Il lavoro che migliaia di militanti portano avanti da anni per commemorare le vittime delle Foibe e l’esodo degli italiani che vivevano in quei territori italiani in cui impazzava la pulizia etnica dei comunisti jugoslavo di Tito, sta portando a casa i frutti sperati. A parte la solita fazione estremista che continua a minimizzare e addirittura a negare ciò che avvenne in quegli anni, sempre più italiani conoscono quelle tragedie. Lo ha rivelato, dati alla mano, uno studio portato avanti da Tecnè: l’85% di italiani sa cos’è il 10 febbraio, il Giorno del Ricordo, istituito venti anni fa dal centrodestra, sa cosa sono le Foibe, sa che migliaia di italiani furono cacciati dalle loro case soltanto con la colpa di essere italiani.
Il dato è stato rivelato durante un convegno tenuto al ministero della Cultura, alla presenza dei vertici delle associazioni degli esuli e di diversi parlamentari. Una percentuale che è andata crescendo ovviamente nel corso degli anni: alla fine del secolo scorso, solo il 20% delle persone era a conoscenza di queste storie; circa venti anni dopo, la percentuale crebbe al 43%. Oggi soltanto il 15% delle persone non è a conoscenza di questa storia, mentre una minima fetta della popolazione (il 4% circa) la rinnega, ritenendo la strage delle Foibe un frutto del revisionismo post-fascista dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il 52% conosce in modo approfondito la storia degli esuli, il 47% pensa che se ne parli ancora troppo poco.
Ma c’è ancora molto da fare
Se si scende nel dettaglio, il 64% di italiani ritiene le Foibe “un episodio di pulizia etnica e le vittime erano quasi soltanto italiane”. Ma è preoccupante ciò che emerge da un altro quesito: alla domanda se si pensa che le Foibe siano state “pura vendetta per i crimini perpetrati da fascisti e nazisti”, il 45% ha risposto positivamente. C’è da fare dunque di più. Anche perché continuano in tutta Italia gli episodi di revisionismo storico, con attacchi ai monumenti più importanti che ricordano quella tragedia.
Proprio stamattina, è stata attaccata e vandalizzata la Foiba di Basovizza, dove lo scorso anno la premier Meloni intervenne da Presidente del Consiglio il 10 febbraio. Sono comparse infatti alcune scritte oltraggiose al ricordo delle vittime come sfregio per la nostra intera Nazione: “Trst je nas” recita la prima, ovvero “Trieste è nostra”. Un’altra dice: “Smrt Fasizmu Svoboda Norodom”, dunque “Morte al fascismo libertà al popolo”. L’ultima è in italiano: “È un pozzo”. Un oltraggio vero e proprio, anche dato dal fatto che a breve sono in programma alcune commemorazioni istituzionali, tra cui una a cui dovrà partecipare il sottosegretario all’Istruzione, Paolo Frassinetti. “Il vile sfregio alla Foiba di Basovizza – ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa – è un atto inaccettabile, un’offesa alla memoria e al dolore di un’intera comunità alla quale rivolgiamo un forte abbraccio. Vandalizzare in questo modo un luogo simbolo della tragedia delle Foibe e farlo a ridosso del Giorno del Ricordo non è solo una vergognosa provocazione ma un gesto di inaudita gravità che non può e non deve restare impunito. La mia solidarietà, forte e sincera va alle famiglie delle vittime e a coloro che, giorno dopo giorno, continuano a difendere la verità storica di questa immane tragedia dall’odio, l’ignoranza e il negazionismo”.