Sicurezza, il Governo studia nuove tutele per gli agenti

Il lavoro di Fratelli d’Italia e del governo continua ad essere fermamente a favore degli agenti delle forze dell’ordine. Il caso di Ramy e quello del maresciallo Masini ci propongono un problema comune a molti altri casi di cronaca che abbiamo sentito: perché, nel compimento delle sue funzioni, un agente deve rischiare anni e anni di trafile giudiziarie e di ingenti spese per difendersi? Perché, a quanto pare, non basta l’innocenza o la legittima difesa, anche se plateale, a evitare la gogna mediatica che si subisce se ci si ritrova in un caso attenzionato da stampa e politica, oppure a evitare la pesantezza di sentirsi in bilico, un sentimento che pesa sulla persona e sulla sua famiglia e che probabilmente resta la conseguenza peggiore di tutte. Inutile dire che un agente, in mancanza di tutele, potrebbe pensarci due volte prima di fare il proprio dovere: sappiamo che molti agenti non ragionano così, ma è un rischio che va evitato per non permettere di vincere alla parte malata della nostra società.

Evitare iscrizione automatica tra indagati: è possibile?

Sia chiaro. Le indagini sono un atto dovuto da parte della magistratura. Ma se non fosse così? Se gli agenti non dovessero avere di paura di essere indagati quando compiono il loro lavoro, fermo restando che gli eccessi, come quello per legittima difesa, devono essere puniti con processi che siano giusti? Stando a fonti governative riportate dal Giornale stamane, è allo studio del governo un provvedimento mirato proprio a questo, che potrebbe andare a modificare in sostanza il ddl Sicurezza. Si lavora, infatti, affinché in casi come quello del maresciallo Masini non si arrivi direttamente all’iscrizione automatica nel registro degli indagati. In pratica, se l’agente si muove per legittima difesa o nell’esercizio delle loro funzioni, non deve essere per forza indagato. Stabiliranno poi gli inquirenti se aprire o meno in fascicolo, ma intanto l’agente non si ritrova inserito in un calvario giudiziario che magari, tra un cavillo e un altro, potrebbe comportargli perfino delle conseguenze, dalla decurtazione dello stipendio alla sospensione, e via via sanzioni più consistenti.

Il Capo della Polizia agli agenti: “Non dobbiamo avere timore”

Continua dunque il lavoro sul ddl Sicurezza, un lavoro che sembra aver accelerato negli ultimi giorni, dopo i casi di violenze perpetrate in tutta Italia. E vale la pena comunque prendere visione della lettera aperta di Vittorio Pisani, Capo della Polizia, Direttore generale della Pubblica Sicurezza, rivolta agli uomini e alle donne della Polizia di Stato: “La libertà di manifestare – ha scritto nei giorni scorsi – è uno dei semi vitali della democrazia, ed abbiamo il dovere di garantirla. Nello stesso tempo, i comportamenti violenti ed illegali vanno perseguiti; e ciò va fatto con gli strumenti forniti dal diritto. L’esercizio dei poteri-doveri a noi affidati – ha aggiunto Pisani – richiede spesso momenti di riflessione, affinché le possibili difficoltà operative possano divenire per noi tutti occasione di insegnamento. Ma di questo non dobbiamo avere timore. La compostezza e l’equilibrio delle vostre condotte è l’esempio concreto della nostra civiltà giuridica e la fermezza delle vostre azioni garantisce la sicurezza pubblica della nostra collettività, assicurando costantemente la tenuta democratica delle Istituzioni.Grazie – ha concluso – per il vostro quotidiano e silenzioso impegno”.

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