Sentenza CPI vergognosa su Netanyahu e Gallant 

La Corte penale internazionale ha spiccato tre mandati di arresto indirizzati rispettivamente al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, all’ex ministro della Difesa dello Stato d’Israele Yoav Gallant e al capo militare di Hamas Mohammed Deif, il quale però dovrebbe essere morto da mesi, perito in un raid dell’IDF, l’esercito dello Stato ebraico. Le accuse che si trovano alla base di questa richiesta della CPI sono crimini di guerra e contro l’umanità, che sarebbero stati commessi, secondo la Corte con sede a L’Aia, Paesi Bassi, sia da Israele nella Striscia di Gaza dopo il 7 ottobre del 2023 che da Hamas in territorio israeliano. La Corte penale internazionale mette in sostanza sullo stesso piano l’aggredito, la democrazia israeliana, e gli aggressori terroristi che nella giornata del 7 ottobre dell’anno scorso hanno ucciso, violentato e sequestrato uomini, donne, anziani e bambini. La sentenza è quindi oltraggiosa da ogni punto di vista, denota un pregiudizio verso il Governo democratico di Gerusalemme e lo Stato degli ebrei, pregiudizio più o meno simile a quello che serpeggia ai piani alti dell’ONU, e, colpendo una Nazione legata a doppio filo con l’Occidente, fa un favore enorme, per quanto simbolico, a ciò che rimane di Hamas e a tutti gli integralismi islamici che puntano alla distruzione di Israele. Questi ultimi non odiano soltanto Bibi Netanyahu e il “Grande Satana” americano, ma anche l’Europa, quindi bisognerebbe riconoscere come le operazioni militari israeliane a Gaza e in Libano abbiano tolto dalla circolazione i pericolosi capi di Hamas ed Hezbollah, invece, la CPI stabilisce che Israele non possa difendersi, nemmeno dopo essere stato attaccato al proprio interno da un gruppo di sanguinari. I mandati di arresto verso Netanyahu e Gallant sono un qualcosa di scandaloso e inaccettabile, e gli Stati Uniti non riconosceranno infatti valide le pretese della Corte penale internazionale, la quale, secondo Washington, non ha giurisdizione su tale questione. Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant potranno recarsi negli USA come e quando vorranno senza correre il rischio di subire un arresto. Questa è la posizione americana con il presidente uscente Joe Biden, ma essa non cambierebbe di un millimetro neanche con il presidente eletto Donald Trump. Anzi, durante la prima Amministrazione Trump gli Stati Uniti si scontrarono spesso proprio con la Corte penale internazionale. L’Unione Europea pensa invece che occorra allinearsi a quanto stabilito a L’Aia e provvedere alla sua applicazione se ciò si rendesse necessario. Se Netanyahu e Gallant venissero in Europa potrebbero essere ammanettati, ma il Vecchio Continente farebbe molto meglio a seguire i cugini d’oltreoceano. Israele ha reagito rispedendo comprensibilmente al mittente la sentenza della CPI e Netanyahu ha parlato di odio antisemita. Forse il premier israeliano non sta esagerando perché il procuratore capo che a L’Aia ha chiesto le manette per i vertici del Governo d’Israele, è tale Karim Khan, di padre pakistano e di probabile fede religiosa musulmana. Il fatto di poter disporre l’arresto di due ebrei, peraltro autorevoli e di vertice, può rappresentare una ghiotta occasione per lui. Il mondo già doveva sopportare la crisi di credibilità delle Nazioni Unite, sempre in preda a personaggi faziosi come il segretario generale Antonio Guterres, ed ora si aggiunge la CPI. Non bisogna poi sorprendersi se i popoli e alcuni governi nazionali smettono di credere a determinati organismi sovranazionali, che dovrebbero essere super partes e invece sono vergognosamente partigiani. Non ci si può lamentare se le Nazioni, quelle di dimensioni continentali e le altre più contenute, si muovono frequentemente in modo unilaterale e se il realismo di Donald Trump sconfigge in America l’internazionalismo liberal. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

4 Commenti

  1. In realtà non è schieramento, è paura! Oramai l’Islam è troppo radicato in Europa (e non solo) per poterlo combattere. Sentenze come queste possono limitare di molto il terrorismo dalle nostre parti. Almeno per ora. Poco importa se questo dovesse significare un altro olocausto. Pensano che, tutto sommato, Israele sarebbe un buon capro espiatorio. Quello che non hanno capito è che questo sarebbe solo il primo passo per la conquista dell’occidente, il GRANDE CALIFFATO DI EUROPA con tutto quello che comporterebbe. Andate a ripassarvi la storia dell’ 11 settembre 1683, non è una coincidenza con l’11 settembre 2001. Seguirà un altro 11 settembre, ne sono sicuro, e sarà troppo tardi.

  2. Penso che il governo italiano debba immediatamente dissociarsi dalla vergognosa sentenza del CPI, che denota un aperto schieramento di tale organismo a favore del terrorismo e dell’aggressione a popoli liberi.
    Forza Israele, forza Netanyahu, ogni persona libera e amante della civiltà è con te.
    Giorgia, dai un segnale chiaro e forte.

    Con affetto

    Alessandro

    • Ciao carissimo Alessandro, d’accordo con Te sull’auspicio di un posizionamento chiaro del Governo Meloni in merito alla vomitevole sentenza della CPI. Leggo tutti i tuoi commenti, sempre, ai miei articoli e Ti ringrazio per degli interventi che sono tutti interessanti e mai banali. Quindi, Ti leggo :) , anche se talvolta non rispondo. Hanno apportato qualche cambiamento al sito ed è scomparsa la modalità di lasciare un “like” tipo Facebook, ma anche se non c’è più il mio pollicione ….hahah…….sotto ai Tuoi commenti, sappi che presto loro attenzione. Grazie per i Tuoi contributi e un abbraccio con ricambiato affetto. Roberto.

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