Il cortocircuito a sinistra è fortissimo in questo ultimo periodo: da quando la tensione tra Israele e Palestina è tornata ai massimi livelli, al di là delle posizioni ufficiali che comunque sono state spesso altalenanti, ambigue e reticenti, la sinistra – specialmente quella più radicale – ha preferito perorare la causa dei terroristi con l’alibi di sostenere il popolo palestinese. Cosa, quest’ultima, che non è un errore, se si lottasse comunque per garantire l’esistenza di Israele, condannando i terroristi di Hamas che la mettono continuamente in discussione. Gli estremisti (e non solo) di sinistra, invece, con i terroristi convolano spesso e volentieri a nozze, espongono le loro bandiere ai cortei di solito non autorizzati e ripetono gli slogan dei fondamentalisti, addobbati di kefiah, nel nome dell’Intifada.
Eppure la sinistra era stata attentissima, fino a qualche anno fa, a festeggiare il Giorno della Memoria, il 27 gennaio di ogni anno, per ricordare i crimini nazi-fascisti e le deportazioni di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma dal 7 ottobre 2023, la sinistra ha scelto di non mascherarsi più, e quell’attenzione da sempre riposta sul 27 gennaio, si è adesso palesata tanto più come un alibi per aprirsi a una critica alle destre odierne, che con quei crimini non c’entrano nulla, hanno saputo storicizzare il loro passato e si schierano senza perplessità contro l’antisemitismo. Così la sinistra, in questo cortocircuito, è in affanno. Non riesce più a reggere l’ipocrita discrepanza tra non condannare mai completamente i terroristi e criticare i nazisti, che alla fine non volevano nulla di diverso da quello che oggi vorrebbe Hamas (il paragone tra Shoah e Gaza è un tormentone dei cortei pro-Pal).
Gli ebrei all’Anpi: “Basta rapporti ipocriti”
E se ne sono accorte anche le stesse comunità ebraiche in giro per l’Italia, che pian piano si stano ritirando dagli eventi dedicati alla Memoria dell’Olocausto organizzati dall’universo progressista. La Comunità ebraica di Milano ha disertato il tradizionale incontro con gli studenti a cui doveva unirsi anche l’Anpi: “Noi soffriamo tutti i giorni per l’antisemitismo, quindi è inutile onorare una volta all’anno gli ebrei morti e non difendere gli ebrei vivi. Quelli dell’Anpi non possono farsi sentire un giorno all’anno ed essere proprio loro, che hanno paragonato la Shoah a quello che è successo a Gaza, a parlare di memoria. È inutile far finta di nulla” ha detto il presidente, Walker Meghnagi. “L’Anpi – ha continuato – non è mai venuto alla conferenza che abbiamo organizzato al Tempio maggiore di via Guastalla e non si è mai fatta sentire in questi due anni. Non andiamo a farci applaudire il Giorno della Memoria. Guardiamo anche cosa sta succedendo con gli insulti a Liliana Segre: gli studenti mandiamoli a vedere il film Liliana, parliamo della memoria e non di altro”. La richiesta è chiara: “Vediamoci subito dopo, parliamo, confrontiamoci e smettiamo di avere dei rapporti ipocriti”. Parere simile quello di Noemi Di Segni, presidente della Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: “Premesso che tutto quello che è avvenuto con le manifestazioni in questi mesi laceranti, con le manifestazioni di odio e ribaltamento e distorsione dei termini ci porterebbe a pensare di non partecipare a nulla, non possiamo lasciarci andare alla istintività. Da noi in Italia, rispetto ad altre nazioni, le istituzioni più alte promuovono e partecipano ad iniziative elevatissime, come quella del Quirinale con il Presidente Mattarella. La linea quindi è quella di partecipare a momenti alti e ci si accerta che forme e contenuti siano focalizzati sulla Giornata della Memoria della Shoah e non su altro”.