Secondo John Kirby, Putin starebbe spostando la sua fiducia verso la Corea del Nord

La notizia odierna sulle relazioni del Cremlino con il resto dei suoi alleati arriva dal Portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby, il quale avrebbe avvertito sui risvolti del suo avvilimento. Di conseguenza, il Presidente russo starebbe cercando maggiore conforto soprattutto dall’Iran e dal paradossale Stato asiatico noto al mondo come Corea del Nord. Secondo l’analisi di Kirby, gli attacchi missilistici verso le centrali nucleari non sono l’unica preoccupazione, poiché anche i risvolti nello spazio dell’indopacifico potrebbero essere a dir poco deleteri.

Il dittatore nordcoreano Kim Jong-Un è da sempre un attento nemico degli Stati occidentali, infatti soltanto dopo l’incontro con l’ex-Presidente Trump sembrava aver smesso di minacciare follie qua e là per inseguire i propri folli scopi legati presumibilmente a qualche complesso di inferiorità. Se dopo la fine del mandato di DT la situazione sembrava sotto controllo, in questi due anni abbiamo avuto la prova che gli equilibri nell’era del mondo globalizzato possono cambiare con uno schiocco delle dita. Non ci sono vere e proprie garanzie o sicurezze che tengano, specialmente nell’era in cui i conflitti armati sembrano diventati una macabra moda a cui bisogna partecipare costantemente per avere rilevanza sul piano mediatico ed internazionale.

Peggio ancora se pensiamo che la Federazione russa sia ora un alleato fedele della Corea del Nord: ora entrambi hanno qualcosa in comune, ossia l’isolamento che li rende incattiviti nei confronti dell’esterno. Per Kim questa è un’ottima occasione per tornare a minacciare indirettamente il resto del mondo, restandosene tranquillo a Pyongyang mentre le consegne di armamenti continuano senza sosta. Due e più pericoli all’orizzonte, nella prospettiva di una presunta escalation entrambi potrebbero rivelarsi a dir poco ostici nel caso in cui un’escalation dovesse verificarsi. In particolar modo, l’incursione ucraina a Kursk deve aver allarmato tutti i funzionari del governo russo fino al grado più alto. Per questo motivo possiamo aspettarci veramente di tutto dai prossimi mesi, a meno che l’Europa ed in generale l’America non riescano a trovare un piano comune per depotenziare i rischi scaturiti da questo conflitto, visto che anche la situazione in Medio Oriente non sembra arrestarsi in alcun modo.

A sua volta, anche lo stesso John Kirby mostra un timore con cui fare i conti: cosa potrebbe succedere se la Russia non dovesse cedere ad un trattato di pace nei prossimi tempi? Ci sarà un coinvolgimento diretto dall’Asia e dal Continente arabo? Domande a cui dare una risposta proprio ora sarebbe molto difficile, perché anche una semplice considerazione potrebbe rivelarsi incauta o sbagliata con il volgere degli eventi. Forse gli unici in grado di poter dare un vero e proprio responso sono i Capi di stato e i vertici dell’intelligence, ma è altamente improbabile che per ora qualcuno decida di pronunciarsi ulteriormente su quel che potrebbe accadere a lungo andare.

Non si possono sottovalutare in alcun modo le relazioni tra I BRICS, che ancora una volta si confermano come un blocco alternativo del sistema da noi conosciuto nei territori europei, nordamericani ed in parte anche in quelli dell’America latina. La guerra è quindi un’occasione per incrementare l’economia per chi vorrebbe finalmente emergere ed affermarsi su quello che fino a qualche anno fa sembrava un ordine precostituito ed inalienabile. Non mancherà di certo l’occasione per vedere un confronto su livelli differenti, poiché anche una soluzione diplomatica consegnerà alla storia il resoconto dei singoli espedienti nazionali.

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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