Si abbia più rispetto per i Conservatori Europei, terzo gruppo dell’Europarlamento

Giorgia Meloni può dirsi soddisfatta perché, oltre alla crescita elettorale di Fratelli d’Italia avvenuta alle Europee, il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, (ECR, European Conservatives and Reformists Party), soggetto continentale presieduto dalla premier e al quale appartiene FdI, allarga di molto il numero dei propri rappresentanti al Parlamento europeo, divenendo il terzo gruppo dopo il PPE e i socialisti. L’espansione numerica di ECR è dovuta ai buoni risultati ottenuti alle elezioni europee dai partiti nazionali che lo compongono, a cominciare da Fratelli d’Italia, e non si escludono ulteriori ampliamenti, rispetto a quelli concretizzatisi in questi giorni, della rappresentanza dei conservatori a Strasburgo, ma limitiamoci a commentare, per ora, lo stato dell’arte attuale.

La nuova legislatura dell’Eurocamera appena iniziata vede i Conservatori e Riformisti raggiungere 83 europarlamentari e superare il gruppo di Renew Europe, fermo a 80 seggi. Renew Europe è il contenitore europeo del presidente francese Emmanuel Macron ed anche degli italiani Matteo Renzi e Carlo Calenda, i quali, non riuscendo a superare la soglia di sbarramento del 4 per cento e, quindi, ad eleggere dei loro candidati, hanno zavorrato il partito continentale di riferimento di Azione e Italia Viva. I Conservatori e Riformisti accolgono fra le loro fila undici nuovi eurodeputati: Kristoffer Storm del Partito Democratico Danese; Ivaylo Valchev della formazione bulgara “C’è un popolo simile”; Aurelijus Veryga del partito Unione lituana degli agricoltori e dei verdi; i rumeni Claudiu-Richard Tarziu, Gheorghe Piperea, Maria-Georgiana Teodorescu, Adrian-George Axinia e Dimitrie Sturdza, dell’Alleanza per l’Unione dei Rumeni, (AUR); i francesi Marion Marechal, nipote di Marine Le Pen, Guillaume Peltier e Laurence Trochu, fuoriusciti dal movimento Reconquete di Eric Zemmour. Poco prima di questi undici, hanno scelto l’ECR anche: il croato Stjepo Bartulica del Movimento per la Patria; il cipriota Geadis Geadi del Fronte Popolare Nazionale; il lettone Reinis Poznaks della Lista Unita; il lussemburghese Fernand Kartheiser del Partito Riformatore Democratico Alternativo; infine, il finlandese Sebastian Tynkkynen del Partito dei Finlandesi. I Conservatori e Riformisti aumentano le dimensioni della loro casa politica e diventano rappresentativi di tutti gli angoli d’Europa, dalla Francia alla Romania, dalla Finlandia a Cipro.

Formano una unione di conservatori e patrioti che hanno un’idea diversa di Europa rispetto alle sinistre e ai liberali in salsa macroniana, (la confederazione delle Nazioni UE e delle identità come alternativa alla Unione burocratica e spesso inconcludente), ma vivono appieno questo tempo senza revanscismi. Non dimentichiamo che fino a pochi anni fa comparivano fra i banchi di ECR pure i Tories britannici, fuoriusciti poi inevitabilmente a causa della Brexit, i quali non vivono certo di nostalgie per le camicie brune o nere. Quindi, si finisca una volta per tutte, come ancora fanno i Verdi europei e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, di dipingere i conservatori europei e la loro presidente Giorgia Meloni come estremisti da isolare. Si abbia maggiore rispetto per le idee e le posizioni di ECR, che sono liberamente contestabili, per carità, ma che non possono essere considerate un pericolo per il Vecchio Continente. Si cerchi altresì di avere più considerazione per il voto dei popoli d’Europa perché un gruppo che è terzo al Parlamento europeo dal punto di vista numerico, ed è diventato tale attraverso le elezioni, non può subire criminalizzazioni politico-mediatiche e magari venire descritto come una minacciosa setta di fanatici. L’Unione Europea soffre da diversi anni di un sentimento di distacco dei suoi cittadini che percepiscono, a ragione, le Istituzioni di Bruxelles come un’entità elitaria quasi ostile alla volontà popolare, infatti, anche in occasioni precedenti alle ultime Europee, sono sempre cresciuti quei settori politici i quali si battono per interrompere lo status-quo.

Ma gli sconfitti di oggi, i Verdi, Macron, Scholz e simili, dimostrano di non avere capito nulla delle elezioni europee di adesso, e nemmeno del malcontento emerso in passato, e ripropongono, come se nulla fosse, la stessa maggioranza del 2019, composta da popolari, socialisti e liberali, che sostenne l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, e chiedono a gran voce l’esclusione dei conservatori e della loro leader “estremista” Giorgia Meloni. Essendo diventato il terzo gruppo a Strasburgo, il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei gode ora di un potere maggiore di contrattazione che non può essere ignorato come vorrebbero Scholz e i Verdi, infatti, guarda caso, l’operazione della cosiddetta “maggioranza Ursula”, che sembrava avere il turbo, sta rallentando più del previsto. In ogni caso, se i perdenti delle Europee dovessero andare fino in fondo, non farebbero che allontanare in maniera ulteriore i popoli da questa UE e aiutare l’ECR a crescere ancora di più.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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