Schlein e Conte attaccano, Meloni risponde: parte la corsa alle europee

Si scalda l’atmosfera in vista delle europee grazie al question time di ieri alla Camera. Il confronto tra i leader di partito, in particolare tra Conte, Schlein e Meloni, si configura soltanto come il primo assaggio di una lunga strada di botta e risposta che si avranno da qui all’estate prossima. Ma se dalla maggioranza c’è aria di coesione assoluta, le opposizioni vacillano, ognuna è rinchiusa in sé stessa sicché difficilmente vedremo un avversario degno di questa destra. Salvo, poi, lottare contro correnti interne: le voci di una non tolleranza per Schlein tra i ranghi del Partito Democratico, pure essendoci sempre stati, si stanno intensificando.

Con riguardo a ieri, il primo a partire tra i due leader dell’opposizione è stato Giuseppe Conte: tramite lui, il Movimento Cinque Stelle è andato all’attacco sulla questione del Patto di Stabilità. L’accusa dell’autoproclamato avvocato del popolo, è quella che il governo avrebbe accettato un’offerta al ribasso, con annesso classico racconto pentastellato secondo il quale la premier non sarebbe riuscita a tenere testa ai competitors europei. Critiche partite da chi, in Europa, assicurava appoggi nei consessi nonostante le dichiarazioni contrarie degli esponenti del proprio partito, costretti a farle per ragioni di propaganda. Torniamo al question time, alla risposta di Giorgia Meloni: il capo del governo ha assicurato che, pur non essendo comprensivo di clausole ottimali per l’Italia, il nuovo Patto di stabilità e crescita “supera le regole irrealistiche del precedente” evitando un “ritorno all’austerità nonostante il disastro del Superbonus”. L’eredità dei precedenti governi era pesante, letteralmente: il Superbonus ha devastato, con effetti da qui ai prossimi anni, l’erario pubblico e ciò, ovviamente, non permetteva di offrirsi nel migliore dei modi in Europa: “Se ti presenti al tavolo con deficit al 5,3% causato soprattutto dalla ristrutturazione gratuita delle seconde e terze case e cerchi di spiegare che ti servirebbe maggiore flessibilità, è possibile che qualcuno ti guardi con diffidenza”, ha detto Meloni. Nonostante ciò, grazie agli ottimi risultati economici conseguiti dal governo italiano, in un quadro internazionale difficile e più chiuso per i partners europei, si è riusciti comunque a portare a casa un Patto migliorativo in quanto ad austerità. L’attacco di Meloni non lascia scampo a ulteriori repliche: “La stagione dei soldi gettati al vento per farsi la campagna elettorale è finita”.

A presentarsi in Aula anche il PD, rinvigorito probabilmente dai trattamenti e dai massaggi eugubini. Il tema scelto da Elly Schlein è la sanità. Anche in questo caso, l’eredità dei precedenti governi è molto forte, soprattutto tra le fila dei dem: tra le mani che applaudono l’italo-svizzera appaiono anche quelle di Roberto Speranza, ministro della Salute in carica, pure durante la pandemia, per 1.143 giorni consecutivi. È irta quindi la strada delle critiche per Elly: tra un ministro dem in carica per tre anni e un governo (quello Meloni) che ha portato i fondi per la sanità ai massimi storici grazie ai 3 miliardi di questa ultima finanziaria e ai 2,3 miliardi previsti dalla legge precedente, non resta tanto spazio di manovra per le accuse. Ma la Schlein lo ignora saperlo e si addentra lo stesso: “Come pensate di abbattere le liste d’attesa chiedendo ai loro [ai dipendenti, n.d.r.] di lavorare ancora di più, o di tappare i buchi assumendo precari o gettonisti che lavorano pagati a ore?”. Meloni risponde: “Considero un’implicita attestazione di stima il fatto che oggi chiediate a noi di risolvere tutti i problemi che voi non avete risolto nei dieci anni in cui siete stati al governo”. E, nel merito, dice che il problema dei gettonisti è stato al centro degli obiettivi del governo non appena insediatosi, e che sono previste risorse per il personale sanitario al fine di abbattere le liste d’attesa e di superare l’“eredità pesante” del tetto di spesa, “compatibilmente con gli impegni di finanza pubblica”. La battaglia tra Meloni ed Elly Schlein è partita: non è mancato il sì della premier a un confronto TV, al quale la leader dem non si è sottratta, nonostante la sua nota fobia del confronto (vedi Atreju).

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2 Commenti

  1. Conte e Schlein = spiaggiati. Anche in oratoria, il duo rosso-giallo perde il confronto in aula alla Camera, come già successo altre volte. E’ inutile, non potranno mai competere con la “caciarona de’ noiatri” (qualcuno la definì così). Se ne facciano una ragione! Non vedo l’ora di vedere la nostra Giorgia ‘seppellire’ la loro Elly sotto un mare di figure di m… (memento Emilio Fede): come li straccia Lei, finora nessuno. Giorgia, hai almeno mezza Italia con Te.

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