Non lasciare nessuno indietro. Dare accesso alle cure a chiunque ne abbia necessità. E soprattutto in tempi celeri, o quantomeno adeguati alla cura da ricevere. L’obiettivo è dare la possibilità di accedere alle cure entro le 72 ore per casi urgenti, entro i 10 giorni per problemi da risolvere in tempi brevi, 30 giorni per le visite, 60 giorni per gli accertamenti e 120 giorni per ciò che può essere differibile.
Le condizioni della sanità italiana
Un obiettivo difficile, dal momento che, si sa, la sanità italiana riversa in uno stato di gravi rallentamenti. Visite e controlli che devono aspettare anche anni, situazione peggiorata e rallentata ulteriormente dopo il periodo della pandemia, che ha costretto al rimando ad oltranza di troppe operazioni. Risultato ottenuto, senza dubbio, anche grazie al continuo depotenziamento del comparto sanitario degli ultimi anni, i cui numeri effettivi, e inopinabili in quanto mero calcolo aritmetico, non lasciano scampo alla sinistra, che pure ha tentato, ovviamente senza successo, di strumentalizzare l’argomento, smentita dalla realtà dei fatti. Ben 40 miliardi di euro che in poco meno di 10 anni hanno lasciato il Fondo Sanitario Nazionale. In pratica, l’equivalente di una generosa legge di Bilancio. L’equivalente di quanto è costato alle casse dello Stato il Reddito di Cittadinanza. Spiccioli, rispetto al danno erariale provocato dai bonus edilizi di Conte e del suo seguito giallo-rosso in quelle funeste annate 2019-2021. Chissà quale sarebbero state le condizioni dei nosocomi nostrani se, anziché tagliare fondi alla sanità e accrescerli nelle paghette di Stato, ci fosse stata migliore programmazione. Ma ecco che ci troviamo a scrivere ancora della situazione degli ospedali italiani, dovendo sorbirci pure i lamenti di chi per anni non ha mosso un dito e ora pretende di farci campagna elettorale. Con scarsi risultati (vedi le elezioni in Abruzzo).
Il massimo storico del Fsn grazie al Governo Meloni
Giorgia Meloni ha più volte ricordato, in risposta ai suoi detrattori, che, dopo anni di tagli, finalmente il Fondo Sanitario Nazionale è tornato a crescere, raggiungendo il suo massimo storico. L’annuncio, chiaro, è arrivato direttamente da Giorgia Meloni a Cinque Minuti, poche settimane fa, dati alla mano: “I numeri non sono opinioni. Il fondo sanitario nel 2024 arriva al massimo storico di sempre di 134 miliardi. Se volessimo fare, diciamo, un raffronto, negli anni del Covid oscillava tra i 120 e i 122 miliardi, nel 2019, prima del Covid, stava a 115 miliardi. Anche il rapporto al Pil, il Fondo Sanitario del 2024, 134 miliardi di euro con previsione a 136 nel 2026, quest’anno incide rispetto al Pil del 6,88%, anche questo è verificabile, ed è il dato più alto di sempre in rapporto al Pil, salvo nell’anno del Covid, quando però c’era un crollo del Pil”.
Il piano per le liste d’attesa
Il piano, ora, è superare le liste d’attesa, per il cui abbattimento sono stati previsti ulteriori 500 milioni di euro da destinare alle Regioni. I tempi da rispettare sopra riportati saranno centrali nella bozza che il ministro della Salute Orazio Schillaci sta preparando e che sarà probabilmente presentata al cospetto del Consiglio dei Ministri il prossimo 3 giugno. Un piano “saltafila”, che consentirà ai cittadini che non riescono a trovare posto nella sanità pubblica, di spostarsi automaticamente nel privato, in strutture private convenzionate e in regime di libera professione, con lo scopo di ottenere le cure entro i tempi idonei. “Il fine ultimo – ha detto Schillaci – è far sì che se una persona che deve fare un esame lo faccia nei tempi che sono giusti per la sua patologia altrimenti diventa un esercizio teorico che serve a poco”. Schillaci ha poi garantito che “ci sarà monitoraggio” e particolare attenzione sarà garantita al Sud Italia, dove le condizioni si complicano: “Credo che il governo debba far sì, e lo faremo, con il provvedimento sulle liste di attesa, che nessuno rimanga indietro, soprattutto al Sud”.