Paese che vai, Ferragni che trovi! Così verrebbe da dire leggendo della vicenda che ha visto protagonista Nastja Ivleeva, influencer russa da milioni di follower su diversi social, da TikTok a YouTube a Instagram, solo sul quale ne vanta circa 20 milioni. Un’influencer niente male, che ancora deve lavorare un po’ per raggiungere il numero di follower della Ferragni, ma che ha in comune con l’icona social nostrana molte cose, come d’altra parte accade spesso a chi sul web e soprattutto sull’effimero basa la propria notorietà.
E proprio perché il web incensa e ti precipita quasi allo stesso tempo, anche la povera Ivleeva è appena stata travolta da una bufera social. Cos’è accaduto di preciso? Qualche giorno fa (la notizia è arrivata in Italia solo ieri), Nastja ha organizzato a Mosca una festa esclusiva a cui hanno preso parte numerosi vip russi. Titolo: almost naked party. Il tema della festa era quindi quello di essere “quasi nudi” e i partecipanti hanno ispirato il loro dress code alle richieste della Ivleeva. Una bella festa godereccia, scene omosessuali ben esibite a favore dei social, trasparenze fin dove difficilmente batte il sole, pizzi e merletti minimal per non irritare Nastja e rispettare il rigoroso dettato dell’organizzatrice. Medaglia d’oro al rapper russo Vacio, che si è presentato interpretando alla lettera il dress code: scarpe da ginnastica e un calzino a coprire il pene! Più “quasi nudo” di così…
Tra l’altro, cosa non trascurabile, il party esclusivo lo era veramente: il biglietto d’ingresso è costato circa 10mila euro! Chissà, per partecipare, che calzino avrà indossato Vacio… Impreziosito da gemme? Ricamato a uncinetto dal maggior stilista russo? O sarà stato un semplice calzino da tennis? Magari utilizzato per rientrare delle spese del biglietto. Qualcuno sui social, dopo aver visto la foto, ha addirittura commentato scrivendo che sembrava di una misura per bambini… ma su questo preferiamo non indagare…
Insomma, questa bella festa, con cotanto di partecipanti vip, ha finito per travolgere la povera Nastja. In Russia sono scaturite polemiche a non finire, e d’altra parte era difficile pensare che una cosa del genere non le suscitasse. Sui social gli utenti si sono scatenati contro la Ivleeva, ispirati da una ventina di persone guidate da un noto attore russo, Aleksandr Inshakov, che accusano l’influencer di “atteggiamento irresponsabile” nei confronti della Russia. Mentre migliaia di soldati combattono e muoiono al fronte nella sanguinosa guerra di aggressione all’Ucraina, i bei vip social si dilettano in feste con strass sulle natiche e mise finto nudo (in questo caso meglio dire finto vestito), ovviamente con rigoroso sguardo a favore di camera.
Quella Russia che un tempo si professava difensore dei valori della tradizione, della cristianità, che si batteva contro la degenerazione della modernità si trova ora a fare i conti con feste di questo tipo, esibite sui social affinché fungano da modello. Il party, tanto per suffragare la tesi del modello da seguire, è stato previsto in due serate e replicato quella successiva, quando l’ingresso era aperto a tutti e il costo del biglietto era di 2.500 rubli, al cambio della povera valuta russa circa 25 euro. Capito lo schema? Lancio la moda e invito gli altri a seguirla. Pro domo mea, anzitutto. E fregandomene del contesto generale, tanto i social sono altro e chissenefrega della guerra, delle tradizioni, della moralità.
Purtroppo per Nastja le cose non sono andate esattamente come aveva immaginato e una bufera social e non solo la sta travolgendo. Proprio come accaduto a Chiara.
Purtroppo per Nastja alcune sue collaborazioni con importanti aziende russe sono state interrotte. Proprio come accaduto a Chiara.
Purtroppo per Nastja si sono mossi anche i giudici, che già hanno irrogato le prime sanzioni (a Vacio, ad esempio) e che saranno chiamati a indagare a fondo sulla vicenda. Proprio come accaduto a Chiara.
Purtroppo per Nastja molti follower hanno deciso di abbandonarla, dopo averla ricoperta di insulti così come in passato l’avevano osannata. Proprio come accaduto a Chiara.
Tante similitudini, che evidentemente sono un po’ il marchio di fabbrica di chi vive la vita dei social. Infatti, allo stesso modo della Ferragni, anche la Ivleeva ha deciso di affidare a un video le proprie scuse. Seguendo ancora una volta uno schema consolidato. Prima si tenta di minimizzare, ma che male c’è, ho solo organizzato una festa… Poi però le cose precipitano, soprattutto i follower che lasciano sono il segno di un pericoloso declino, e si decide di tentare la carta strappalacrime.
Forse è un format, dovrei indagare per capire se c’è una qualche registrazione nell’ufficio brevetti. Anche perché i video sono ancora una volta tutti uguali. Via l’immagine social, via gli scintillii, via i capi firmati, il trucco da migliaia di euro, gioielli e brand in bella vista. Per il video di scuse serve essere struccate, o forse ancora meglio truccate approssimativamente, serve indossare una capo anonimo, preferibilmente dai toni grigi (dovremmo chiedere all’armocromista della Schlein se il grigio ispiri tenerezza o pietà e cosa significhi), ma soprattutto servono loro, le lacrime. Qui evidentemente il format lascia libera interpretazione ai protagonisti dei video: la Ivleeva ne ha profuse in quantità, la Ferragni ha invece avuto difficoltà sia nell’interpretazione della parte (chissà quanti video cancellati per ottenere quello giusto) sia nella profusione di lacrime, limitandosi a quel minimo sindacale giusto per i social.
Poveracce, verrebbe da dire. O poveracci noi che dobbiamo sorbirci queste scene. Mal recitate e dal dubbio gusto. Che sia una specie di format poi non lo dico io, lo dicono i maggiori quotidiani nazionali e persino riviste di moda (Cosmopolitan, ad esempio), che di social e influencer dovrebbero saperne a sufficienza. Hanno sollevato il dubbio, meglio dire hanno sostenuto, che la Ferragni abbia copiato il video di scuse da quello di una youtuber e attivista palestinese, Salma Shawa. Guardando le immagini, in effetti, sembra proprio che entrambe abbiano lo stesso guardaroba. La cosa però, come detto, non ci sorprende. Nei social è tutto schematizzato, non si lascia spazio all’improvvisazione, almeno quando le corde che si vogliono toccare sono quelle della pietà, come nel caso delle scuse della Ferragni e della Ivleeva.
Mi ricorda, per grandi linee, una storia di quando ero giovincello. C’era un mio amico che si vestiva come il cugino e faceva tutto quello che faceva il cugino. Che, a sua volta, imitava in tutto e per tutto un altro suo cugino, più grande di un paio di anni. Il quale una volta ci disse che il suo modello era un tizio non meglio identificato che vedeva tutti i giorni nella comitiva che stanziava sotto casa sua. Tizio che, probabilmente, si ispirava a un non precisato personaggio che, forse inconsapevolmente, aveva dato vita a una catena da fiera dell’est di branduardesca memoria…
Un po’ come quanto accaduto alle nostre protagoniste, tutte uguali a sé stesse come impone il modello dei social. Ivleeva che imita Ferragni, che imita Shawa. Che a sua volta si sarà rifatta a chissà quale influencer. E così a ritroso, fino ad arrivare al primo che ha dato vita al modello universale di video riparatore, da usare con le varianti del caso ma senza alterarne la struttura base: aspetto dimesso, abito più che dimesso e possibilmente grigio, trucco e parrucco assente o sbiadito, voce commossa, lacrime d’occasione. Un format di successo, ispirato da quello che può essere definito, a ragione, un vero e proprio guru. Che dovrà essere scovato a ritroso, passaggio dopo passaggio, in una ricerca estenuante che lascio volentieri ad altri. Alla ricerca del guru. Auguru!