Saviano vomita il suo rancore: minimizza Caivano e si fa vittima della censura

Lunghe pause di riflessioni. Sguardi intensi. Voce profonda. È tornato, il guru dell’anti-camorra è tornato. Saviano si riprende la scena, a pochi giorni di distanza dai suoi lamenti contro l’ennesima presunta censura del governo. Un allarme a vuoto, visto che alla Buchmesse, la Fiera Internazionale del Libro a Francoforte, lui ci sarà: era stato escluso dalle scelte della Aie, l’Associazione Italiana degli Editori, quindi anche dai suoi stessi editori, e aveva così dato il via a uno di quei soliti sproloqui intriso di vittimismo. D’altronde, doveva riconquistare il ruolo di vittima principale del bavaglio delle destre, assegnato di diritto ad Antonio Scurati, il finto censurato di Rai Tre. Così, seppur l’allarme sia rientrato e Saviano potrà rappresentare l’Italia all’importante salone letterario internazionale, il creatore di Gomorra doveva esternare tutto il rancore accumulato in queste ultime settimane contro il Governo Meloni.

”Stronza? Si può dire”

È dunque tornato alla carica e con i suoi soliti modi comunicativi molto riflessivi. Un video condiviso sui suoi profili social insieme a Fanpage, cinque minuti di monologo (molto più, quindi, rispetto a quello di Scurati) in cui Saviano vomita il suo poco affetto verso Giorgia Meloni. Si inizia con le immagini dell’epico saluto della premier al governatore De Luca a Caivano: “Avete sentito come si è presentata la Presidente del Consiglio? “Quella stronza della Meloni”. Quindi si può dire, senza essere querelati. Anzi di più, è lei stessa a ripeterlo. Arriva dritta da De Luca, a favore di telecamere, probabilmente aveva avvertito, e fa la sua dichiarazione con affetto di rivincita. Non mi intimidisci, rilancio. Meloni fa sempre così, pensa di essere in questo astuta, ribalta gli insulti e ribalta le critiche usandoli a proprio vantaggio”. In altre parole, anche se viene insultata, la colpa è della Meloni che, anzi, dovrebbe evitare di rispondere agli insulti, tenersi tutto dentro, stare in silenzio. Omertosa, per restare in tema camorra. L’errore di Saviano è quello di mettere sullo stesso piano un insulto rivolto a Giorgia Meloni a cui lei stessa ha avuto il coraggio di rispondere guardando negli occhi chi l’aveva pronunciato, e il “bastardi” rivolto da Saviano contro Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che gli è valsa una querela, in un discorso dello scrittore sul tema immigrazione. Nel primo caso, una donna risponde a un insulto rivolto da un uomo (“non mi intimidisci, rilancio” è quasi una colpa per Saviano); nel secondo, un insulto gratuito immerso in una critica politica. Imparagonabili.

Sulla camorra può parlare solo lui

Ma andiamo avanti. Saviano riprende la narrazione di “Tele-Meloni”, la “drammatica censura e la manipolazione dell’informazione”. Allo scrittore non è piaciuta la scelta del Presidente del Consiglio di riprendere ironicamente la polemica e controbattere in un video sui social. Per Saviano, Meloni “la butta in caciara”. Tutta una strategia mediatica per nascondere i fallimenti del suo esecutivo. Tra cui Caivano. Rileva, viceversa, solo una cosa: che sulla camorra Saviano riserva per sè il monopolio del racconto, solo lui può dire la (sua) verità: “Caivano è rimasta una piazza gigantesca di spaccio. Nulla è stato fatto davvero”. Riconosce che i precedenti governi e la Giunta De Luca hanno ignorato Parco Verde, ma poi minimizza l’inaugurazione della nuova struttura sportiva: “L’impianto sportivo che è andata a inaugurare doveva essere il simbolo di un nuovo corso, di un riscatto sociale. Ma questo nuovo corso non c’è”. Delegittimazione.

Grazie per la lezione

Torna infine sulla Buchmesse, ed è tutto un continuo di vittimismo, di risate di circostanza, di quelle fatte con l’amaro in bocca, e di lezioni. Ce ne riserva un’ultima: “Non ti dimenticare di bersagliare i tuoi nemici, in modo simbolico, continuo, perpetuo. Sorveglia e punisci coloro che ti contestano. E se nemmeno una battuta o la propaganda funziona, allora zittisci, togli gli spazi, togli l’audience. Silenzia. E soprattutto così facendo mandi un messaggio a tutti gli altri: criticate pure, ma se vi comportate lui (come me), farete la stessa sua fine”. Saviano si immola come vittima, anzi martire, della finta censura governativa. Grazie Roberto, per averci raccontato tutto ciò che non sta accadendo in Italia.

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