Oggi è il Giorno della Memoria. Ottanta anni fa venivano aperti per la prima volta i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, facendo scoprire al mondo intero gli orrori dell’odio antisemita. A ottanta anni di distanza, specialmente con lo scoppio del conflitto tra Israele e Palestina, quell’odio sembra essere esploso di nuovo in tutta Europa e anche in Italia, dove il governo è pronto a continuare a lavorare per sensibilizzare la società su un tema che non può essere ignorato.
Per questo, in una conferenza stampa organizzata negli edifici della Presidenza del Consiglio, è stato ribadito l’impegno del governo nella lotta contro l’antisemitismo. Presenti il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, in qualità di delegato per la Struttura di missione anniversari nazionali. Così il ministro ha confermato l’“impegno quotidiano che cerchiamo di intensificare” perché “la memoria è un fattore imprescindibile per la convivenza civile e per la democrazia”. Non si può insomma pensare a una società civile senza prevedere una strategia per contrastare l’odio antisemita. Fin da subito, Abodi ha rivolto il pensiero a Liliana Segre, vittima di insulti negli ultimi giorni, rispondendo alle sue tristi dichiarazioni secondo cui la Shoah diventerà una normalità: “Non potrà mai diventare normale – ha promesso il ministro -, ci prendiamo solennemente l’impegno di proseguire l’alfabetizzazione culturale sulla memoria” affinché “ciò che è stato, non si ripeta”.
L’educazione che parte dai giovani
Un processo che deve prevedere senza dubbio una maggiore educazione per i più giovani. Infatti, dopo aver ricordato il suo viaggio ad Auschwitz dell’anno scorso in compagnia di cento atleti italiani, Abodi ha annunciato che la prossima settimana tornerà a visitare il campo di concentramento insieme ai giovani del Servizio Civile Universale, dell’Agenzia italiana della Gioventù e del Consiglio Nazionale dei Giovani. “Sarà – ha detto – un’altra opportunità per rafforzare le sintonie valorizzando il valore universale e supremo della vita”. A tal fine è imprescindibile il coordinamento tra le istituzioni, incentivando la comunicazione affinché l’impegno contro l’antisemitismo diventi “una normalità di impegno” e non più solo una questione occasionale. In questo rientra il ruolo di Pasquale Angelosanto, coordinatore nazionale per la lotta all’antisemitismo, una figura riconosciuta come lui stesso ha ricordato a livello comunitario. Angelosanto, dopo aver ringraziato la premier Giorgia Meloni per la sua nomina in questo periodo di riesplosione di nuovi casi di odio in tutta Europa, ha ricordato come l’antisemitismo “si ripropone sempre in nuove forme”. Il suo lavoro si baserà soprattutto nel “promuovere e potenziare le attività di prevenzione in coordinamento con le Istituzioni”.
Di Segni (Ucei): “Da Meloni attenzione e coerenza”
Tante le attività previste in tutta Italia. Attività per le quali è arrivato il grazie di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei), specificando che ci tratteranno di “azioni concrete” per debellare alla radice l’odio anti-ebraico. Di Segni ha ringraziato Meloni “per l’attenzione e la coerenza che abbiamo riscontrato in questi mesi”: “Questo – ha spiegato – non è un governo che ha un interesse specifico” nella tutela degli ebrei, ma porta avanti questa battaglia “perché sono cittadini italiani, fa parte di un percorso che tutela l’Italia stessa”. Un lavoro che “è per l’Italia, gli italiani, per le Istituzioni”, che deve andare oltre le “banalizzazioni del tema” o, peggio, “chi usa questa data per diffondere odio e appelli a un nuovo sterminio”.
Negli ultimi giorni, ad esempio, sono apparse nuove offese alla comunità ebraica: “Basta propaganda sionista, ebrei bugiardi” è quella comparsa a Pordenone. “Il 7 ottobre ha svelato un substrato”, ha spiegato Di Segni, che probabilmente era rimasto solito per molto tempo. L’antisemitismo si è evoluto e, secondo la presidente, oggi ha assunto connotati politici: “Parte dell’antisemitismo è odio contro Israele e il suo governo. Non si può essere contro Israele ma non antisemita”. Una critica che “uccide e offende tutti i sopravvissuti. Il rispetto della memoria parte dall’uso dei simboli”. Azioni del genere, ha concluso Abodi, dimostrano “quanto lavoro dobbiamo fare a livello culturale. Queste manifestazioni sono espressione di arretratezza culturale e ci responsabilizzano ulteriormente, a fare in modo che l’azione di governo possa produrre responsabilità culturale”.