Scuola, la riforma di Valditara: l’importanza del latino già dalle scuole medie

Sta arrivando la riforma della scuola voluta dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Un lavoro frutto di un intenso dialogo con comitati di studenti e rappresentanti dei genitori. Fa sicuramente notizia il ritorno dell’insegnamento del latino nelle scuole medie, a partire dal secondo anno, con la previsione di un’ora a settimana. Si favorisce la lettura, mirando a ridurre quel triste dato sugli analfabeti funzionali, coloro cioè che sono capaci di leggere e di scrivere ma non riescono tuttavia a comprendere il testo, specialmente dopo una certa lunghezza. Un problema, si capisce, molto grave, che mette a rischio l’appetibilità, sul fronte lavorativo, di migliaia di italiani. Secondo l’Ocse, il 35% di italiani di età compresa tra i 16 e i 35 anni, soffre di queste difficoltà. Numeri enormi che mettono alla luce un’evidenza: il forte bisogno di un rinnovamento all’interno degli istituti scolastici, a partire proprio dai primissimi anni dell’infanzia. Al Giornale, Valditara ha anche spiegato quali sono le ragioni che hanno portato alla reintroduzione del latino: “Apriamo le porte – ha detto il ministro – a un vasto patrimonio di civiltà e tradizioni; poi rafforziamo la consapevolezza della relazione che lega la lingua italiana a quella latina. E poi c’è il tema, importantissimo, dell’eredità”. Perché studiare il latino non è soltanto studiare una lingua morta, ma è anche prendere maggiore consapevolezza della lingua che parliamo oggi. Secondo alcuni studi, molte persone padroneggiano un vocabolario molto limitato, compreso tra le 2500 e le 6500. Studiare il latino vuol dire anche superare questo limite. A tal uopo, si rafforza anche lo studio della letteratura italiana: secondo Valditara il suo insegnamento, “sin dalla prima elementare, in modalità adeguata alla giovane età degli studenti, deve far sì che gli allievi prendano gusto alla lettura e imparino a scrivere bene. Si è scelto di rafforzare l’abilità di scrittura che è quella in crisi delle abilità linguistiche”. E poi le novità sulla storia, privata di “sovrastrutture ideologiche” e che “si concentrerà sui popoli italici, le origini e le vicende dell’antica Grecia e di Roma, le loro civiltà, i primi secoli del Cristianesimo”.

La cultura italiana è fondamentale

Torna centrale, dunque, la cultura italiana. Già si sentono i lamenti di certa politica, le accuse – potremmo mettere la mano sul fuoco – di una scuola “di destra”, “nazionalista”. Il termine “fascista” non è neppure quotato. Ma ciò su cui convengono storici, esperti e la maggior parte delle volte gli stessi insegnati, indipendentemente dal loro colore politico, è che lo studio della cultura italiana è fondamentale per comprendere il mondo che ci circonda. A partire dal fatto che la cultura latina, in un gioco di continua contaminazione con quella greca, patria della democrazia, è la culla della civiltà occidentale. Le cose, oggi, vanno in un certo modo perché c’è un modo di pensare, di fare, di costruire, di ragionare, di relazionarsi che viene da lì, dall’Antica Roma, dall’Atene di Pericle. A questo deve servire la storia: capire i nostri giorni. E a questo, per la proprietà transitiva, deve servire il latino: capire la nostra lingua, avere padronanza di costrutti, formule, terminologia, semantica. In un mondo che perde punti di riferimento, studiare il latino già alle scuole medie può essere una novità interessante per le prossime generazioni.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Leggi anche

Articoli correlati