Salviamo il soldato Tin Tin

Il 1 gennaio 2025, secondo quanto prevede la legge americana sul diritto d’autore, sono diventati di pubblico dominio, tra gli altri, alcuni personaggi dei fumetti assai noti: tra loro c’è Tin Tin, il reporter nato dalla fantasia di Hergè (pseudonimo del belga Georges Prosper Remi). 

La sua prima avventura, pubblicata nel 1929 sul settimanale belga “Le Petit Vingtième”, si intitola “Tin Tin nel Paese dei soviet” e vede il giovane giornalista, accompagnato da alcuni fedeli amici (il cagnolino bianco Milù e il leale e generoso capitano Haddock) che lo aiutano ad uscire da situazioni difficili e pericolose, “scovare tutte le tragiche realtà che caratterizzano la Russia comunista, un Paese che cerca di apparire maestoso e paradisiaco agli occhi di chi lo visita e che in realtà ha gravi problemi, come la povertà diffusa e la repressione”  ricorda Gabriele Caramelli su Il Secolo d’Italia. Basta questo breve riepilogo per capire quanto Hergè, fervente cattolico e convinto anticomunista, abbia trasmesso le proprie convinzioni alla sua creatura, che è quasi un suo alter ego. 

Tutto questo, al giorno d’oggi, apre ad una serie di considerazioni tutt’altro che rosee per il futuro di Tin Tin. Premettendo che il suo autore prima di morire (nel 1983) ha espressamente dichiarato che non avrebbe voluto che, dopo di lui, qualcun altro avesse proseguito la storia del suo amato personaggio (e tale richiesta andrebbe rispettata), la scadenza del copyright negli Usa apre a chiunque la possibilità di utilizzare la figura del giornalista belga. Il problema è come. 

Alla luce infatti del diffondersi, in qualunque ambito culturale e sociale, dei dettami del politicamente corretto e dell’ideologia woke, c’è il rischio che Tin Tin subisca le evidentissime distorsioni di cui sono già stati vittime altri personaggi della letteratura e della storia, reinterpretati sulla base di impostazioni che nulla hanno a che vedere con la loro originale e reale struttura, fisica e caratteriale. Stravolgimenti pressoché totali dunque, che potrebbero essere utilizzati a maggior ragione nel caso del personaggio di Hergé, identitario e anticomunista a sufficienza per indispettire una sinistra che, per affermarsi, sembra disposta a qualunque cosa. 

Ecco perché salvare il soldato Tin Tin è un compito di grande importanza per quanti, come il reporter belga e il suo creatore, credono ancora nella libertà, nell’amicizia, nelle proprie idee ed in saldi principi morali. Dobbiamo tutti fare in modo che questi valori, legati a radici comuni e comunitarie, non vadano dispersi e siano anzi trasmessi anche e forse soprattutto alle nuove generazioni. Oggi più che mai ne hanno (anzi, ne abbiamo tutti) davvero bisogno per non perdersi in un mondo omologato e omologante, pronto a cancellare qualunque cosa si opponga al dilagare della sua palude culturale e ad annullare differenze e identità.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Leggi anche

Articoli correlati