A due mesi dal rilascio, ecco Silvia Romano che rilascia la sua prima intervista a un giornale legato alla Fratellanza Musulmana: parla della sua conversione ma il vero obiettivo è la promozione del velo islamico come conquista di libertà. Un vero insulto alle tante donne che soffrono – e a volte sono uccise – per questa imposizione.
Lo racconta Souad Sbai sulle pagine de La Bussola Quotidiana, facendo intendere che probabilmente dietro questa intervista della Romano c’è una sorta di “passaggio all’azione” dell’ex volontaria di una ONG, al fine di fare proselitismo pro Islam.
Silvia potrà anche aver trovato una dimensione autentica di libertà, spiega la Sbai, sia interiore che esteriore, nella trasformazione in “Aisha”. Parlarle oggi di plagio, manipolazione, abbaglio potrebbe solo ingenerare una reazione contraria e di ulteriore attaccamento radicale alla sua nuova se stessa. Le criticità riguardano invece la dimensione pubblica della sua conversione e del ruolo che ha cominciato, con entusiasmo, a svolgere.
Da questo punto di vista, non si può omettere di rilevare come Silvia, parlando di “velo simbolo di libertà”, abbia gravemente offeso tutte quelle donne che subiscono il velo come un’imposizione che non ha nulla a che vedere con religione e spiritualità. Basti pensare alle giovani iraniane, che continuano a combattere contro il velo obbligatorio in un regime che incarna oppressione, violenza e reclusione: l’esatto opposto di libertà e dei diritti umani.
Nessuna lezione sul velo, pertanto, al servizio di un fondamentalismo le cui tracce conducono immancabilmente alla Fratellanza Musulmana, sponsorizzata dalla Turchia di Erdogan e dal Qatar, i liberatori di “Aisha”, e tanto cara a “La Luce” e agli ambienti dell’islamismo militante diffuso all’interno del territorio italiano ed europeo.
Articolo integrale qui: https://www.lanuovabq.it/it/aisha-e-il-proselitismo-a-goccia