La faccia da pacioccone del governatore del Lazio sorride sorniona da dietro i microfoni che la circondano. Lui, Nicola Zingaretti, probabilmente più famoso per il fratello Luca, noto “commissario televisivo Montalbano”, che per le sue opere da politico, dice perentorio: “Salvini ha sfrattato il Baobab? Bene, adesso metta anche i sigilli a CasaPound, che anche loro occupano abusivamente un immobile.” Così passa il messaggio che a Roma per ogni immobile occupato da centri sociali di sinistra ve ne siano altrettanti di destra. Purtroppo per il prode Zingaretti, non è proprio così. Da un dossier de Il Tempo datato Marzo 2017, si evinceva che a Roma di centri sociali di sinistra ce ne fossero oltre 60, 27 dei quali ritenuti pericolosi. Non a caso, il ministro dell’Interno Salvini, riguardo allo sgombro del Baobab ci ha tenuto a precisare che si è solo all’inizio, e che prevede altri 26 sgombri in tempi brevi.
Detto ciò, giusto per fare chiarezza, veniamo al caso specifico. Ieri è stato sgombrato il Baobab Experience, nei pressi della stazione Tiburtina di Roma. Si trattava di una tendopoli abusiva, già evacuata in passato, che ospitava circa 200 migranti supportati appunto dal centro sociale Baobab. Questi migranti sono stati poi tutti identificati da un presidio messo su in piazzale Maslax, e quelli privi di documenti sono stati foto segnalati dopo essere stati condotti con due autobus all’ufficio immigrazione di via Patini. Gli altri, quelli che hanno presentato documenti o permessi di soggiorno in regola, sono stati lasciati andare.
Furiosa la reazione del centro sociale. Il responsabile, Andrea Costa, ha dichiarato: “E’ il 22esimo sgombero di questo campo, ma temo che questa volta la chiusura sia definitiva. Il Campidoglio a 5 stelle non è diverso né dai precedenti né dalla Lega. Le questioni sociali a Roma si risolvono così: con polizia e ruspa. Una vergogna infinita per questa città“. In effetti vedere lo scempio operato da questo campo di clandestini allo sbando, trasformato in un grande alloggio a cielo aperto, fa di per sé rabbrividire. Di più se si pensa che siamo nella Capitale d’Italia, una città che vanta oltre 3000 anni di storia e cultura, e che oggi si ritrova ad essere ridotta come una latrina, con escrementi, suppellettili, stracci e spazzatura di ogni tipo ammucchiati ovunque, mentre disgraziati senza né arte, né parte né speranza si adattano a vivere come barboni in attesa di un sogno che solo pochissimi di loro riusciranno a concretizzare. Mentre gli altri, illusi da Soros e compagnia o comunque da tutti i trafficanti di uomini che con loro si sono arricchiti, si ritroveranno sradicati dalle loro radici, dalle tradizioni e dai costumi, guardati come pericolosi nemici, all’interno di una società che non capiscono e che non li capisce. Senza uno straccio di speranza per il futuro che non sia quello, se sono furbi e intelligenti, di capire che prima tornano a casa loro e comprendono che il paese di Bengodi non esiste, e meglio sarà proprio per la vita che li aspetta.
In tutto questo, anche il ministro Salvini ha commentato la situazione: “Zone franche, senza Stato e legalità, non sono più tollerate. L’avevamo promesso e lo stiamo facendo. E non è finita qui. Dalle parole ai fatti […]Ordine e sicurezza. Vogliamo riportare la legalità a Roma quartiere per quartiere”, ha poi concluso.
Da notare, durante lo sgombro, la completa assenza di un rappresentante del Comune di Roma. In una nota, il Campidoglio ha dichiarato che 75 migranti presenti al Baobab nella settimana precedente allo sgombro erano già stati accolti dalle strutture comunali e che era stato allestito all’interno del campo stesso un presidio comunale , anche se non è chiaro quali mansioni abbia.
Naturalmente la polemica ha continuato ad infuriare, sia da una parte che dall’ altra. Ieri notte militanti del Baobab hanno distribuito coperte, sacchi a pelo, cibo caldo e acqua minerale ai migranti rimasti in zona che hanno dormito all’addiaccio in un vicino parcheggio. Uno dei volontari ha raccontato che il comune di Roma aveva garantito la collocazione per 170 migranti, ma alla fine solo 65-70 di loro hanno avuto un posto dove andare. Il pressapochismo e la superficialità regnano sovrani. Magari potrebbe dare una mano Zingaretti, se si occupasse meno di Casa Pound e più della città che è la capitale della regione che presiede.