Sì, l’immigrazione irregolare può anche uccidere

Naturalmente le sinistre e i loro accoliti di vario tipo hanno bisogno della polemica pretestuosa e quotidiana per dimostrare, anzitutto a loro stessi e poi al resto d’Italia, di essere ancora vivi. L’ultimo destinatario degli strali della inquisizione rossa o rossastra è stato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, reo di avere ricordato alla Nazione un problema reale, ossia, alcune delle insidie generate dalla immigrazione clandestina come gli abusi e le violenze a carico delle donne e pure di ragazze poco più che adolescenti. Come minimo, il ministro è un razzista perché, nel mondo rovesciato del Partito Democratico e della sua claque, non si può essere altrimenti se si ha l’ardire di non ignorare i problemi portati da flussi migratori illegali.

Valditara ha ricevuto appoggio e solidarietà, com’era giusto che fosse, dalla premier Meloni, la quale, dal G20 di Rio de Janeiro, è intervenuta per rilanciare l’impegno del Governo nel contrasto alla immigrazione irregolare e a quelle sacche di illegalità dove avvengono soprusi sulle donne. Ma il titolare dell’Istruzione è stato bersagliato da più parti, tutte riconducibili al campo sinistro, e ha ritenuto di farsi sentire anche Elena Cecchettin, che ha sottolineato come la sorella Giulia sia stata uccisa da un ragazzo bianco e considerato perbene dalla società. Teniamo conto, ci mancherebbe altro, del dramma in cui sono costretti a vivere i familiari di Giulia Cecchettin, ma notiamo come la sorella della povera vittima di Filippo Turetta prediliga porsi pubblicamente in maniera aspra di fronte al Governo Meloni, come se la classe dirigente di questo esecutivo avesse in qualche modo armato la mano di Turetta.

Tutto è iniziato dal dibattito fuorviante circa l’esistenza in Italia di un presunto patriarcato fomentato dalla destra governativa; una discussione priva di senso e mantenuta in piedi per settimane dalla politica e dall’informazione di sinistra. È necessario ristabilire alcune verità che dovrebbero essere prese in considerazione da tutti coloro i quali hanno aggredito il ministro Giuseppe Valditara, inclusa Elena Cecchettin. Segnaliamo, fra l’altro, la comparsa di scritte minatorie presso il ministero dell’Istruzione. Tutto e tutti sono criticabili, compreso Valditara, ma bisogna sempre separare la legittima disapprovazione politica dalla demonizzazione perché poi fa puntualmente capolino chi crede sia giusto disegnare la stella a cinque punte delle Brigate Rosse sulle pareti di un ministero della Repubblica.

Tornando alle verità da evidenziare, sappiamo bene che anche gli italiani, i bianchi, possano commettere crimini e femminicidi, e che determinati delitti avvengano magari più al Nord che al Sud Italia andando a smentire pure lo stereotipo dell’uomo meridionale geloso e possessivo. Ma ciò non toglie che, per esempio, un individuo straniero clandestino, che in quanto tale non risulta presente da nessuna parte ed è in sostanza un fantasma in carne ed ossa che si aggira nelle città italiane, si senta più sicuro di altri nel commettere aggressioni, violenze sessuali e finanche omicidi. Se il soggetto non viene preso in flagrante può facilmente sfuggire alle Autorità. Inoltre, anche se questo può sembrare sconveniente per i fautori dei porti aperti e della immigrazione senza limiti, è bene denunciare la spesso penosa condizione delle donne nelle comunità islamiche presenti in Italia.

Sono tanti gli abusi che vengono inflitti anche a ragazze molto giovani, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali femminili. Colei che aspira a comportarsi come le sue coetanee italiane, nel modo di vestire o nelle relazioni interpersonali, viene richiamata all’ordine con le buone e soprattutto con le cattive fino a correre seri rischi per la propria incolumità fisica. Ci auguriamo che nessuno abbia dimenticato la triste vicenda della povera Saman Abbas, la diciottenne pakistana uccisa in provincia di Reggio Emilia dai propri genitori perché vestiva all’occidentale, amava i tatuaggi e rifiutava di accettare un matrimonio combinato. Se esistono forme di patriarcato in Italia, esse si annidano in alcune comunità straniere e musulmane, in particolare in quelle per nulla integrate con la Nazione ospitante che si sono spinte in Occidente senza condividerne i valori. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

2 Commenti

  1. Caro Roberto, quanto è difficile argomentare per cercare di capire e risolvere i problemi, a fronte di fanatici che non indietreggiano neppure di fronte a orrendi delitti come quello dell’uccisione della Ceccettin per fomentare odio e faziosità politica.
    Ammiro sempre nei tuoi interventi questa fermezza e razionalità di commento.

    Il problema della violenza è molto grave e la sua radice non è banale.
    Lasciando perdere la storia del patriarcato, che come già ricordato da altri è finito formalmente nel 1975 con la riforma della famiglia, ci sono sicuramente molte cause.
    Vediamo uomini che uccidono donne con cui hanno, hanno avuto o vorrebbero avere legami affettivi.
    Ci sono ragazzi e ragazze che ammazzano i genitori per noia, per soldi, per ripicca.
    Ci sono persone che ammazzano il primo che gli passa accanto perchè gli hanno sporcato una scarpa. Ci sono persone che ammazzano il primo che passa per vedere se la pistola funziona.
    Ci sono bande di delinquenti di strada, il più delle volte clandestini, disadattati, portatori di pulsioni e modi di vivere lontani da quello che era – e che ancora è – il vivere civile in Italia.
    E così via, non manca la casistica.
    Un noto psicologo in vena di battute di spirito ne ha dato la colpa ai social proponendo azioni restrittive verso il loro utilizzo.
    Penso purtroppo che l’origine di tale crescita della violenza sia più profonda e quindi più lunga e difficile da debellare.
    Vorrei partire da un primo punto: l’ideologia dei “diritti”.
    Si è creata, nel corso dei decenni e ad opera di diversi soggetti su cui varrebbe la pena di riflettere, una mentalità per cui tutto ci è dovuto.
    Dall’ingenuo sessattontino che diceva “vogliamo tutto subito”, però messo in pratica con la legittimazione di furti (“esporopri proletari”) occupazioni, dannegiamenti a cose d’altri, violenza verso chiunque sia unilateralmente ritenuto contrario alle proprie visioni del mondo, alle più strutturate teorie dei diritti:

    diritto al lavoro: il lavoro mi deve essere dato, ma tale da piacermi e pagarmi bene, naturalmente, non sono io che ma lo devo costruire; e chi ha il “dovere” di darmelo? lo Stato, i ricchi, i padroni, che diventano automaticamente oggetto di odio e aggressione

    diritto alla salute: è il più ridicolo, se non fosse tragico; solo il Padreterno potrebbe dare tale diritto, per chi ci crede, al massimo in un Paese civile potremma avere il diritto ad essere curati, nella misura del budget sanitario e della scienza medica. Però se il medico non ti garantisce questo diritto (della salute, non della cura!) si aggredisce il medico

    diritto ad avere figli: se non possiamo, ad esempio perchè siamo due persone di sesso maschile, comunque interpretato, li si compra, anche schiavizzando la povere “fattrice” di turno

    diritto a divertirsi, come meglio ciascuno crede, anche abusando di altri

    diritto, in una parola, a fare quello che meglio si ritiene in spirito di assoluto individualismo.

    In tutti questi delitti si manifesta un patologico senso di individualismo: io ha i miei diritti, gli altri si fottano.

    Riusciremo a ricostruire uno spirito di solidarietà e socialità tra le persone? Quale può essere questa via? Certo in questo senso anche i social danno un contributo negativo, isolando ciascuno in un mondo virtuale privo di vera comunicazione interpersonale, ma non è qui la causa, questo è un effetto.

    La teoria dei diritti ha disgregato il senso di responsabilità di ciascuno, a partire dai soggetti socialmente più “fragili”: giovani, “maschi alfa”, immigrati, asociali in genere, filo camorristi ecc.

    Con affetto

    Alessandro

    • Carissimo, hai ragione, tutto arriva dalla teoria dei diritti, che annullano i doveri, dal ’68 e da tutte le sue degenerazioni. Si è diffusa, purtroppo, la banalità del male per la quale si uccide, come dici Tu, per una scarpa sporcata, per vedere che effetto fa togliere la vita a qualcun altro, perché non si accetta di essere stati lasciati dalla moglie o dalla fidanzata, è il caso di Filippo Turetta, perché magari si vuole ricominciare con un’altra donna e la moglie o compagna rappresenta un ostacolo, quindi, si sceglie di farla fuori. Il patriarcato è solo una, diciamolo pure, menata propagandistica delle sinistre e dei vari radical-chic. Esiste più che altro un egocentrismo pazzesco però lucido allo stesso tempo. Per esempio, i vari serial killer di un po’ di anni fa, americani, ma anche russi come Chikatilo e italiani, soffrivano di evidenti problemi mentali, erano psicopatici e sociopatici, ma individui come Turetta e tantissimi altri non hanno, secondo me, particolari patologie se non il culto sfrenato ed egoistico del loro “io”. Roberto.

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