Sanremo, Conti batte Amadeus anche nella seconda serata. Ma ‘tele-Meloni’ non era un fallimento?

Con l’addio di Amadeus dalla Rai era scoppiato il putiferio. Sembrava la fine del mondo, anche perché tutti davano la colpa – non si è capito bene perché – alla Meloni. L’ipotesi della tv pubblica come longa manus, megafono del centrodestra, era ormai sulla bocca di tutti gli esponenti della sinistra. Elly Schlein e il responsabile del dipartimento informazione del Nazareno, Sandro Ruotolo, si era presentanti insieme ad altri quattro gatti a viale Mazzini, sotto lo storico palazzo della dirigenza Rai, per accusare la dirigenza di questo loro tradimento. La nascita del sindacato Unirai, in contrasto con l’unico fino ad allora operativo, l’Usigrai che unisce i giornalisti di sinistra, aveva mandato in tilt tutto il sistema. Si erano susseguiti addii pesanti: quello di Fabio Fazio, che ha portato il suo Che tempo che fa al Nove; Lucia Annunziata, che denunciò di non essere più in linea con la nuova dirigenza; infine Amadeus, dopo il successo di cinque festival di Sanremo consecutivi, fece armi e bagagli e si rifugiò anche lui alla Warner Bros. Salvo poi scoprire i contratti milionari che sono stati garantiti ai due conduttori, mentre alla giornalista era stato promesso un posto all’Europarlamento in quota (ovviamente) Pd. Alla faccia di “tele-Meloni”.

E forse ora, al primo Sanremo del dopo Amadeus, quelli che avevano preso ipocritamente i megafoni in mano speravano in una debacle di questa edizione 2025 che sarebbe stata condotta da Carlo Conti. Il fiorentino, già tre volte sul palco dell’Ariston, era stata la capra sacrificale della sinistra, gufavano tutti contro di lui e contro la sua scelta di tenere la politica lontana dagli schermi. Se non altro, un metodo per evitare facili condizionamenti in prima serata sulla tv pubblica davanti a milioni di telespettatori. Una rottura con il passato? Probabilmente sì: c’è chi parla già di un festival “normale” – come se fosse una brutta parola – e in effetti non abbiamo ancora visto nessuna slinguazzata tra padri di famiglia.

I numeri consacrano Conti: crolla la narrazione della sinistra su Amadeus

E a quanto pare questa piccola svolta piace. I numeri dicono che nelle prime due serate Carlo Conti ha sconfitto Amadeus. Con buona pace della sinistra che sperava in un suo fallimento solo per incolpare Meloni. Nella prima serata, il festival è stato seguito da 12 milioni di spettatori medi con punte del 68% di share. Amadeus ebbe più o meno gli stessi livelli di audience, ma con ben due milioni di telespettatori in meno. La seconda serata, com’era fisiologicamente prevedibile, è andata calando, con 11 milioni di spettatori e uno share del 64,5%. Numeri che sono comunque ben più alti di quelli fatti registrare da Amadeus: 10 milioni di spettatori e audience al 60%. Carlo Conti ha battuto Amadeus.

Bisognerà ora attendere per i prossimi dati, nelle serate finali, lì dove la sfida si fa veramente dura. Sfida che però è stata creata solo per altri obiettivi. Conti, in conferenza stampa, ha spiegato più volte che non è interessato ai numeri. I dati interessano soltanto a chi avrebbe voluto strumentalizzare un argomento in più contro il governo, ma gli è andata evidentemente male. Non si sa se questo Sanremo sarà migliore o peggiore di quelli degli scorsi anni, se sarà più o meno seguito, se sarà la solita kermesse del mondo woke o davvero un festival della “normalità”. Sta di fatto che sull’addio di Amadeus dalla Rai non c’era nessun caso prima, né c’è un caso oggi. Anzi – paradosso dei paradossi –: se la sinistra vuole incolpare la Meloni per la perdita di Amadeus, ora la dovrebbe ringraziare per aver alzato gli ascolti di Sanremo….

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