L’Italia era Patria quando era divisa.
Patria pulsante della Fede e, di conseguenza, della Civiltà.
Patria della Santità, della Bellezza, della Cultura. La terra da cui è sorto l’Impero e che ospita la Chiesa Cattolica.
La Chiesa e l’Impero, universali per loro stessa essenza costitutiva.
L’Impero, inteso come «la chiamata a genti diverse a fare qualcosa di grande insieme», per usare un’espressione cara a un vero intellettuale dei nostri giorni.
La Chiesa, che fin dalle origini si è detta Cattolica, dal latino ecclesiastico catholicus, a sua volta dal greco antico καθολικός, katholikòs, cioè “universale”.
Chiesa che, dopo la caduta dell’Impero, raccolse e tramandò la civiltà. Fu nei chiostri dei monasteri che trovarono rifugio le opere degli antichi, dove i monaci studiavano, insegnavano e copiavano libri su libri, mettendo in salvo dalle devastazioni il frutto della conoscenza umana, preservando i semi che così abbondanti frutti diedero.
E in Italia la popolazione si strinse intorno alla Chiesa convertitrice dei barbari e ai suoi ordini monastici. Luogo d’incontro fra romanità, grecità e cristianesimo, nella cultura della nazione senza stato italiana l’ortodossia e la fedeltà alla Cattedra di Pietro forgiarono innumerevoli generazioni, portando all’eccellenza in praticamente tutti i campi dell’umana esperienza.
Inutile fare l’elenco dei vari Cavalcanti, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Dante, Marco Polo, Colombo, Vespucci, Pigafetta, Cimabue, Giotto, Caravaggio, Bernini, Borromini, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Palestrina, Vivaldi, Rossini, Verdi, san Francesco, san Bonaventura, san Tommaso, santa Caterina, san Filippo Neri, san Carlo Borromeo, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, eccetera eccetera eccetera. Ingegneri, pittori, scultori, letterati, poeti, navigatori, scienziati e – ovviamente – santi, che rendevano gloria all’umanità intera.
L’Italia, quindi, come un intricato e pittoresco mosaico di tradizioni locali e spesso anche campanilistiche, fra l’apertura all’universale e l’attenzione al particolare. L’Italia come una vitalità di realtà differenziate eppure accomunate dalla fede nell’unico vero Dio e nella cultura da questa scaturita, che trascendeva i singoli Stati pre-unitari e la stessa penisola. In una unità, se non politica e istituzionale sicuramente ideale, spirituale e culturale.
Almeno fino al 1796, quando Napoleone invase l’Italia, e gli italiani – come scrive il ricercatore e docente universitario Massimo Viglione nel suo libro Il destino dell’Italia – «da un giorno all’altro si ritrovarono in casa il giacobinismo, il repubblicanesimo rivoluzionario, la guerra, i loro governi sovvertiti, le loro legittime secolari dinastie spodestate, la Chiesa e la fede offese». Usi e tradizioni furono mortificati, le cose sacre bestemmiate e profanate, sacerdoti e suore fucilati, un Papa fu costretto a morire in esilio e un altro fu arrestato. Le truppe francesi misero in piedi il saccheggio sistematico (anche di opere d’arte) e si resero responsabili di stragi ed eccidi di massa.
Pio VII arrestato dal generale Radet la notte del 5-6 luglio 1809 – Benoit Lhoest
Ma soprattutto, con Napoleone, fecero il loro ingresso in Italia il laicismo e la scristianizzazione di massa. Il fine della rivoluzione giacobina era quello di colpire mortalmente lo spirito interiore dell’uomo cristiano, per creare un uomo nuovo e una era nuova. E questo gli italiani lo compresero fin da subito, tanto che vi fu la prima (e finora unica) grande insurrezione popolare di carattere nazionale delle popolazioni italiche, in chiave contro-rivoluzionaria.
Solo con la Restaurazione dei legittimi sovrani l’Italia ritrovò la pace, anche se non per molto, poiché di lì a poco si misero in moto gli avvenimenti che portarono alla Rivoluzione Italiana, conosciuta come Risorgimento.
Per non farla troppo lunga, ciò che ha caratterizzato la storia dell’Italia come Stato unitario è, senza dubbio, il fatto che il movimento nazionale italiano si è voluto ed attuato contro la fede e la Chiesa cattolica, e dunque contro la stessa millenaria identità italiana.
Un processo tutt’altro che popolare e spontaneo, ma calato con forza dall’alto di una ristretta cerchia elitaria sulla testa e sul cuore degli italiani.
Non stiamo qua, adesso, a ricordare i crimini e i soprusi commessi durante quella che viene raccontata come la fantastica epopea risorgimentale. Tra i tanti che ne hanno scritto, la saggista Angela Pellicciari – nel suo libro Risorgimento anticattolico – ne parla diffusamente documenti alla mano: si va dalla censura applicata alla stampa cattolica ai furti nelle chiese, dalla soppressione di case religiose ed opere pie all’incarcerazione di preti e suore. Senza tacere, poi, la feroce repressione attuata nei confronti del meridione, in quella che fu una vera e proprio guerra civile e che viene sbrigativamente liquidata col termine brigantaggio.
Il primo tradimento della Patria, dunque, fu consumato dai Padri della Patria quando la Patria ancora non era unita, e nei tempi immediatamente successivi.
L’altro tradimento, più recente e che continua tutt’ora, estremamemente più grave perché afferente anche l’ordine metastorico e metafisico, si consumò nel seno della stessa Chiesa di Roma. Dove non erano riusciti gli anticattolici risorgimentali (solo per brevità, saltiamo a pié pari il Fascismo, le due guerre mondiali, la guerra civile italiana conosciuta come Resistenza, la Nato, Maastricht…), è riuscita la Democrazia Cristiana con la complicità della quinta colonna modernista interna alla gerarchia ecclesiastica: la scristianizzazione e la dissoluzione dell’identità italiana più autentica.
Passando attraverso il Concilio Vaticano II, ascrivibile a pieno titolo all’eredità della Rivoluzione Italiana, su cui tanto si potrebbe scrivere. Per il momento, basti osservare come oggi larga parte della gerarchia ecclesiastica tradisca la Sposa di Cristo con le sue eresie moderniste, con la sua chiusura al trascendente, con persino la sua pochezza intellettuale sentimentalistica. Basti osservare come questa gerarchia lavori per il principe di questo mondo, facendo proprie le istanze mondialiste, immigrazioniste e financo omosessualiste. Questa gerarchia che si rivolge ai massoni chiamandoli fratelli. Con la ferma volontà di «sciogliere il cattolicesimo, la sua storia, la sua cultura – la sua identità – in un protestantesimo senza dogmi e senza carattere specifico. In una nuova religione senza sacro, senza croce, senza Santissimo».
L’affresco omoerotico nella Cattedrale di Terni, opera dell’artista gay argentino Ricardo Cinalli
Una gerarchia che ci tiene a farci sapere quanto è «spirituale Pannella», che incensa la Bonino e Napolitano. Che non sa bene quello che ha detto Gesù perché «non c’era mica il registratore». Che ha sostituito alla lotta per la salvezza delle anime quella al riscaldamento globale. Che a Natale, invece di parlarci del Mistero dell’Incarnazione, ci fa il pippone sulla Sacra Famiglia come famiglia di migranti. Blaterano di misericordia e ordinano il commissariamento di frati troppo «tradizionalisti». Prelati che si fanno ritrarre in affreschi sacrileghi omoerotici piazzati dentro chiese, che perdono la voce quando dovrebbero denunciare l’orrore dell’aborto e che organizzano veglie contro l’omofobia. Porporati che si battono per la distruzione del sacro vincolo indissolubile del matrimonio e per l’accoglienza senza limiti dei clandestini, completamente piegati all’europeismo e al globalismo più spinto.
Traditori della Patria celeste e, in conseguenza, di quella terrena.
Pastori insipidi di un gregge alla deriva, hanno dimenticato che se il sale diventa insipido non serve a null’altro che ad «essere gettato via e calpestato dagli uomini».
Qui, se vogliamo, è il cuore pulsante della lotta patriottica, di restaurazione innanzitutto: la liberazione della Sposa di Cristo in ostaggio delle forze dissolutrici che negli ultimi duecento anni hanno allungato i loro tentacoli sul Paese.
Lotta senza quartiere alle ideologie profondamente anti-umane dei nostri tempi, senza cedimenti, in difesa della Verità sempiterna.
Si salvaguardi la vita fin dal concepimento, si avversi la disintegrazione della famiglia, si combattano l’omosessualismo e il genderismo, si preservino i bambini dalla sessualizzazione, si combatta l’immigrazionismo senza freni, si avversi il mondialismo finanziario.
Lotta spirituale, innanzitutto: si rafforzi la fede, si ritorni alla preghiera e principalmente al Rosario.
«Per il potere che il Padre ha dato al Rosario in questi ultimi tempi, non c’è problema né personale né familiare, né nazionale né internazionale, che non si possa risolvere con il Rosario».
Perché l’Italia, secoli di storia stanno lì a dimostrarcelo, è cattolica. O non è.