alibi per giustificare azioni contro la legge, in questo caso si tratta infatti di un’esaltazione dell’ antagonismo ideologico che sfida le istituzioni legittime in nome di una causa considerata “superiore.’’ Un pericoloso atteggiamento che mina lo Stato e le leggi stesse.

Ora in Europa a rischio l’immunità di Salis

Il Parlamento europeo è ora chiamato ad una decisione cruciale, confermare o meno l’immunità per Ilaria Salis. L’Europa  potrebbe essere accusata di favorire l’impunità per chi ha violato la legge in Ungheria, un Paese che ha tutto il diritto di richiedere l’estradizione dei suoi cittadini coinvolti in reati commessi sul proprio territorio. La difesa dell’immunità parlamentare è un principio sacrosanto, ma non può diventare un pretesto per nascondere comportamenti illegali o violenti dietro l’alibi dell’attivismo politico.

Che piaccia o meno in Ungheria, il processo nei confronti di chi ha partecipato alla manifestazione violenta sarà giusto. Le autorità ungherese stanno cercando di preservare l’ordine pubblico punendo le condotte violente, che non possono essere giustificate semplicemente perché parte di una lotta ideologica.

Se il reato è stato commesso in Ungheria, dove il gruppo di Salis e Arzaj si è recato per partecipare a una manifestazione, è giusto che a prendere la decisione finale spetterà ai giudici ungheresi. Il comportamento di Ilaria Salis, che si rifugia dietro il suo mandato europeo e dietro la bandiera dell’antifascismo, rischia di minare i principi fondamentali di giustizia e legalità.

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Veronica Passaretti
Veronica Passaretti
Sono nata il 1/01/2000, esattamente la prima nata del millennio. Da sempre innamorata della politica, tanto da iniziare la militanza in Gioventù Nazionale a 15 anni. Irrimediabilmente affascinata dai valori che il Tricolore rappresenta. ‘’Usque ad finem’’ non è solo il mio motto, ma uno stile di vita. Amante del vino rosso, simbolo di passione, cultura, storia e tradizioni italiane. Istinto, tenacia e una buona dose di testardaggine a completarmi.

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