Cosa sta succedendo in Algeria? Da circa dieci giorni l’intera nazione è preda di una grande protesta popolare.
Come per altri movimenti di questo genere, vedi i Gilet Gialli, la protesta è stata lanciata via internet e social media da fonti sconosciute, ma è sostenuta e co-organizzata sia da anonimi cittadini, sia da movimenti della società civile, sia da partiti e organizzazioni politiche. Ma sembra avere anche i favori di buona parte del complesso sistema politico-economico-militare al potere in Algeria.
La gente sta scendendo in piazza per l’annullamento della candidatura del Presidente Abdelaziz Bouteflika, al quinto mandato alla testa della Repubblica algerina.
Secondo la giornalista esperta di medio oriente, islamismo, nordafrica e primavere arabe, Souad Sbai, quello algerino “è un popolo stremato, che per oltre vent’anni ha subito l’oppressione sia del regime autoritario di Bouteflika che degli estremisti della Fratellanza Musulmana.
Il popolo algerino – continua- ha ragione nel volersi liberare dell’ancien regime, ma la sua rivolta non deve trasformarsi in una nuova Primavera Araba. Il rischio infatti è che il malcontento popolare venga sfruttato dai gruppi espressione della Fratellanza Musulmana per prendere la guida delle proteste e poi il potere, al fine di stabilire una dittatura fondamentalista. Quello che è accaduto in Egitto e soprattutto in Siria e in Libia non deve ripetersi in Algeria. L’Europa e l’Occidente hanno imparato la lezione della Primavera Araba? Se sì devono intervenire a sostegno del popolo algerino e della sua voglia di cambiamento, sbarrando però il passo alla Fratellanza Musulmana e agli stati canaglia che la sponsorizzano: il Qatar degli emiri Al Thani e la Turchia di Erdogan. L’Italia- conclude la Sbai -in particolare, è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano: in virtù della sua vicinanza geografica, la sicurezza del Paese si troverebbe a dover reggere l’urto di una nuova guerra civile in Nord Africa, dopo quella libica, con l’aggravarsi della minaccia terroristica e della crisi migratoria.”