“È probabile che con la notizia che ci sono 3500 farmaci carenti i deputati del Pd abbiano conquistato un titolo in più sui giornali di domani o abbiano fatto il pieno di like sui social, ma diffondendo allarmismo non fanno il bene degli italiani. L’unico risultato possibile è che inducano a qualcuno a farsi prescrivere un farmaco in più, per paura di rimanere senza, genando solo confusione”. Così commenta l’On Matteo Rosso, responsabile del dipartimento Nazionale sanità di Fratelli d’Italia, che in piena condivisione con i colleghi Deputati e Senatori membri delle commissioni Sanità e Affari Sociali di FdI. Rosso prosegue contestualizzando i dati: “Dei 3500 farmaci di cui parla l’Aifa la situazione è ampiamente sotto controllo: 2.577 sono quelli che possono essere sostituiti con equivalenti o ricorrendo alle preparazioni galeniche; per 524 è disponibile un trattamento terapeutico alternativo.
Sono solo 300, meno del 10%, i farmaci realmente carenti e per i quali l’Agenzia Italiana del Farmaco ne può autorizzare l’importazione” una situazione ben diversa da quella prospettata. “Affermare che nelle farmacie mancano da tempi alcuni medicinali – rileva il dirigente di FdI – non solo è quantomeno lontano dalla realtà ma genera un inutile allarmismo tra i cittadini e conseguenti ingiustificate corse all’acquisto. Il Ministero della Salute, già dal gennaio 2023, ha previsto l’istituzione di un tavolo di lavoro permanente – promosso dal Sottosegretario Marcello Gemmato – sull’approvvigionamento dei farmaci, con l’intento di monitorare costantemente la situazione a livello di accesso e disponibilità del farmaco in Italia”. “Il Governo Meloni – attraverso il tavolo interministeriale Salute – Mimit – sta continuando a lavorare nel frattempo sulla possibilità di riportare strategicamente la produzione di principi attivi in Italia, rendendosi indipendente su questo fronte, in modo da rendere sempre più attrattivo il nostro Paese in tema di ricerca e produzione di farmaci. Ai deputati del Pd consiglio vivamente di informarsi prima di diffondere notizie allarmanti buone per i titoli dei giornali, ma che vengono smentite dai fatti”.