In questi giorni, forte del riconoscimento ottenuto al Festival di Berlino esce nelle sale cinematografiche “La paranza dei bambini” tratto da un libro di Roberto Saviano che narra le vicende di dieci ragazzini in scooter che sognano di conquistare Napoli.
Premesso che non ho visto il film e che non mi interessa affatto fare una recensione dello stesso, dico subito che mi voglio soffermare sull’inevitabile carico di polemiche che seguono Roberto Saviano. Eh sì perché lo scrittore, o lo scopiazzatore come alcune sentenze sembrerebbero suggerire, è un personaggio a cui molti non danno credito nel ruolo di alfiere dell’anticamorra; vive all’estero da dove ogni tanto lancia i suoi strali contro questo o contro quello giusto per dire “Sono qui e devo campare”. Vive protetto dallo Stato ma non rinuncia a criticarlo, si pone come eroe ma non è don Peppino Diana che per restare tra la gente e combattere davvero la camorra pagò con il sacrificio della vita il suo impegno ed il suo desiderio di giustizia.
Gli eroi sono tanti qui nella nostra regione, gente che ha scelto di vivere fianco a fianco con i delinquenti ed anche di affrontarli quando le circostanze lo richiedono, per difendere il diritto di tanti a vivere senza dover subire soprusi e prepotenze. Sono tanti gli eroi che hanno deciso di non abbandonare la nostra terra per portare il loro contributo allo sviluppo del territorio, tanti i ragazzi che si sono impegnati anche nella valorizzazione dei beni confiscati alla camorra ma Saviano ha preferito continuare con il suo “SputtaNapoli” che è certamente remunerativo per lui ma che non porta alcun contributo alla nostra comunità. In Gomorra, ma anche negli altri libri pubblicati a sua firma, mancano i riferimenti positivi e la città viene dipinta come se fosse Gotham City, presentata cioè come un luogo dove risiede il male assoluto, con la più alta concentrazione di super criminali psicopatici e il più alto numero di omicidi, e dove non c’ è possibilità di redenzione.
Fateci caso, nei suoi scritti manca un poliziotto o un magistrato perché Saviano presenta come dei padreterni in terra i delinquenti che lui racconta come supereroi nonostante spesso finiscono in galera grazie proprio all’attività di quelle forze dell’ordine che lui ignora. Vive protetto dalla lobby “Repubblica-L’Espresso”, di cui è diventato uno dei massimi esponenti, e quando si tocca Saviano, reagisce e colpisce il bersaglio che ha osato sfidare l’autore di Gomorra.
E’ capitato al professor Alessandro Dal Lago, sociologo e filosofo molto noto e per giunta “di sinistra” che alla pubblicazione del suo libro «Eroi di carta» si era beccato tutti gli insulti possibili. Ma cosa aveva scritto di così grave il professor Dal Lago? “Gomorra sarebbe un reportage giornalistico scritto male, se non fosse per l’enorme preponderanza assunta dall’uomo in carne ed ossa che, a seguito delle conseguenze subite per la pubblicazione di Gomorra, ha acquisito una credibilità indubitabile a prescindere; una apriorità che è alimentata dallo stesso Saviano, che sostiene i processi di simbolizzazione in atto intorno alla sua figura percepita e lasciata percepire come eroicamente impegnata contro il male in una dimensione di eccessiva estremizzazione del conflitto”.
Lo dicevamo prima, molti sostengono che Saviano abbia copiato Gomorra, il primo libro edito, ed al riguardo interviene una sentenza civile d’appello che accolse parte del ricorso dei quotidiani di Napoli e Caserta che lamentavano il plagio, poi confermata in Cassazione; nella stessa si legge che lui in realtà si era presentato nell’emeroteca dei quotidiani in questione per attingere a piene mani e che poi non aveva citato le fonti, salvo dire che i giornali erano di proprietà di camorristi o quasi. La Corte di Cassazione è stata ancora più diretta e ha affermato che Saviano ha copiato rimandando ad altro collegio giudicante per quantificare il danno. In questo caso Saviano è stato vittima della sua presunzione perché sarebbe bastato che ringraziasse chi gli aveva dato il materiale per evitarsi gli strascichi giudiziari e per compiere un atto di onestà intellettuale. Non ho mai particolarmente amato quei napoletani che per opportunità scelgono di andare a vivere altrove e che poi dalle loro residenze dorate vogliono insegnare a noi, che siamo rimasti qui a soffrire e combattere per la nostra terra, come ci dobbiamo comportare.
Saviano, in particolare, mi irrita perché è un personaggio che alla fine si è piegato alla logica dell’arricchimento attraverso una operazione che infanga Napoli senza motivo diventando prigioniero della sua ricchezza e della sua gabbia dorata. René Bazin, scrittore francese morto nel secolo scorso, amava dire che “Nella vita abbiamo solo due o tre occasioni per dimostrarci eroi; ma a ogni istante abbiamo quella di non essere vili”.