Un paio di settimane fa, mentre l’Europa discuteva nei salotti televisivi, alcune regioni della Romania venivano travolte da violente alluvioni. Case distrutte, raccolti spazzati via, famiglie in ginocchio. Una tragedia che, per molti versi, ha ricordato quanto accaduto in Emilia-Romagna lo scorso anno: stessa sofferenza, stessa rabbia, stesso bisogno di aiuto. In quei giorni, George Simion è rimasto lì, tra la sua gente, ad affondare gli stivali nel fango, a lavorare concretamente per aiutare chi era stato colpito. Ieri, appena rientrato dalla quinta conferenza Make Europe Great Again, di Varsavia, anziché andarsene in vacanza è tornato immediatamente sui luoghi del disastro, dimostrando con i fatti cosa significhi essere un leader autentico.
Questa immagine racconta più di qualsiasi etichetta superficiale appiccicata addosso a Simion dalla stampa mainstream. Altro che “ultradestra” o “populista pericoloso”: il leader romeno rappresenta qualcosa che l’establishment teme davvero, perché non appartiene al circuito del potere, ma alla sua comunità.
La scelta di Varsavia per la quinta conferenza MEGA non è stata casuale. Nei giorni dell’evento, mercoledì 6 agosto, ha prestato giuramento il nuovo presidente polacco Karol Nawrocki, parte della famiglia dei conservatori europei dell’ECR (acronimo di European Conservatives and Reformists Party, NdA). Una cerimonia memorabile, che ha visto centinaia di migliaia di polacchi riempire le strade della capitale con le loro bandiere, manifestando orgoglio e determinazione per riscattare la propria nazione e rompere il paradigma tossico imposto da sinistra e globalisti attraverso l’Unione Europea.
In quella cornice si è svolto il momento più simbolico della tre giorni MEGA: la marcia per le vie di Varsavia, con George Simion in testa e tutti i partecipanti indossando il cappello blu con la scritta MAKE EUROPE GREAT AGAIN, ricalcando lo stile del movimento MAGA plasmato da Donald Trump. Al suo fianco, giornalisti di area, opinion maker, professionisti, imprenditori e rappresentanti politici provenienti da tutta Europa, insieme a delegazioni arrivate da Paraguay, Messico, Stati Uniti e persino Corea del Sud.
Simion, vicepresidente dell’ECR, non si è limitato a intervenire: utilizza MEGA come piattaforma per costruire un network di patrioti europei capace di tradurre la visione conservatrice in azione politica concreta. MEGA è l’acronimo di Make Europe Great Again, ma è molto più di questo: è un progetto strutturato, un luogo di coordinamento in cui leader, attivisti e movimenti di tutta Europa mettono in comune strategie e risorse per difendere identità, sovranità e libertà.
Non uno slogan, ma un lavoro continuo, che parte dal radicamento nei rispettivi Paesi e si proietta in un’agenda comune capace di incidere nelle istituzioni e nella società. Un’officina di idee in grado di scalfire il muro mediatico eretto da chi, da anni, impone la narrazione del pensiero unico.
In un celebre discorso, Giorgia Meloni pronunciò una frase diventata simbolo di Fratelli d’Italia: «noi siamo quelli che hanno le scarpe sporche di fango e le mani pulite». Una definizione che si adatta perfettamente a leader come George Simion, e che rappresenta la nuova generazione di politici conservatori che guidano oggi la sfida europea. E qui il ruolo di Giorgia Meloni è centrale. Sotto la sua guida, l’ECR è cresciuto esponenzialmente, un risultato costruito non con accordi di vertice, ma con la capacità di aggregare partiti e movimenti che condividono un’idea chiara di Europa: libera, sovrana e consapevole delle proprie radici. La leadership globale che le è ormai universalmente riconosciuta, fa di Giorgia Meloni il punto di riferimento naturale dei patrioti nel continente, un catalizzatore straordinario che ha creato dal nulla la possibilità che progetti come MEGA trovino spazio e forza.
Proprio Meloni, nell’incontro alla Casa Bianca con Donald Trump lo scorso aprile, ha lanciato un’idea precisa: «dobbiamo pensare a un Make West Great Again». Un Occidente che vuole ritrovare la sua centralità non può prescindere da un’America che si sta rialzando con Trump e da un’Europa che torna a esprimere visione e determinazione con leader come Meloni, Simion e gli altri conservatori che difendono i valori fondamentali della civiltà occidentale, oggi sotto attacco da parte della sinistra woke, sostenuta e finanziata dai globalisti alla Soros.
Quella di Varsavia non è stata una semplice conferenza politica, ma la conferma che esiste un fronte conservatore internazionale sempre più organizzato. Nei dibattiti e negli incontri si è parlato di famiglia, lavoro, fede, identità, di difesa dell’agricoltura contro gli eccessi ideologici del green, di contrasto all’immigrazione incontrollata e di tutela delle nuove generazioni dall’imposizione del politicamente corretto. Un filo rosso unisce i leader che ne fanno parte: il rifiuto di un’Europa tecnocratica e distante, che decide ignorando la volontà popolare. La tre giorni di Varsavia è stata un passaggio importante, ma non il punto di arrivo. Nei prossimi mesi, MEGA lavorerà per consolidare una rete capace di parlare in tutte le lingue ma con un’unica voce: quella dei popoli europei. E la lezione che George Simion ci lascia non è arrivata da un palco, ma dalle immagini di lui immerso nel fango accanto alla sua gente. È lì che si misura la politica vera, quella che serve all’Europa e all’Occidente, quella che può riportarli alla loro grandezza.