Se la federazione dei governisti di centrodestra non è altro che una Super League della politica

Lo confesso questa idea della federazione delle forze del centrodestra che stanno al governo non mi appassiona e anzi in un certo qual modo la vedo con grande scetticismo.

Sia chiaro, non è che sia contrario alle operazioni di semplificazione del quadro politico. Ad esempio, ai tempi vidi con favore la nascita del Popolo della Libertà nella speranza che potesse portare a un partito repubblicano e conservatore che, finalmente, mettesse in soffitta la teoria dell’arco costituzionale, inaugurando una nuova dialettica tra destra e sinistra non più erede delle scorie che per quarant’anni avevano impedito all’Italia di essere una normale democrazia dell’alternanza.

Poi, purtroppo, queste speranze sono state frustrate e soffocate dai tatticismi politici e dagli interessi di bottega, che portarono alla nascita del Nuovo Centrodestra ed al ritorno di Forza Italia. E così tanti saluti al Pdl.

Questo per dire che la mia non è una contrarietà a prescindere, quanto piuttosto il timore che alla fine questa federazione possa trasformarsi in un’operazione politica debole. Anzi, volendo fare un parallelo con il mondo del calcio, questa federazione mi sembra tanto che rischi di assomigliare alla Super League, quella che qualche mese fa i potenti e ricchi squadroni del calcio europeo cercarono di creare ma che poi è miseramente naufragata.

Ed infatti dando uno sguardo da vicino sono tanti i punti di contatto tra queste due operazioni. A partire dagli stessi protagonisti.

Come nel calcio anche in questa federazione a dettare i tempi o sono nobili decaduti (vedi Forza Italia, passata da percentuali a doppia cifra ad una soltanto), oppure ‘squadroni invincibili’ che fino a poco tempo fa dettavano legge e che adesso assistono alla crisi dei loro bilanci e delle loro vittorie (vedi Lega che dal 34 per cento delle elezioni Europee è crollata intorno al 20 per cento in base ai recenti sondaggi).

Insomma, come per il calcio anche qui in politica sembra prevalere la logica di un accordo di potere per evitare il declino. Un accordo che in entrambi i casi non è essere la medicina migliore, come dimostrano i tanti mugugni e le perplessità che si registrano, pubblicamente e privatamente.

A partire dai tifosi, nel caso Super League, o dagli elettori, per la federazione, che poi sono quelli che in fin dei conti possono consentire a questa operazione di passare in attivo.

E come dargli torto, ve li immaginate gli elettori forzisti, il cosiddetto popolo moderato con la Partita Iva al posto del cuore, votare chi fino a ieri era chiamato ‘il truce’, che chiudeva i porti, e ripeteva “Prima gli italiani”? Proprio no.

E lo stesso vale per gli elettori leghisti confondersi con i moderati, con i centristi da sempre considerati la palude ed evitati come la peste.

Chiaro nella vita si può cambiare opinione, accade addirittura nel calcio abbandonando la propria squadra del cuore, ma perchè questo possa accadere è necessario del tempo e un processo di maturazione che proprio nel caso della federazione non sembra ci sia stato.

E vogliamo parlare delle resistenze degli addetti ai lavori. Giocatori o parlamentari che remano contro, sia che si tratti della Super League oppure della federazione. Nel primo caso addirittura ha portato a far saltare l’operazione, mentre nel secondo ad un annacquamento rispetto al progetto iniziale. Non fusione ma coordinamento; no al partito unico ma semplicemente patto di consultazione.

Comunque sia, questi passi incerti confermano il sospetto che il progetto sia più il frutto della paura di arrestare in un qualche modo il declino imboccato, piuttosto che il risultato di una visione progettuale di largo respiro. Peccato, però, che dovrebbe essere chiaro che quando si sommano le debolezze queste difficilmente producono ricchezza. Anzi di solito altra debolezza.

Per non parlare, poi, del rischio che tutta l’operazione si risolva nel tentativo di evitare il sorpasso di Fratelli d’Italia nei sondaggi. In effetti il trend sembra essere quello ed è facile immaginarsi quali effetti sia all’interno del centrodestra sia nel governo stesso produrrebbe Fratelli d’Italia primo partito d’Italia.

Da che doveva scomparire il partito di Giorgia Meloni si ritroverebbe in testa al gradimento degli italiani, non certo qualcosa di positivo per l’Esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce. Perchè un conto è che una coalizione diversa da quella che sostiene il governo abbia un gradimento superiore, anzi molto spesso capita, altro è che questo accada nel momento in cui l’opposizione è formata da un solo partito mentre al governo ci siano tutti gli altri. Un effetto devastante.

Insomma, dare vita a una federazione soltanto per questo significa condannare al fallimento l’iniziativa, perchè la politica è fatta di visione e di progettualità.

Ecco perchè questa federazione potrebbe risultare una Super League politica, l’estremo tentativo per evitare il declino e rimandare i conti con la propria incapacità di intercettare le nuove istanze che tra pandemia e crisi economica stanno emergendo nel Paese.

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