Schlein e Fratoianni vogliono la patrimoniale: la sinistra si unisce nelle tasche degli italiani

Lo celano dietro dichiarazioni fuorvianti e falsi nomi, ma i progressisti di sinistra proprio non riescono a fare a meno di proporre una patrimoniale. Che dietro di sé nasconde la sua vera ratio: la sinistra, come ogni buona sinistra che si rispetti nel resto del mondo, ha una voglia sfrenata di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, specialmente dei più ricchi. Probabilmente è un rigurgito dei bei tempi andati, quando la Russia sovietica, la Cina comunista e qualche altro Paese sparso per il globo controllavano la vita di milioni di persone. Forse è un rigurgito dei bei tempi quando la sinistra governava senza vincere le elezioni e inseriva la misura più vicina alla patrimoniale mai avuta in Italia, l’IMU. Chissà. Sta di fatto che dopo una lunga campagna elettorale in cui gli italiani hanno dovuto ascoltare sproloqui e stranissime idee quali tasse green sull’utilizzo dei jet privati oppure ridurre i lavaggi dei propri vestiti (idee che hanno dato i loro frutti, ma non quelli sperati dalla sinistra), Elly Schlein è tornata in tv per dirci quanto occorre a noi e alla Nazione intera una nuova e ulteriore tassa che gravi sulle ricchezze dei cittadini.

Un vizio

Proprio non ce la fanno, è più forte di loro. Durante la campagna elettorale per le europee, Cecilia Strada, capolista del PD nel Nord-Ovest, aveva ricordato a tutti che “serve una tassa patrimoniale” e che “il Pd deve chiedere i soldi a chi li ha”. Prima di lei, l’anno corrente non sembrava essere iniziato sotto i migliori auspici: della serie “anno nuovo, idee vecchie e stravecchie”, l’ex ministro Elsa Fornero aveva precisato che ci sarebbero “buone ragioni” per introdurre una patrimoniale. Dichiarazione rilasciata durante un’intervista a La Stampa, dal titolo altrettanto surreale: “Perché la patrimoniale serve alla crescita”. Un ossimoro. Magari scherzavano. Tesi di fondo: prendiamo i vostri soldi per non prenderne altri in futuro. Funziona? No, dal momento che in dieci anni di governi di sinistra, gli sprechi pubblici (complice l’avvento dei grillini) sono aumentati anziché diminuiti.

Lontani anni luce dai bisogni dei cittadini

Ma torniamo ai nostri giorni. Come un incubo, l’immagine di una sinistra al governo è svanita e la patrimoniale, per almeno altri tre anni, non vedrà concreta applicazione in Italia. Ma che gli esponenti progressisti ritornino un giorno sì e l’altro pure su questa strada, a quanto pare sempre con estremo piacere, è indicativo di un fatto: al momento la sinistra non ha alcuna concezione dei bisogni dei cittadini, ne è lontana anni luce, non ha ancora compreso la lezione che fu Draghi a darle quando era premier del governo da lei stessa formato. “È il momento di dare, non di prendere”, disse all’epoca l’autorevolissimo primo ministro al quale, poi, non fu riservato un bellissimo trattamento da parte della stessa sinistra. Forse dire che i soldi non si prendono, è stato un affronto troppo duro da sopportare nelle zone del Nazareno.

Uniti solo se si parla di soldi (degli italiani)

Con coerenza, allora, ed estrema fierezza del passato, Elly Schlein è tornata alla carica su La7, spiegando che sulla patrimoniale “bisognerebbe trovare un punto d’incontro tra forze che hanno idee diverse”. Cita addirittura la Costituzione, per la quale “è giusto che chi ha di più contribuisca in proporzione maggiore al benessere collettivo”. Tuttavia, a dire il vero, Schlein fa eco a chi prima di lei, in queste ultime ore, ha riaperto l’argomento: il compagno Fratoianni. Secondo lui, la patrimoniale “spaventa sempre meno”, perché “ho presentato – ha detto al Fatto Quotidiano – una proposta di “next generation tax” che proponeva una tassa patrimoniale progressiva, e di gente contraria ne ho trovata pochina”. Chissà con chi avrà avuto a che fare. La realtà, dunque, è questa: una dei pochi collanti dei partiti di sinistra che permette ai loro leader di non litigare, è l’idea di poter accedere liberamente alle tasche degli italiani.

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